Efficienza nei processi aziendali. Ancora carta?

In Svizzera vengono (ancora) prodotte 800 milioni di fatture cartacee all’anno. Nell’era della trasformazione digitale, la contraddizione è più che mai evidente. Colpa di processi aziendali acquisiti e spesso difficili da ridisegnare. Ma ci conviene ancora rimandare il cambiamento?

Nel pieno della trasformazione digitale, molte organizzazioni vivono ancora anacronistiche contraddizioni in grado di annullare qualsiasi sforzo futuristico. Partiamo dai processi aziendali: mentre le start-up partono dall’indubbio vantaggio di poterli (e spesso doverli) disegnare da zero, le organizzazioni consolidate talvolta sembrano legate a schemi, attitudini e abitudini che rischiano di rallentare, se non bloccare, il difficile guado verso l’efficienza. A titolo di esempio, basti pensare che in Svizzera vengono ancora prodotte 800 milioni di fatture cartacee all’anno. Nate da un gestionale, riprodotte su carta e reintrodotte in un altro gestionale a costi esorbitanti. La semplice migrazione verso soluzioni di e-invoicing permetterebbe un risparmio fino a poco più di 20 CHF per fattura, per un potenziale di risparmio totale che supera i 16 Miliardi di Franchi. Ma gli effetti di un processo digitalizzato, potrebbero portare il risparmio a cifre decisamente superiori; la fattura elettronica sarebbe infatti il primo passo verso la semplificazione dei processi approvativi, velocizzando i tempi di pagamento e limitando drasticamente attività poco produttive, come la riconciliazione dei pagamenti con fatture e relativi ordini d’acquisto, fino all’archiviazione.

L’efficienza dei processi spesso trova un ostacolo nella validità legale di alcune tipologie di documenti. L’idea che una firma autografa sia un passaggio obbligato nel conferire piena legalità ad un documento, sembra scoraggiare qualsiasi tentativo di ottimizzazione. È vero solo in parte; se il Canton Ticino spende ancora più di 8 Milioni di Franchi in francobolli, lo si deve all’attuale assetto legislativo, che impone l’uso della posta raccomandata per talune comunicazioni. Nondimeno, già oggi è possibile firmare digitalmente documenti con carattere legale probatorio. Grazie alla Legge Federale sui servizi di certificazione nel campo della firma elettronica e di altre applicazioni di certificati digitali e l’Ordinanza sulla tenuta e la conservazione dei libri di commercio consentono la gestione legalmente valida (firme incluse) dei documenti elettronici. Anche in mobilità.

Se è così semplice digitalizzare documenti, anche preservando il loro valore legale, come si spiega allora l’apparente pervicacia con cui molte organizzazioni rimangono attaccate al supporto cartaceo? Nella maggior parte dei casi, la sfida maggiore e di conseguenza l’ostacolo apparentemente invalicabile, è rappresentato dalla necessità di ridisegnare completamente i processi. Un passo che comporta necessariamente investimenti. Più grande e complessa è l’organizzazione, maggiore sarà l’ampiezza dell’impatto determinato dalla reingegnerizzazione dei processi, spesso resi complicati da aggiunte e personalizzazioni accumulate in anni di crescita del business. In alcuni casi, una possibile soluzione è offerta dagli standard di processo ed eventualmente dai servizi BPO (business process outsourcing) ma attenti alle integrazioni. I sistemi aziendali e del provider devono poter parlare la stessa lingua. Sembra una banalità, ma spesso è proprio qui che si nascondono nuove inefficienze.

Testo redatto da
Carlo Secchi, Sales Director Swisscom (Svizzera) SA Enterprise Customers, Bellinzona

Ridotte di 1,5 volte le emissioni annuali del Canton Ticino

Le 3852 imprese che, in collaborazione con l’Agenzia dell’energia per l’economia (AEnEC) hanno sottoscritto un accordo sugli obiettivi con la Confederazione, risparmiano grazie alle misure applicate dal 2001 circa 2,3 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.

Se n’è parlato nell’evento del 26 marzo 2019, tenutosi presso l’Hotel de la Paix a Lugano, organizzato dall’Agenzia dell’energia per l’economia (AEnEC) in collaborazione con Cc-Ti e AITI.

Un risparmio di 2,3 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, dal 2001. In altri termini questo equivale a 1,5 volte le emissioni annuali di CO2 del Canton Ticino. Dal canto loro le associazioni economiche cantonali – la Cc-Ti e l’AITI – sottolineano questi risultati che dimostrano che l’efficienza energetica e investimenti redditizi vanno di pari passo.

Le 3852 imprese che partecipano al sistema di gestione dell’energia dell’AEnEC e che hanno sottoscritto un accordo sugli obiettivi con la Confederazione,  implementano ogni anno nuove misure che portano a riduzioni delle emissioni. Questo anche nel Canton Ticino. Qui partecipano al sistema di gestione dell’energia dell’AEnEC 309 stabilimenti, 125 dei quali sono grandi consumatori. Secondo la legge cantonale queste sono imprese con un consumo di elettricità superiore a 0.5 gigawattora o un consumo di calore superiore a 5 gigawattora. Insieme, gli stabilimenti in Canton Ticino hanno risparmiato l’anno scorso 7300  tonnellate di CO2 e 55’500 megawattora di energia e ridotto la loro intensità di CO2 all’88.4% – circa 7 punti percentuali in più di quanto concordato. Inoltre le strutture hanno aumentato la loro efficienza energetica a 107.5 percento, ciò che equivale ad un risparmio di 5 milioni di franchi.

A livello svizzero, le 3852 imprese hanno implementato nel solo 2017 misure che comportano una riduzione di oltre 80’000 tonnellate di CO2. Calcolato sul periodo attuale, dal 2013 questo corrisponde a 0.5 milioni di tonnellate di CO2, che equivalgono alle emissioni per il riscaldamento di circa 100’000 case unifamiliari. Dal 2001 queste  imprese risparmiamo attraverso le misure implementate 2,3 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Anche in termini di consumo elettrico i risultati sono rilevanti: insieme le imprese hanno risparmiato nel solo 2017 1’129’000 megawattora, il consumo annuale di elettricità della Citta di Berna.

“Queste cifre sono molto significative” ha affermato Luca Albertoni, Direttore della Camera di commercio, dell’industria, dei servizi e dell’artigianato del Canton Ticino e “dimostrano una volta per tutte che gli obiettivi di protezione del clima non sono in contraddizione con misure efficienti dal punto di vista economico”. Anche Stefano Modenini, Direttore dell’Associazione industrie ticinesi valorizza l’impegno di molti associati indicando che “la tematica relativa alla riduzione dei consumi è molto presente nella cultura delle imprese. Di questo va tenuto conto anche nei dibattiti politici in corso a livello federale. Le misure dell’AEnEC hanno dimostrato ampio successo e dunque il carattere volontario di questi strumenti va mantenuto anche in futuro”.

A proposito di AEnEC

Dai 2001 l’AEnEC offre – rispettando la neutralità dei vettori energetici e dei prodotti – un servizio chiavi in mano per la gestione energetica per grandi e piccole imprese in tutta la Svizzera. Al centro dell’attenzione vi è il potenziale di risparmio di ogni singola impresa e l’economicità nell’applicazione delle misure. Gli accordi sugli obiettivi che le imprese, con il sostegno dell’AEnEC, concludono con la Confederazione riguardano la riduzione di emissioni di CO2 e del consumo di elettricità. Se le imprese raggiungono i loro obiettivi, possono farsi rimborsare la tassa sul CO2 e rimangono competitive a livello internazionale – un meccanismo che funziona e viene replicato addirittura all’estero. Quanto funzioni lo dimostrano le impressionanti cifre relative ai risparmi energetici. Le cifre per il 2018 saranno disponibili a partire da giugno 2019.

L’evento nei media

 

Protezione del clima ed efficienza energetica: dall’economia per l’economia

L’Agenzia dell’energia per l’economia (AEnEC) in collaborazione con Cc-Ti e AITI è lieta di invitarvi a questa conferenza che si terrà Martedì 26 marzo 2019, dalle ore 17.00, presso l’Hotel de la Paix

Programma

  • Dalle 16.30 Caffè di benvenuto

 

  • 17.00 Saluto e benvenuto
    Stefano Modenini, Direttore Associazione Industrie Ticinese (AITI)

 

  • 17.15 Una collaborazione pubblico-privato vincente
    Claudio Zali, Consigliere di Stato, Direttore del Dipartimento del territorio

 

  • 17.30 L’AEnEC: visione e missioni
    Jacqueline Jacob, Direttrice AEnEC

 

  • 17.40 I modelli dell’AEnEC: coniugare economia e ambiente
    Walter Bisang, Consulente AEnEC nella Svizzera italiana

 

  • 18.00 Investire nell’ambiente e risparmiare risorse è possibile
    Glauco Martinetti, Direttore Rapelli SA Bruno Guidotti, Direttore Forbo-Giubiasco SA

 

  • 18.20 Conclusioni
    Luca Albertoni, Direttore Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti)

 

Al termine Aperitivo

Per ulteriori informazioni, è possibile scaricare il flyer informativo. Per iscrizioni compilare il formulario al seguente link web entro il 22 marzo.

 

Il volto umano delle aziende ticinesi

Con “Agiamo Insieme 2019” siamo tornati a parlare di sostenibilità, di sensibilizzazione e di reinserimento professionale.

Giunta alla 7° edizione, Agiamo Insieme (tenutasi il 19 febbraio dalle ore 16:30 presso l’Auditorium Banca Stato a Bellinzona), è nata dalla collaborazione fra la  Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino e l’Ufficio dell’assicurazione invalidità.

Si è trattato di un momento di riflessione, che ha sottolineato la propositività delle aziende attive in Ticino, con esempi sempre nuovi e storie differenti. Sono state celebrate le aziende che hanno permesso il reinserimento professionale di persone lese nella loro salute, dimostrando grande virtuosità e sostenibilità, ma anche e soprattutto il volto umano dell’economia, fatta di persone che si raccontano. Emozioni, sorrisi, lacrime: una festa narrata attraverso testimonianze e aneddoti. I successi delle aziende sono composti anche dai propri collaboratori. L’occasione è stata rilevante anche per sottolineare la collaborazione fra Stato ed economia, che si conferma forte, attiva e vincente.

Moderato da Julie Arlin, l’evento ha visto fra i relatori Paolo Beltraminelli, Consigliere di Stato e Direttore del DSS, e Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti e Sergio Montorfani, Direttore IAS. Ospite  d’onore della serata è stato Massimo Turuani, Presidente Società Mastri-Panettieri-Pasticcieri-Confettieri (SMPPC) del Canton Ticino.

Conosciamo meglio le aziende premiate

  • Luca Castelli SA, Rappresentante: Alessandro Castelli, Responsabile Marketing

L’evento nei media

Sulla scia del cambiamento

La nostra inchiesta congiunturale 2018/2019 è stata lo spunto per approfondire alcuni aspetti a cui la Cc-Ti dedica peculiare attenzione. Analizziamo meglio allora qualcuno di essi, con delle interviste mirate a rappresentanti di settori differenti. Nella prima intervista parliamo con Stefano Gazzaniga, Vicedirettore viscom Svizzera.

Maestri della comunicazione grafica e tipografica. Viscom forma giovani e opera nella sostenibilità con progetti dedicati. Come si abbinano questi due aspetti sempre più predominanti?

Quale industria grafica da sempre abbiamo un occhio di riguardo per la salvaguardia ambientale, dovuto anche all’utilizzo quotidiano di carta, cartone e affini. Intraprendiamo molteplici misure nel campo dell’ecologia. In questo contesto viscom offre ai propri affiliati servizi di vario genere, quali Myclimate, certificazione FSC, ISO14000, ecc.. Parte importante nel nostro core business sono la formazione e il perfezionamento professionale, dove nelle diverse ordinanze figurano i molti obiettivi che i ragazzi in formazione devono raggiungere in ambito ambientale.

Quali effetti portano le trasformazioni tecnologiche nel vostro comparto?

Fino a poco tempo fa alla tipografia bastava essere innovativa nei macchinari, ma oggigiorno ciò non è più sufficiente. Il nostro settore deve ancora riuscire ad automatizzare i vari processi produttivi per essere competitivo e nuovamente attrattivo. Al nostro interno abbiamo adattato, nella formazione, i profili vigenti ai mutamenti in atto. L’azienda più vincente e innovativa sul mercato è quella con la migliore rete di contatti e con dei partner innovativi che le permettono di offrire al proprio cliente il prodotto giusto al momento giusto e al prezzo giusto. Chi riesce a fare questo business è un’azienda tecnologicamente innovativa.

Compasso: la rete di supporto per l’integrazione professionale in azienda

Si parla di integrazione professionale in azienda nell’evento organizzato per il prossimo 21 febbraio, dalla Cc-Ti insieme a Compasso,  l’Unione svizzera degli imprenditori, ed AITI.

La rete di supporto per l’integrazione professionale in azienda

Giovedì 21 febbraio 2019 a Lugano presso l’Hotel Pestalozzi (Piazza Indipendenza 9, Lugano), dalle ore 15.45, si terrà un evento che mira a parlare e potenziare rinnovati dialoghi sull’integrazione professionale. Il tutto è sviluppato da Compasso – un ente che si dedica alle questioni dell’integrazione professionale, rispettivamente all’interazione tra le imprese, le persone interessate, l’AI, la SUVA, le casse pensioni e gli assicuratori privati -, in stretta collaborazione con la Cc-Ti, l’Unione svizzera degli imprenditori, ed AITI. 

Si parlerà di integrazione professionale con ampie riflessioni su come affrontare le sfide che si presentano oggigiorno. Durante l’incontro, verranno anche affrontati i temi de «l’integrazione dei giovani con problemi di salute» e saranno presentati i risultati delle analisi di Compasso nel 2018.

Il programma previsto:

15. 45 Caffè di benvenuto

16.00 Benvenuto
Martin Kaiser, Presidente di Compasso; Fabio Regazzi, Consigliere nazionale e membro di Comitato USI; Stefano Modenini, Direttore AITI e Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

16.15 Compasso: La rete unica per gli imprenditori e i loro partner a proposito di integrazione professionale

Martin Kaiser, Presidente di Compasso

16.50 Profilo d’integrazione basato sulle risorse: Prime esperienze – prospettive

Flavia Hächler, case manager FFS, Regione Ticino; Roberto Dotti, Direttore SUVA Bellinzona e Monica Maestri, Capoufficio, Ufficio dell’AI

17.20 Conclusione e sintesi

Martin Kaiser, Presidente di Compasso

17.30 Aperitivo e networking

È richiesta l’iscrizione entro il 11 febbraio 2019 a questo link.

Organizzatori dell’evento

Agiamo Insieme 2019

La consueta manifestazione, che suggella la collaborazione tra Cc-Ti e Ufficio dell’assicurazione invalidità, si terrà il 19 febbraio 2019

Anche quest’anno con “Agiamo Insieme” riproponiamo un momento di riflessione, ormai divenuto una bella consuetudine, che valorizza il lato umano delle aziende attive in Ticino.

Questo evento annuale è diventata una festa dove si racconta il percorso di reinserimento nei posti di lavoro delle persone lese nella loro salute. Si celebrano, attraverso testimonianze e aneddoti (non senza emozioni), i successi delle aziende e dei propri collaboratori che, con rimarchevole impegno in ambito professionale, evidenziano quanto la collaborazione fra Stato ed economia sia forte, attiva e vincente.

La manifestazione si tiene il 19 febbraio 2019 dalle ore 16:30 presso l’Auditorium Banca Stato a Bellinzona.

Il programma prevede

Dalle ore 16:30 Accoglienza degli ospiti
Ore 17:00 con la moderazione di Julie Arlin, interverranno Paolo Beltraminelli, Consigliere di Stato, Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti e Sergio Montorfani, Direttore IAS

Aziende premiate

  • ABB Power Protection SA, Rappresentante: Michele Sargenti, Direttore
  • Chiesa Bus SA, Rappresentante: Flavio Chiesa, Direttore
  • Luca Castelli SA, Rappresentante: Alessandro Castelli, Responsabile Marketing

Ospite d’onore della serata: Massimo Turuani, Presidente Società Mastri-Panettieri-Pasticcieri-Confettieri (SMPPC) del Canton Ticino

Seguirà aperitivo

Per le iscrizioni, è possibile scaricare il flyer informativo, che contiene il tagliando d’iscrizione. Lo stesso è da ritornare entro lunedì 11 febbraio 2019, via posta elettronica all’indirizzo e-mail indicato o telefonicamente al numero +41 91 821 93 50. Vista la capienza limitata della sala, le iscrizioni verranno prese in considerazione in base all’ordine d’entrata. Si ringrazia per la comprensione.

 

“È inevitabile trovare l’equilibrio tra sostenibilità ed economia”

Se una azienda vuole avere successo a lungo termine dovrebbe prendere in considerazione le nuove generazioni, afferma Simone Pedrazzini, Consulente in Sostenibilità dell’azienda Quantis. Per i giovani la  sostenibilità è parte integrante della vita quotidiana. Eccovi un’intervista che affronta la tematica della responsabilità sociale delle imprese, argomento molto caro alla Cc-Ti, di cui continuiamo a parlare con spunti sempre differenti. Ritrovate qui il resoconto dell’evento sulla RSI e la strategia aziendale dello scorso mese di maggio, e la nostra posizione sulla RSI.

Signor Pedrazzini, quali circostanze hanno reso possibile la fondazione della ditta Quantis, la quale si occupa della comunicazione dei contenuti di sostenibilità?

Non siamo nati sotto l’ottica della comunicazione bensì sotto quella della quantificazione di metriche legate alla sostenibilità. Quantis è stata fondata quale start up del politecnico di Losanna, con un background scientifico, che oggi valorizziamo anche con il supporto alle aziende per la comunicazione.

Secondo Lei, quale tipo di sostenibilità è più importante per le aziende, quella ambientale o quella sociale?

In generale dipende dal settore. Noi ci muoviamo piuttosto nella sfera ambientale con lo scopo di calcolare e valutare in maniera oggettiva l’impatto delle attività aziendali. Penso che gli strumenti quantitativi a disposizione del campo della sostenibilità ambientale siano più sviluppati perché il legame con quello che viene svolto nel mondo fisico è più immediato.

Ma verosimilmente questo non è l’unico motivo per dare tanta importanza alla sostenibilità ambientale.

I dirigenti delle ditte concordano sul fatto seguente: se voglio avere una vera strategia aziendale mi conviene avere una fotografia completa della situazione ambientale ed anche sociale al fine di essere a conoscenza in modo completo del ciclo intero.

Da quali settori provengono le imprese che si rivolgono a voi?

Siamo attivi in tutti gli ambiti economici. Tradizionalmente il settore degli alimentari si ritrova più frequentemente degli altri perché il campo agroalimentare richiama molto l’attenzione pubblica. Questo perché ci tocca tutti da vicino ed ha quindi un’alta componente emotiva.

E al di fuori del campo agroalimentare?

Oggigiorno i settori sono molto variegati: la gamma si estende dal tessile alla telecomunicazione e alla logistica. Senza dimenticare l’ambito dei servizi, penso per esempio al settore finanziario o a quello dei grandi eventi sportivi.

 Sembra essere una tendenza molto in voga.

Sicuramente la sensibilità è aumentata, anche perché un possibile incidente in questo campo può avere grandi ripercussioni sulle aziende. Nel passato era prerogativa quasi esclusiva dei grandi gruppi multinazionali anticipare lo sviluppo in questo campo. Mentre oggigiorno anche le PMI si posizionano bene nella tematica della sostenibilità, questo anche perché molto spesso riforniscono le grandi aziende. La sostenibilità inizia ad essere vista come un vantaggio competitivo, se affrontata in maniera proattiva permette di migliorare anche il posizionamento economico.

Se la sostenibilità viene affrontata in maniera proattiva permette di migliorare anche il posizionamento economico.

Perché le aziende fanno fatica a comunicare efficacemente la loro attenzione verso il campo della sostenibilità?

Vedo due aspetti che sono decisivi a questo proposito. Per prima cosa c‘è il rischio del cosiddetto green washing cioè di una sostenibilità ambientale soltanto superficiale che si dimostra molto spesso quale problema fondamentale. In secondo luogo esistono delle realtà con base solida riguardo agli sforzi di sostenibilità e la sensibilizzazione, ma c`è il problema della complessità: come semplificare i messaggi senza snaturare il contenuto che rispecchia complessivamente una situazione di solito non semplice?

Ma da ogni situazione risulta una verità piuttosto semplice.

Se voglio comunicare i miei sforzi di sostenibilità in maniera ampiamente comprensibile debbo fare i tre passi della proposizione tematica, della prova e del posizionamento. Ma a parte queste tre “p” devo raccontare qualcosa alla gente che le dia la voglia di, in un certo modo, sognare. Le nuove generazioni vogliono associarsi ad una vita in cui la sostenibilità viene incentivata, è proprio così. I giovani tendono ad essere coinvolte in belle storie che però sono vere e oggettive.

Trova esista un buon compromesso tra la sostenibilità ambientale e quella economica?

È inevitabile trovare questo equilibrio. Mi capita di poter lavorare con persone che ne sono convinte sin dall’inizio. Ma a quelle che sono molto pragmatiche devo dimostrare le positive conseguenze economiche della sostenibilità.

Quali sarebbero?

Miglior posizionamento del brand, dialogo sincero e trasparente con il cliente finale in modo da fidelizzarlo e conquista di nuovi mercati sensibili alla tematica. E non da ultimo, citerei anche la capacità di attirare nuovi dipendenti, visto che i talenti delle nuove generazioni vogliono mettersi a disposizione di aziende che possano avere un’influenza positiva sulla società.

Lei certamente ha una visione della sostenibilità futura.

Per me la sostenibilità rimane tale qual è: bisogna cambiare il ritmo per evitare il peggio. Dobbiamo affrettarci perché gli obiettivi da raggiungere sono ambiziosi ed il tempo corre. Per ridurre l’aumento della temperatura globale per esempio bisogna reagire adesso.

Dare più senso al lavoro

Il tema della sostenibilità è centrale per la Cc-Ti, ne abbiamo parlato a più riprese, organizzando eventi, corsi e scrivendo numerosi approfondimenti. Vi proponiamo un’intervista a Heinz Zeller, Head of Sustainability and Logistics di Hugo Boss, che presenta il punto di vista di una grande azienda del settore della moda, dove la sostenibilità incide molto sulla reputazione del marchio. Inoltre la responsabilità ambientale e sociale è uno stimolo all’innovazione. Ritrovate qui il resoconto dell’evento sulla RSI e la strategia aziendale dello scorso mese di maggio, e rileggete anche la posizione della Cc-Ti in merito.

Signor Zeller, per quale motivo Hugo Boss ha creato il reparto “sustainability” di cui è il responsabile?

I primi passi sono stati fatti più di dieci anni fa. Allora il tema erano i rischi sociali nella supply chain come pure la possibile presenza di sostanze pericolose nei vestiti e per questo abbiamo iniziato a consultare degli esperti della sostenibilità. Poi nel 2012 era pronta la nostra road map della sostenibilità aziendale integrata concernente coerentemente ogni reparto, sia l’intera supply chain, lo sviluppo dei prodotti, sia le risorse umane ed il facility management.

Dove inizia esattamente la vostra sostenibilità?

Le persone desiderano che inizi all’origine, cioè dalla materia prima. Un compito esigente; ma lo stiamo realizzando. Inoltre abbiamo già iniziato a realizzare pienamente la sostenibilità per quanto attiene la produzione di cotone. Dopodiché anche i nostri imballaggi sono diventati più piccoli, con materiali certificati che sono sia decomponibili che riciclabili.

Cosa incide di più per Hugo Boss, la sostenibilità sociale o quelle ambientale?

In sostanza rispondo per tutto il settore della moda: prima viene la sostenibilità sociale, poi subito dopo il benessere degli animali, ancor prima dell’impatto ambientale. Ma importanti sono tutti e tre gli aspetti. Rinunciamo ad ogni prodotto di pelliccia, usiamo soltanto delle pelli ma che non siano di provenienza” esotica”. Riguardo le piume usiamo solamente materiali certificati per garantire una protezione massima degli animali. Abbiamo abbandonato anche la lana di angora.

Ovviamente il settore della moda è sotto stretta osservazione dagli animalisti ed ambientalisti.

Abbiamo discusso ampiamente sia con le categorie citate sia con tutti gli altri stakeholder e abbiamo loro dimostrato i nostri sforzi riguardo la sostenibilità. Dopo vari incontri e discussioni abbiamo potuto implementare delle misure condivise e l’intensa attenzione degli interessati menzionati è diminuita. Integrare la sostenibilità è un importante passo strategico.

Come stabilisce l’equilibrio della sostenibilità sociale e ambientale con le esigenze economiche?

Cerchiamo una collaborazione a lungo termine con diverse istituzioni o organizzazioni e ditte specializzate per sviluppare delle soluzioni innovative. Inoltre trasformiamo, per esempio, l’impatto ambientale in cifre finanziarie cioè ci chiediamo quanto grande o piccolo sia un tale impatto in termini di costi monetari. E così possiamo capire sia gli impatti e sia gli investimenti necessari per diminuire fenomeni negativi riguardo la sostenibilità.

Spesso si sente la seguente affermazione: chi trascura la sostenibilità avrà degli svantaggi economici pesanti.

Piuttosto direi che oggigiorno la sostenibilità significa un cambiamento necessario di pensiero. Nel settore della moda è necessario per i marchi: c’è il bisogno di un’alta qualità legata alla sostenibilità che da parte sua nel frattempo è ben radicata nelle teste della popolazione. Perciò ci vuole un’innovazione il cui stimolo è, appunto, la sostenibilità. Questa da più senso al lavoro, ai prodotti.

Dobbiamo avere delle idee chiare sull’impatto sociale ed ambientale per il benessere delle generazioni future.

Come si definirebbe questo senso?

I migliori talenti cercano sempre un senso nel lavoro che fanno. Vogliono avere delle visioni incentivanti del loro lavoro di cui, per essere concreti, fa parte proprio la sostenibilità. Questa implica una vita migliore in ogni senso.

Lei è anche responsabile della logistica di Hugo Boss. In quale misura questa può migliorare la sostenibilità ambientale dell’intera impresa?

Le faccio un esempio che concerne il trasporto di materiale dalla Cina: usiamo la nave o l’aeroplano? Nel mezzo di queste due soluzioni si trova il treno che è più costoso della nave ma anche più veloce e molto meno costoso dell’aeroplano – ed il suo impatto ambientale è basso. Alla fine una soluzione ideale per l’ambiente, dopo un investimento iniziale, porta spesso anche a notevoli risparmi economici, cioè riguardo gli operating costs.

Le grandi aziende hanno senz’altro i fondi per realizzare conseguentemente la sostenibilità. Le PMI invece fanno spesso fatica a trovare mezzi e risorse.

Aziende che vengono fondate oggigiorno sovente già nascono, per così dire, con l’idea della sostenibilità indipendentemente dalla loro grandezza. Il settore della moda può contribuire alla sostenibilità, fra l’altro, anche tramite la digitalizzazione che riduce il tempo per realizzare delle collezioni, con meno impatti ambientali grazie ad un minor e più preciso uso dei materiali. Studi del mondo economico hanno evidenziato che un leader nella sostenibilità diventa più facilmente un leader dell’innovazione e sopravvive a lungo termine.

Qual è la sua visione della sostenibilità futura?

Dobbiamo avere delle idee chiare sull’impatto sociale ed ambientale per il benessere delle generazioni future. E tutto ciò, fra l’altro, per la sopravvivenza delle aziende nel mondo economico.

“La sostenibilità deve essere parte del modello di business”

Intervista a Glauco Martinetti, Presidente Cc-Ti e CEO Rapelli SA

Occuparsi di sostenibilità porta vantaggi economici per le aziende. Per questo la Cc-Ti da tempo approfondisce il tema della responsabilità sociale e ambientale, a cui ha dedicato eventi, corsi e seminari. Tutto questo è sottolineato nell’intervista, che vi riproponiamo, al Presidente Cc-Ti e CEO della Rapelli SA Glauco Martinetti. Ritrovate anche la nostra posizione sulla RSI direttamente al seguente link.

Signor Martinetti, ci sono tre aspetti della sostenibilità per una azienda: quello ambientale, sociale e non da ultimo quello economico. Come farli sviluppare in sintonia?

Non è evidente. Ma le aziende che sono molto attente all’ambito sociale lo sono anche nel contesto ambientale e di solito hanno anche un successo economico. In tale modo si trova quasi automaticamente un equilibrio. Non è una regola, ma mi sembra che colui che è molto attento all’ambito sociale ha dei collabollatori motivati. E chi fa molta attenzione alla tematica ambientale di solito risparmia soldi, e questo porta anche ad una sostenibilità economica.

Quali sono i vantaggi della sostenibilità per le imprese?

Nell’ambito sociale la sostenibilità porta veramente ad una buona motivazione del collaboratore. Una conseguenza poi è la fidelizzazione dello stesso verso l’azienda. Il discorso ambientale invece evoca nei consumatori attenti, e ce ne sono sempre di più, una fidelizzazione al prodotto e quindi dei volumi di vendita buoni, costanti – e appunto sostenibili.

La conclusione sarebbe che oggigiorno la sostenibilità è decisiva per il successo economico.

E proprio così. Per i clienti che apprezzano molto il prodotto si va sempre di più da un semplice prodotto di consumo verso, se si può dire, una religione. Un consumatore inizia a diventare un fan e alla fine, come nel caso dello smartphone, sembra diventare una specie di evangelista del prodotto, dicendo agli altri che devono assolutamente acquistarlo.

Quindi chi trascura la sostenibilità fronteggerà degli svantaggi pesanti?

Guardando i modelli di business futuri credo che la sostenibilità vi debba far parte in modo considerevole. Non credo che oggigiorno un’azienda possa non prestare attenzione alla sostenibilità sociale, ambientale ed economica perché altrimenti l’attività aziendale viene resa più difficile.

Le aziende devono trovare un equilibrio tra i contesti sociale, economico ed ambientale per puntare al successo.

A quale punto siamo in Ticino rispetto alla Svizzera tedesca per esempio?

Dal mio punto di vista personale gli svizzeri tedeschi hanno una sensibilità, soprattutto ambientale, un po’ più sviluppata, ma il Ticino sta recuperando.

Cosa possono fare concretamente le aziende per migliorare il loro approccio verso la sostenibilità?

Molto dipende dal settore. Ma ritengo che per prima cosa sia necessario scegliere se iniziare dal lato sociale o ambientale. Nella mia azienda la scelta è stata facile: iniziare dalla sostenibilità ambientale per poi passare alla sostenibilità sociale. E alla fine questo ha garantito una sostenibilità economica.

Impiego a tempo parziale, lavoro interinale, telelavoro, job-sharing, lavoro su chiamata, freelance: tutti questi sembrano di diventare i tipici modelli di lavoro per via della digitalizzazione. Ma sono anche sostenibili?

Non penso che questi modelli siano per forza non sostenibili. Sono modelli voluti da parecchie persone. Conosco, per esempio, diverse coppie di amici che non lavorano entrambi a tempo pieno perché sia la moglie che il marito lavorano a tempo parziale ed accumulano i loro redditi. Questo risponde ovviamente ad un bisogno e quindi credo che i menzionati modelli di lavoro possano avere anche una buona sostenibilità sociale.

Questi nuovi modelli di lavoro concerneranno verosimilmente le imprese piuttosto grandi.

Qui il punto centrale è l’organizzazione. Come riesco ad inserire delle persone che lavorano a percentuali e orari differenti nel sistema produttivo? Non incide tanto la grandezza dell’azienda, ma il grado di organizzazione del lavoro. Sia una PMI sia una grande aziende dovrebbero essere molto ben organizzate a questo riguardo.

Credo che il mondo che sta per arrivare sarà un mondo più flessibile e più trasparente a riguardo delle condizioni di lavoro. E quindi anche più sostenibile, proprio grazie alla digitalizzazione.

E in quanto al dumping salariale e al lavoro nero? Aumenteranno tali problemi a causa della digitalizzazione o verranno meglio controllati grazie alla crescente coscienza di sostenibilità sociale?

A mio avviso la digitalizzazione porta anche ad una maggiore trasparenza. E questa non credo porti verso il dumping, anzi. Se c’è più trasparenza sul mercato del lavoro si è più lontani dalle logiche di dumping e del lavoro nero. Credo che il mondo che sta per arrivare sarà un mondo più flessibile e più trasparente a riguardo delle condizioni di lavoro. E quindi anche più sostenibile, proprio grazie alla digitalizzazione.

A proposito della digitalizzazione e sostenibilità sociale: gli over 50 saranno anche in futuro svantaggiati nella ricerca di un lavoro?

Attualmente abbiamo un gap culturale che, a seconda della formazione, può iniziare all’età di cinquanta o sessant’anni. Ciò significa: una persona che ha seguito delle formazioni accademiche probabilmente oggi a cinquanta anni non rischia di essere esclusa dal mercato del lavoro proprio per via della digitalizzazione, anzi le sue competenze sono in linea con quanto richiesto dal mercato. Mentre una persona coetanea con una scolarizazzione molto bassa rischia invece di esserne fuori. Credo quindi che oltre all’età incida molto il grado di formazione delle persone.

Sembra quindi che la sostenibilità sociale dipenda anche molto dalla formazione continua.

Questo è un punto determinante. La formazione continua a livello aziendale, ma anche del singolo individuo, è un elemento centrale della sostenibilità sociale perché permette ad una persona di tenersi continuamente al passo con i tempi.

Cosa può fare la Cc-Ti concretamente per la sostenibilità in generale?

Il ruolo della Cc-Ti è innanzitutto quello di spiegare ai nostri associati l’importanza della tematica e il suo valore strategico. La Camera stessa offre dei corsi pratici in cui si parla sempre di più di sostenibilità e di best practices ed organizza anche degli eventi per incentivare la discussione sul tema. Si tratta quindi di mostrare in concreto che la sostenibilità è importante in tutti gli ambiti, come abbiamo fatto recentemente a Stabio.

Dal suo punto di vista qual è stato il messaggio principe di tale evento?

Abbiamo presentato un’ azienda di moda e una dell’alimentare e evidenziato il fatto che si può parlare di sostenibilità in mondi totalmente differenti. Il nostro compito è quello di spiegare l’importanza e gli aspetti positivi della sostenibilità per le aziende.

E rendere più sensibile anche il mondo della politica?

Credo che la politica abbia capito benissimo. Ma non possiamo scaricare alla politica un compito che è prettamente aziendale. La responsabilità sociale è un compito che dobbiamo portare avanti noi. E le aziende stanno davvero facendo il loro dovere, andando sempre di più in questa direzione. La sostenibilità è davvero un tema trattato dalle aziende.

Di sostenibilità aziendale e strategia d’impresa si è parlato nell’evento della Cc-Ti dello scorso maggio, rileggete i dettagli cliccando qui.