Swissness: come districarsi con le nuove regolamentazioni

Anche in questa edizione di Ticino Business desideriamo continuare a proporvi alcune delle principali novità inerenti la nuova regolamentazione Swissness, entrata in vigore il 1° gennaio 2017. L’Istituto Federale della Proprietà Intellettuale (IPI) ha redatto un documento utile, intitolato “Domande frequenti”, di cui vi presentiamo un breve estratto.   

Un prodotto di origine svizzera ai sensi del diritto doganale soddisfa automaticamente i criteri dello “Swiss made”?

No. La provenienza di un prodotto in virtù del diritto che regola le indicazioni di provenienza (p.es. se su un prodotto figura la designazione “Swiss made”) non va confusa con l’origine di un prodotto in virtù del diritto doganale (p.es. menzione della Svizzera sul certificato d’origine di un prodotto). Le due indicazioni svolgono funzioni diverse (la prima indica la provenienza mentre la seconda serve per il calcolo della tariffa doganale). Le condizioni che un prodotto “svizzero” deve soddisfare sono diverse sotto il profilo del diritto delle indicazioni di provenienza e del diritto doganale. Improntare il diritto delle indicazioni di provenienza su quello doganale produrrebbe risultati assurdi: in virtù del diritto doganale, ad esempio, un pesce di mare pescato da un battello battente bandiera svizzera è considerato “integralmente fabbricato in Svizzera”. Se i criteri per determinare la provenienza “Svizzera” fossero improntati alle regole sull’origine doganale, un pesce pescato nell’Oceano indiano da un peschereccio panamense battente bandiera svizzera potrebbe fregiarsi della croce svizzera ed essere venduto con la designazione “Swiss Delice” o “Swiss Sea Food”!

È consentito utilizzare la croce svizzera?

Sì. La nuova legge prevede che la croce svizzera possa essere utilizzata anche per i prodotti svizzeri oltre che per i servizi come finora. In futuro sarà quindi possibile contrassegnare anche prodotti e imballaggi con questa indicazione di provenienza dal valore di marketing inestimabile. Se la croce svizzera è utilizzata su un prodotto o in relazione con un servizio, è fondamentalmente percepita come un rinvio geografico. Occorre tuttavia che i prodotti soddisfino i requisiti Swissness. Se i consumatori non percepiscono la croce svizzera come rinvio alla provenienza geografica del prodotto, può essere il caso di una t-shirt rossa raffigurante una croce bianca, una palla da gioco o un ombrello con una croce bianca, l’uso è decorativo e non è necessario che siano soddisfatti i criteri Swissness.

Che la croce svizzera sia un’indicazione di provenienza o meno, va valutato per ogni singolo caso in funzione del pubblico interessato. È centrale appurare se la croce svizzera evochi determinate attese in relazione con la provenienza geografica dei prodotti e servizi contrassegnati.

L’uso della croce svizzera come elemento di uno stemma è riservato alla Confederazione. Questa regola conosce qualche eccezione

È ammesso l’utilizzo di una riproduzione parziale dello stemma della Confederazione?

No. L’utilizzo di riproduzioni identiche o parziali degli stemmi e dei segni con essi confondibili è ormai riservato alla collettività. Non basta dunque cambiare le proporzioni dello stemma protetto o utilizzare uno scudo di forma diversa per escludere un rischio di confusione con il segno protetto. Lo stesso vale se viene utilizzato un colore che non si scosta sufficientemente dal colore del segno protetto. Una croce bianca verticale in campo arancione è dunque considerata un segno confondibile con lo stemma svizzero: il colore scelto non si scosta infatti sufficientemente dal rosso dello stemma protetto. La situazione cambia se il segno raffigura una croce bianca verticale in campo blu. Questo colore si scosta infatti sufficientemente dal rosso dello stemma svizzero da escludere qualsivoglia rischio di confusione e il segno può essere utilizzato liberamente.

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, responsabile Servizio Export Cc-Ti

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Torna “Oltre i confini”

Dopo il successo della prima edizione di “Oltre i confini”, dal 10 aprile ritornano su Teleticino tutti i lunedì alle 19.20 le interviste in pillole ad imprenditori ticinesi. Ricordiamo che il progetto è stato lanciato nel 2016 dal Servizio Export della Cc-Ti in collaborazione con il gruppo MediaTI e Switzerland Global Enterprise (S-GE). Anche nell’anno del centenario della Cc-Ti “Oltre i confini” vuole declinarsi in diverse forme: da approfondimenti tematici sul Corriere del Ticino e il Giornale del Popolo, alla rubrica apposita sul portale web Ticinonews.ch nonché con le interviste televisive. Queste ultime ripartiranno nelle prossime settimane su Teleticino e incontreranno imprenditori ticinesi che commerciano i loro prodotti sia in Svizzera, ma soprattutto all’estero. Perché scegliere di esportare? Quali sono i dettagli da prendere in considerazione? Quali le difficoltà o gli spunti che sono nati? Tutte queste domande troveranno risposta nei due minuti della trasmissione che vuole dare luce al mondo economico reale ticinese, quello fatto di impresa e di persone che quotidianamente sono confrontate con problematiche concrete. Oltre alle repliche settimanali, le puntate saranno inoltre nuovamente disponibili nella rubrica di Ticinonews dove sono già presenti – per chi se le fosse perse – quelle trasmesse nel 2016.

Sperando di attirare il vostro interesse, vi diamo appuntamento su Teleticino e Ticinonews e vi auguriamo una buona visione.

Articoli di approfondimento “Oltre i confini”
Puntate della trasmissione “Oltre i confini”

Swissness: come districarsi con le nuove regolamentazioni

La nuova regolamentazione concernente l’utilizzo dell’indicazione di provenienza “Svizzera” e la croce bianca su sfondo rosso, detta Swissness, è entrata in vigore il 1° gennaio 2017. La nuova legge sulla protezione dei marchi (LPM) suddivide i prodotti in tre categorie: prodotti naturali, derrate alimentari e prodotti industriali. Sono stati modificati anche i criteri di provenienza relativi ai servizi.

Sono molte le novità entrate in vigore, motivo per cui nelle prossime edizioni di TicinoBusiness desideriamo proporvi una serie di “Domande frequenti”, redatte dall’Istituto per la proprietà intellettuale (IPI), concernenti le principali problematiche della nuova legislazione.  

A quali condizioni si può utilizzare la designazione “Svizzera”?

La designazione “Svizzera”, utilizzata sola o con altri termini come “Made in Switzerland”, “Ricetta svizzera” o “Swiss quality”, è un’indicazione di provenienza, ossia un riferimento diretto alla provenienza geografica dei prodotti o dei servizi per i quali è utilizzata (art. 47 della legge sulla protezione dei marchi, LPM). Anche i segni figurativi come la croce svizzera, il Cervino o Guglielmo Tell sono considerati come indicazioni di provenienza svizzere. In linea di massima, il produttore o il fornitore del servizio non deve chiedere nessuna autorizzazione specifica per utilizzare l’indicazione di provenienza “Svizzera”. Quest’ultima può essere utilizzata liberamente a condizione che sia esatta, ossia che i prodotti o i servizi in questione siano realmente di provenienza svizzera. Le aziende che desiderano farne uso sono dunque tenute a garantire che i loro prodotti o servizi soddisfino appieno le condizioni di provenienza svizzera definiti nella legge. Solo in caso di contenzioso dovranno dimostrare di avere soddisfatto le condizioni legali di provenienza (cfr. domanda 22). I criteri di provenienza svizzera definiti nella legge tengono conto della natura specifica dei prodotti e divergono quindi per i prodotti naturali, per le derrate alimentari, i prodotti industriali e i servizi (cfr. artt. 48a, 48b, 48c et 49 LPM).

Indicazioni come “Designed in Switzerland” o “Swiss Research” sottostanno agli stessi criteri validi per la designazione “Svizzera”?

I produttori che non soddisfano i criteri di provenienza svizzera possono fare riferimento a determinate attività specifiche di ideazione o di fabbricazione del prodotto svoltesi in Svizzera (p.es. “Designed in Switzerland” o “Swiss Research”) se:

  1. l’intera attività specifica menzionata sul prodotto (nella fattispecie il design o la ricerca) si è svolta in Svizzera;
  2. il termine “Svizzera” non è apposto sul prodotto in maniera più vistosa – per quanto riguarda il colore, le dimensioni, la grafia – rispetto al resto dell’indicazione (esempio da non seguire: SWISS research).

Sono invece escluse da questa eccezione le indicazioni seguenti:

  • Le indicazioni del tipo “prodotto in Svizzera” sono troppo generiche per rientrare in questa eccezione. Non possono dunque essere utilizzate per un prodotto interamente fabbricato in Svizzera, che, tuttavia, non soddisfa i criteri generali di provenienza svizzera (cfr. domande da 1, 2, 3, 4). Ciò renderebbe infatti vana la legge e sarebbe contrario al suo scopo.
  • L’apposizione della croce svizzera accanto a una designazione come “Swiss research” è ingannevole: in linea di massima il consumatore percepisce la croce svizzera come un rinvio al luogo di provenienza del prodotto nel suo insieme e non come un rinvio a una fase specifica della sua lavorazione. L’utilizzo della croce svizzera in combinazione con designazioni come “Swiss research” è quindi vietato se i criteri di provenienza svizzera non sono soddisfatti.

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, responsabile Servizio Export Cc-Ti

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L’Ambasciatore dell’Azerbaijan accolto a Lugano

Il Sindaco Marco Borradori ha ricevuto martedì 28 febbraio 2017 a Palazzo Civico S.E. Akram Zeynalli, Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian a Berna. All’incontro era presente anche Chiara Crivelli, responsabile dell’International Desk della Camera di Commercio del Cantone Ticino.

La discussione ha identificato la collaborazione nell’economia, nella cultura e nel turismo come ambiti di maggiore prossimità fra Lugano e l’Azerbaigian.

I settori dell’energia, della farmaceutica e delle materie prime sono state oggetto di un approfondimento per lo sviluppo di nuove sinergie con la Città di Lugano. Nel corso delle prossime settimane la Camera di Commercio valuterà l’interesse di aziende che operano in questi ambiti, e non solo, a esplorare le opportunità di investimento e di collaborazioni puntuali con il paese caucasico, e in particolare con la capitale Baku.

L’Azerbaigian è il principale partner commerciale della Svizzera nel Caucaso meridionale, ed è nell’interesse reciproco lavorare affinché le relazioni culturali ed economiche instaurate tra i due Paesi si rafforzino ulteriormente.

L’Ambasciatrice del Kazakistan in visita a Lugano

Lunedì 13 e martedì 14 febbraio 2017 l’Ambasciatrice del Kazakistan a Berna, Zhanar Aitzhanova, è stata in visita a Lugano. È stato organizzato un incontro con il Sindaco Marco Borradori, a cui hanno partecipato anche Filippo Lombardi, membro della Commissione di politica estera del Consiglio agli Stati, e per la Cc-Ti Marco Passalia, Vicedirettore, e Chiara Crivelli, Responsabile dell’International Desk.L’ambasciatrice Aitzhanova è giunta in Ticino, per la prima volta dalla sua entrata in carica, con l’obiettivo di attivare contatti istituzionali, economici e accademici e promuovere le relazioni fra il Kazakistan e la nostra regione.

A Lugano vi è una presenza significativa di attività legate al Kazakistan in settori interessanti per lo sviluppo economico, come l’ambito del commercio di materie prime e dell’energia. Per questa ragione, la Camera di commercio e dell’artigianato del Canton Ticino ha posto il paese eurasiatico fra le sue priorità di scambio e attualmente coordina – in collaborazione con la Città – tre progetti nei settori della certificazione energetica, della gestione dei rifiuti urbani e della produzione di energia idroelettrica elaborati da aziende ticinesi all’attenzione della Città di Almaty. Si tratta di progetti attivati a seguito della missione in Kazakistan del maggio 2016, e presentati alla Vicesindaca di Almaty Assel Zhunussova, nel corso della sua visita a Lugano lo scorso autunno.

Per approfondire questi e altri temi in ambito privato, nel corso della visita l’ambasciatrice ha inoltre reso visita ad alcune aziende della regione. Lo scorso anno ad Astana è stato aperto l’International Financial Centre che sarà attivo dal 2018 e opererà in lingua inglese sulla base del diritto britannico: tra i suoi obiettivi rientrano il sostegno agli investitori stranieri e alle imprese. L’ambasciatrice Aitzhanova si è poi soffermata sul tema energetico: nell’ambito dell’8° Forum Internazionale delle Nazioni Unite sull’energia per lo sviluppo sostenibile che si terrà l’11 giugno 2017 ad Astana è infatti prevista la Conferenza ministeriale delle Nazioni Unite sul tema delle energie sostenibili. In quell’occasione sarà inaugurato l’International Centre for Green Technology and Investment, che si pone l’obiettivo di favorire la transizione verso un’economia verde, attraverso lo sviluppo di energie rinnovabili, la promozione di tecnologie verdi e di modelli di green finance.

L’ultima tappa del programma della delegazione kazaka è stata la visita, martedì, alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, dove l’ambasciatrice Aitzhanova è stata accolta dal direttore generale della SUPSI Franco Gervasoni e da alcuni rappresentanti della direzione.

Export: garanzia di successo per le aziende ticinesi

È ormai puntuale e consolidato l’appuntamento annuale con i dati dell’inchiesta congiunturale della Cc-Ti. Per il 2016 vi è stato un trend generale positivo secondo le 281 aziende ticinesi che hanno risposto al sondaggio. Da rimarcare che si ricalcano i dati dell’anno precedente i quali hanno subito una scossa causata dall’effetto franco forte dell’inizio del 2014. In questo nostro breve articolo ci concentreremo sui dati inerenti il settore dell’export (un’analisi più dettagliata dell’inchiesta congiunturale è disponibile alle pagg. xxx di questa edizione di TicinoBusiness). L’andamento degli affari – dal 2012 al 2016 – indica chiaramente che le aziende esportatrici mantengono un’evoluzione stabile; negli ultimi sei mesi pure positiva. Tutta l’economia ticinese ha avuto un crollo nel 2014 a seguito del cambio franco-euro, ma secondo i dati emerge in modo netto come chi opera nell’export ha sì avuto un leggero calo, ma si è subito ripreso, anzi ha superato il livello dell’andamento degli affari rispetto al 2014. Diverse invece le cifre per chi non esporta o esporta molto poco: si constata infatti che tali aziende hanno subito una diminuzione importante e oggi fanno ancora fatica a ritornare nelle cifre positive. Risulta quindi fondamentale l’internazionalizzazione che permette ai nostri imprenditori di diversificare il mercato e di non essere legati ad una situazione economica che può subire tutto ad un tratto – com’era successo ad inizio 2014 con il cambio della nostra valuta – un grave contraccolpo.

Nell’inchiesta congiunturale sono state suddivise le aziende a seconda del loro grado di export: 0%, dall’1 al 20%, dal 21% al 79% e chi esporta quasi interamente i propri prodotti (dall’80% al 100%).  È interessante quanto emerge sulla correlazione effettivi del personale-esportazione e di quanto il fattore export sia fondamentale per la crescita di un’azienda. Il 19% che si dedica quasi interamente all’internazionalizzazione ha indicato nell’inchiesta congiunturale che per il 2017 vi sarà un aumento di personale. Una percentuale maggiore rispetto a color che si rivolgono al solo mercato interno. L’export si declina quindi in più aspetti positivi che vanno da un aumento generale della cifra d’affari a un ampliamento conseguente nell’effettivo del personale.

Internazionalizzare vuol dire anche avere rapporti diretti con gli altri mercati a livello internazionale. I principali partner commerciali della Svizzera sono naturalmente le nazioni che ci circondano e quindi soprattutto l’Unione Europea. L’inchiesta congiunturale della Cc-Ti si è soffermata anche sugli Accordi bilaterali e ha valutato la loro importanza per le aziende ticinesi. Il 71% risultano essere direttamente toccate da questi trattati nel business quotidiano, una cifra importante dato che non sono stati presi in considerazioni fattori come la libera circolazione delle persone e quindi della facilità di assumere personale estero. Le aziende esportatrici sarebbero le più toccate da un’eventuale caduta degli accordi bilaterali tanto che il 36% segnala addirittura conseguenze gravi. Fa riflettere il dato delle aziende ticinesi che invece non esportano che sarebbero in ogni caso toccate nella misura del 47%. Possiamo supporre, anche se non ne siamo certi, che questi imprenditori hanno una relazione commerciale in import con fornitori dell’Unione Europea e che le relazioni commerciali con l’UE sono quindi altrettanto fondamentali.

Concludendo ribadiamo quanto sia fondamentale l’internazionalizzazione per le aziende ticinesi: garantisce una diversificazione dei mercati e ampia le possibilità di business favorendo la crescita imprenditoriale.  La Cc-Ti e S-GE forniscono informazioni aggiornate in ambito export e rimangono sempre volentieri a disposizione dei propri associati per ulteriori informazioni in merito.

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, vice direttore e responsabile Servizio Export Cc-Ti

Tutti i risultati dell’inchiesta congiunturale della Cc-Ti sono disponibili online. Buona lettura!

Lipsia, vera locomotiva industriale

Nell’ultima missione del 2016 la Cc-Ti ha deciso di volgere lo sguardo verso la Germania, incontestabilmente uno dei partner commerciali più importanti per la Svizzera, organizzando una visita a Lipsia (Sassonia) che ha avuto luogo dal 9 all’11 novembre 2016.

Lipsia, oggi città di 567’846 abitanti, è fin dai tempi remoti fiorente nodo commerciale e artigianale, e, grazie alla sua posizione geografica, uno dei più antichi e importanti centri fieristici del mondo. Da oltre 800 anni, infatti, mercanti e uomini d’affari si incontrano a Lipsia per scambiarsi merci e idee. Oggi, però, Lipsia non è più unicamente luogo d’incontro, ma il motore economico della Germania centrale. Lipsia vanta una lunga tradizione industriale a cui bisogna riconoscere grande importanza. Da sempre crocevia di incontro tra costruttori d’auto, è divenuto uno dei poli più importanti dell’industria automobilistica tedesca, con un indotto di fornitori di componenti che si estende a tutta la regione. Oggi la regione di Lipsia è una delle aree del settore automobilistico più interessanti e innovative al mondo. Basti pensare agli stabilimenti di BMW, Volkswagen e Porsche (che, per esempio, dall’apertura della fabbrica nel 2002, oggi dà impiego a circa 5’000 persone). Ma il potenziale di Lipsia non risiede unicamente nel settore dell’automobile, la città sta infatti concentrando la sua strategia economica nella promozione di 5 importanti cluster:

  1. Industria automotive e relativi fornitori
  2. Farmaceutica e biotecnologia
  3. Energia e ingegneria ambientale
  4. Logistica
  5. Media e scienze creative

La delegazione ticinese in visita a Lipsia è rimasta profondamente colpita dal potenziale della regione, bastano poche cifre per rendere l’idea: industria automobilistica – 760 aziende (14’447 dipendenti); logistica – 1’673 aziende (33’213 dipendenti); farma e biotech – 2’432 aziende (38’629 dipendenti); energia e ingegneria ambientale – 1’328 aziende (11’936 dipendenti).

A rappresentare la Cc-Ti, Silvio Bizzini (membro dell’Ufficio presidenziale Cc-Ti, Rappresentante del ramo dell’automobile) e Chiara Crivelli (responsabile International Desk della Cc-Ti). Il programma della visita comprendeva degli incontri ufficiali con la Municipalità di Lipsia (in maniera particolare con Uwe Albrecht, Sindaco per gli affari economici), diverse visite ad aziende locali (tra cui BMW e Porsche) e la visita alla BioCity di Lipsia, centro di biotecnologia-biomedicale. La BioCity di Lipsia è uno dei centri più moderni per la biotecnologia e biomedicina in Germania. È stato fondato nel 2003 e attualmente raggruppa più di 60 aziende, 36 istituti di ricerca biotech e 10 aziende farmaceutiche. Il BioCity Campus include anche il Fraunhofer IZI (Fraunhofer Institut für Zelltherapie und Immunologie), la cui area di competenza risiede nella biologia cellulare, immunologia, biomarcatori, biochimica analitica e bioproduzione. La ricerca di questo istituto si concentra in particolare sulle malattie autoimmuni ed infiammatorie, oncologia, neuropatologie, così come le malattie infettive e medicina rigenerativa.

Gli incontri e gli scambi avuti durante questa visita sono stati estremamente proficui e vi è sicuramente un grande potenziale per sviluppare sinergie tra aziende sassoni e aziende ticinesi, soprattutto nel settore dell’automotive, della farmaceutica e della biotecnologia.

Gli “Statements on Origin” rimpiazzeranno i certificati d’origine Form. A

Nell’ambito dell’origine delle merci vi sono importanti novità all’orizzonte: il 1° gennaio 2017 verrà infatti introdotto il sistema REX (Registered Exporter), che sostituisce i “Certificati d’origine Form. A”, le prove documentali oggi utilizzate al momento dell’entrata in Svizzera per beneficiare dei vantaggi legati alle preferenze doganali a favore dei Paesi in sviluppo (PSV), con le cosiddette “dichiarazioni d’origine” (Statements on Origin [SoO]). Come sottolinea l’Amministrazione federale delle Dogane (AFD) in una recente comunicazione agli operatori economici, se i CO Modulo A devono essere vidimati dalle autorità del Paese esportatore, gli SoO REX saranno emessi autonomamente dall’esportatore che dovrà però prima farsi registrare presso l’autorità competente nel proprio Paese. I relativi dati verranno in seguito messi a disposizione delle amministrazioni e degli operatori economici dell’Unione Europea (UE), della Norvegia e della Svizzera.

Nella Circolare dell’AFD n. 705/2016 – che riprendiamo qui di seguito – vengono sottolineate altre conseguenze dell’introduzione del sistema REX. Innanzitutto, ai PVS viene concesso un termine sino al 31.12.2018 per aderire al sistema REX e, dalla loro adesione, un periodo transitorio di 18 mesi durante il quale potranno allestire sia i CO Modulo A sia gli SoO. A partire dal 1.7.2020 potranno essere utilizzati esclusivamente gli Statements on Origin. L’AFD pubblicherà una lista contenente la data d’annessione al sistema REX di ogni Paese e il tipo di prova d’origine valida.

A partire dal 1.1.2017, le ditte che riesportano merci originarie di PVS dalla Svizzera verso l’UE o la Norvegia, allestendo Moduli A sostitutivi, dovranno farsi registrare in Svizzera quali esportatori autorizzati (REX). Ciò permetterà loro di trasmettere il carattere originario della merce tramite l’allestimento di SoO. La registrazione è possibile già dal 1.12.2016. L’AFD pubblica le informazioni e i formulari necessari nel suo portale internet (www.dogana.ch). In Svizzera non sono previsti periodi di transizione. Anche le imprese di spedizione e di logistica svizzere possono registrarsi come REX e, a mano delle relative deleghe, eseguire delle riesportazioni per conto di ditte estere o indigene. Per procedere in tal senso devono disporre delle prove dell’origine precedenti.

Lo stesso vale per le ditte riesportatrici dell’UE e della Norvegia. L’UE, però, concederà ai suoi riesportatori un periodo di transizione di un anno. Durante questo periodo nell’UE si potranno utilizzare sia CO Moduli A sostitutivi sia SoO.

Per le forniture dalla Svizzera verso un PVS di merci destinate ad essere lavorate e in seguito riesportate in Svizzera, in Norvegia o nell’UE quali prodotti originari del PVS, al posto dei Certificati di circolazione delle merci (CCM) EUR 1 o delle dichiarazioni d’origine su fattura attualmente utilizzati, in futuro dovranno pure essere allestiti dei SoO. A partire dal 1.1.2017, anche i fornitori che spediscono verso i PVS prodotti che servono per la produzione di prodotti originari, sono obbligati a rilasciare SoO. Se le merci originarie contenute nell’invio hanno un valore superiore a CHF 10’300, l’esportatore svizzero deve registrarsi quale REX sulla pagina internet dell’AFD.

In definitiva, con l’entrata in vigore del sistema REX si assisterà a una maggiore responsabilizzazione degli operatori economici che, nella fase di esportazione, dovranno autocertificare l’origine delle merci conservando tutta la documentazione giustificativa. Ciò comporterà parallelamente una sempre più necessaria e approfondita conoscenza della tematica dell’origine delle merci; aspetto, questo, da non sottovalutare per evitare imprecisioni nella pratica di tutti i giorni e, soprattutto, per non incorrere in sanzioni.

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, responsabile Servizio Export Cc-Ti

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Il centro di competenza per l’Export ticinese

Il servizio Export pone al centro delle sue attività tutti gli associati alla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti). Ricordiamo infatti che il settore delle esportazioni ricopre un ruolo fondamentale per le aziende che realizzano la maggior parte del loro fatturato sui mercati esteri. Di seguito desideriamo esporre brevemente i diversi progetti sostenuti e promossi dal nostro Servizio che ricopre il ruolo di centro di competenza per l’export ticinese.

L’Export Training Center

Si tratta della piattaforma di riferimento attraverso la quale la Cc-Ti, in collaborazione con Switzerland Global Enterprise (S-GE), organizza regolarmente corsi e seminari che rispecchiano le più attuali esigenze delle aziende esportatrici. Grazie alle competenze interne, alle relazioni con le autorità competenti, alla collaborazione con la Swiss School for International Business (SSIB), ad una vasta rete di esperti riconosciuti e di riferimento, ma soprattutto grazie al contatto stretto e regolare con le aziende esportatrici, la Cc-Ti è in grado di proporre un’offerta formativa attuale, concreta e di qualità che tocca a tutto campo le tematiche export. Anche per il 2017 saranno proposti seminari su tematiche d’attualità -pensiamo ad esempio alla nuova normativa Swissness che entrerà in vigore il 1° gennaio 2017 – o su argomenti basilari per il commercio con l’estero come gli Incoterms o le lettere di credito.

Check List Export

Oltre al rilascio dei certificati d’origine, dei Carnet ATA o dei Cites, il Servizio Export è a disposizione per consulenze specifiche per tutto ciò che concerne le esportazioni. Dalle richieste nell’ambito dell’origine delle merci, dagli accordi di libero scambio, dagli aspetti legati all’IVA nelle operazioni transfrontaliere, alla gestione dell’IVA intracomunitaria, o ancora per tutti quegli argomenti legati alle spedizioni, alle assicurazioni di trasporto o al dual use. Sono solo alcuni esempi dei temi che possono essere trattati in quella che viene definita “Check List Export”, una consulenza personalizzata adattata alle singole specificità e richieste delle aziende. Oltre al lavoro di analisi, nella “Check List Export” viene abbinata una formazione indirizzata ai collaboratori ed ai responsabili di settore (eventualmente anche ai dirigenti), per fornire all’azienda gli strumenti adattati a rispondere alle esigenze quotidiane. Ciò viene realizzato sia attraverso una formazione generale, sia attraverso l’analisi di casi concreti fornendo risposte puntuali.

Oltre i confini

Il Servizio Export della Cc-Ti vuole anche dare visibilità e far conoscere al grande pubblico le interessantissime realtà di aziende esportatrici presenti sul suolo ticinese. Durante il 2016 abbiamo potuto constatare ancora una volta, tramite la trasmissione “Oltre i confini” promossa in collaborazione con il gruppo MediaTi e Switzerland Global Enterprise (S-GE), la dinamicità dei nostri associati e l’importanza di poter esportare i propri prodotti all’estero. Le aziende intervistate nelle brevi “pillole” apparse su Teleticino hanno fornito uno sguardo attento e reale al lavoro quotidiano degli imprenditori ticinesi. Il successo di questo progetto, declinato anche in articoli di approfondimento sul Corriere del Ticino, il Giornale del Popolo e Ticinonews, sarà sicuramente riproposto anche nel 2017. Grazie a “Oltre i confini” il mondo economico reale ticinese, quello fatto di impresa e di persone che quotidianamente sono confrontate con problematiche concrete, può essere conosciuto al grande pubblico tramite una modalità innovativa e accattivante.

Maggiori informazioni sul Servizio Export della Cc-Ti posso essere richieste direttamente via email oppure consultando il sito internet della Cc-Ti

Incoterms: alcune chiarezze sulle clausole di resa

In questa rubrica ci siamo soffermati più volte sul significato e sull’utilizzo degli Incoterms, le clausole di resa utilizzate quotidianamente nel commercio internazionale. Sovente, durante le consulenze personalizzate, ci ritroviamo tuttavia ancora confrontati con alcune questioni puntuali caratterizzate da imprecisioni nell’applicazione delle clausole.

Un caso emblematico è sicuramente quello della clausola Ex Works (EXW), ovvero “Franco Fabbrica”. Questo termine di resa – come spiegato nella pubblicazione ufficiale dell’ICC – definisce che il venditore effettua la consegna mettendo la merce a disposizione del compratore nei proprio locali o in altro luogo convenuto. Il venditore non ha l’obbligo di caricare la merce sul veicolo di prelevamento, né di sdoganarla all’esportazione. In questo caso il compratore sopporta tutte le spese ed i rischi connessi alla presa in consegna della merce dal punto concordato, o se indicato, nel luogo di consegna convenuto. EXW comporta quindi il livello minimo di obbligazioni per il venditore. Tale regola dovrebbe essere usata con cautela in quanto il venditore non ha l’obbligo nei confronti del compratore di caricare la merce sul vettore, anche se in pratica può trovarsi in posizione migliore per farlo. È bene sottolineare che il venditore, nel caso in cui carichi comunque la merce, lo fa a rischio e spese del compratore. Se il venditore si trova in posizione migliore per caricare la merce, è di solito più appropriato utilizzare un Incoterms FCA, che obbliga il venditore a provvedervi a suo rischio e spese. Si tenga infine presente che il compratore ha l’obbligo limitato di fornire al venditore ogni informazione riguardante l’esportazione della merce, tra cui anche ogni comunicazione relativa alla presa di consegna della stessa.

Tutt’altro utilizzo – sempre in linea con la pubblicazione ufficiale dell’ICC – è dato invece dalla resa DDP, ovvero “Reso Sdoganato”, l’Incoterms che predispone gli obblighi massimi per il venditore. DDP significa infatti che il venditore effettua la consegna mettendo la merce a disposizione del compratore, sdoganata all’importazione, sul mezzo di trasporto di arrivo pronta per la scaricazione nel luogo di destinazione convenuto. Il venditore sopporta tutte le spese e i rischi connessi al trasporto della merce al luogo di destinazione e ha l’obbligo di sdoganare la merce non solo all’esportazione ma anche all’importazione, di pagare eventuali diritti sia di esportazione sia di importazione ed espletare tutte le formalità doganali. Anche in questo caso si raccomanda alle parti di specificare il più chiaramente possibile il punto nel luogo di destinazione convenuto, poiché le spese e i rischi fino a tale punto sono a carico del venditore. L’IVA o altre tasse simili pagabili per l’importazione sono a carico del venditore salvo diverso accordo esplicito nel contratto di vendita.

Se le parti desiderano che sia il compratore a sopportare tutti i rischi e le spese dello sdoganamento all’importazione è più corretto invece utilizzare la regola DAP. In questo caso il DAP, “Reso al Luogo di Destinazione”, definisce che il venditore effettua la consegna mettendo la merce a disposizione del compratore sul mezzo di trasporto di arrivo pronta per la scaricazione nel luogo di destinazione convenuto.  Il venditore sopporta tutti i rischi connessi al trasporto della merce al luogo convenuto.

La clausola DAP prevede che il venditore sdogani la merce all’esportazione, ma non gli impone nessun obbligo di sdoganarla all’importazione e di pagare eventuali diritti di importazione o comunque di espletare eventuali formalità doganali all’importazione.

Da queste generali delucidazioni emerge come gli Incoterms determino con precisione gli obblighi delle parti in una compravendita internazionale. Saper utilizzare correttamente le clausole di resa permette di semplificare le transazioni e, in caso di dubbi o complicazioni, chiarire con precisione le responsabilità degli uni o degli altri.

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia
, vice direttore e responsabile Export Cc-Ti

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