Il 2017 della Cc-Ti in breve

Durante i festeggiamenti per i nostri 100 anni, in occasione dell’ Assemblea generale ordinaria del 20 ottobre scorso abbiamo ripercorso con un video (ritrovatelo sul nostro canale Youtube, ma anche qui sotto) le principali attività svolte finora nel corso dell’anno.

Il 2017 è stato per la Cc-Ti un momento importante di riflessione, scaturito da un lato dall’importante traguardo raggiunto, e dall’altro sul ruolo che quale associazione mantello dell’economia ticinese abbiamo avuto, abbiamo tutt’ora e avremo in futuro.

A livello tematico, sono 4 gli assi strategici principali sui quali ci stiamo muovendo, oltre, sicuramente, alle normali attività di servizi, consulenza e formazione agli associati (siano essi aziende o associazioni di categoria), trasversalmente su tutti i settori che rappresentiamo. Gli assi strategici sono dunque:

  1. L’internazionalizzazione delle aziende
  2. La responsabilità sociale e sostenibilità per le imprese
  3. La digitalizzazione
  4. La swissness, intesa come cultura imprenditoriale svizzera

Se dovessimo fare il punto di quanto fatto durante il 2017, potremmo ben evidenziare quanto vissuto finora, siamo partiti in gennaio con le previsioni congiunturali ed economiche per l’anno che stava iniziando, grazie ai risultati della nostra Inchiesta Congiunturale 2016/2017.

Gli highlights dei principali eventi della Cc-Ti nell’anno del centenario

Avendo così dato l’avvio “ufficiale” all’anno eventistico della Cc-Ti, si è poi proseguiti trattando il primo dei grandi macro temi, ovvero l’internazionalizzazione. Il tutto nella cornice della Giornata dell’Export, tenutasi il 23 marzo , a cui sostegno vi sono anche gli eventi Paese, che hanno lo scopo di avvicinare le aziende ticinesi a Stati potenzialmente interessanti poiché offrono nuove opportunità e sbocchi di business (quest’anno Russia, Stati Uniti, Regno Unito, Cuba – per i quali attraverso questo link potete accedere ai differenti resoconti online – , e il prossimo 28 novembre Myanmar).

A ciò si aggiungono anche le missioni economiche della Cc-Ti nei mercati focus individuati per il 2017: Iran e Kazakistan (trovate maggiori informazioni contattando il nostro International Desk).

Nell’ambito della RSI e della sostenibilità, oltre all’evento principale del 4 maggio, in cui si è parlato di strategia aziendale e responsabilità sociale su differenti livelli , citiamo anche Agiamo Insieme, la manifestazione che premia le aziende che si sono distinte nel reinserimento professionale di persone lese nella salute.

Altro macro tema strategico è la digitalizzazione. Con “L’economia del futuro è digitale”, tenutosi il 26 aprile, si è parlato di come essa migliori molti prodotti e servizi, crei delle nuove attività – malgrado le incertezze nel mondo del lavoro – e possa persino salvare delle vite umane. À côté di quest’evento, la digitalizzazione è stata trattata anche all’inizio dell’autunno in un evento dedicato alla trasformazione in atto nei modelli di business.

Per quanto concerne invece la swissness, vi è in programma un evento prossimamente, ma è possibile ritrovare un corposo dossier d’approfondimento su Ticino Business – edizione di settembre 2017.

Questo in breve il nostro anno di approfondimenti. Senza dimenticare i nostri 100 anni, di cui trovate un dossier storico già pubblicato sia su Ticino Business di ottobre 2017, come pure online.

Cento anni di lavoro per la libertà economica e la prosperità

di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

Il 21 gennaio 1917 nacque la Camera di commercio e dell’industria del Cantone Ticino, con lo scopo principale di dare una voce coordinata agli interessi imprenditoriali di queste due categorie in un periodo storico particolarmente difficile a causa anche del contesto della Prima guerra mondiale. Come usuale in Ticino, le discussioni che precedettero questo atto furono numerose e vivaci, con malcelate tentazioni di creare una struttura solo apparentemente privata, ma in realtà braccio prolungato dello Stato. Fortunatamente la scelta fu diversa e si optò per il modello anglosassone, cioè di un’associazione completamente  privata, senza alcun contributo statale e quindi realmente rappresentativa degli interessi economici del mondo produttivo nel confronto con le autorità cantonali e federali. Una scelta coraggiosa e giusta, perché a livello mondiale il modello si dimostra molto più efficace nel contesto politico-istituzionale grazie alla chiara ripartizione dei ruoli.

Laddove invece le Camere sono di natura pubblica o semi-pubblica (penso ad esempio alle strutture tedesche, di forma privata ma con obbligo di adesione per ogni azienda), esse hanno sì una forza finanziaria inimmaginabile per la nostra realtà, ma hanno altresì un ruolo a tratti più ambiguo e molto meno orientato alla tutela delle imprese. Oggi la nostra Camera, ma direi tutte le Camere di commercio e dell’industria in Svizzera hanno un ruolo molto chiaro, cioè di riferimento indiscutibile per i temi di politica economica generale. Come deve essere per un’associazione-mantello che al contempo sostiene in maniera sussidiaria le associazioni di categoria per le loro questioni particolari.

Anche dopo 100 anni di battaglie, quella più importante ed attuale resta quella per la tutela della libertà economica.

Avendo il privilegio di presiedere l’Associazione svizzera delle Camere da ormai sei anni, posso anche confermare che questo modello funziona in tutte le regioni elvetiche e permette a me e ai miei colleghi di parlare un linguaggio comune quando si tratta di affrontare molte questioni che sono simili nelle varie regioni elvetiche. Per cercare soluzioni comuni, nell’interesse dei rispettivi territori, che sono sì in una  certa misura in competizione, ma che in realtà traggono la loro forza proprio dall’interazione fra le varie realtà economiche. Ovviamente con uno scopo comune, cioè quello della difesa della libertà economica e  imprenditoriale sancita dall’articolo 27 della Costituzione federale, valore imprescindibile per la prosperità svizzera e non fastidioso ammennicolo per proteggere i manigoldi, come taluni maleinformati o, peggio, in malafede, tendono a voler far credere. Dopo 100 anni questa battaglia è più attuale che mai, fra pericolose tendenze isolazioniste e autocratiche che rischiano di portare a una chiusura senza futuro.  D’altra parte è ovvio che non ci possono essere aperture senza regole e su questo abbiamo sempre dato la disponibilità a lavorare. La ricerca di tale equilibrio è una sfida che ci accompagnerà anche negli anni a venire (magari per i prossimi 100…) e non è sempre facile trovare un punto d’intesa fra chi chiede anche legittimamente una maggiore protezione del mercato locale e chi invece vuole meno barriere possibili perché esporta i suoi prodotti. Con il sostegno e il lavoro serio della quasi cinquantina di associazioni legate alla Cc-Ti e degli oltre mille associati individuali, sono certo che potremo continuare a lavorare nell’interesse della prosperità del Cantone, con l’obiettivo che tutto il territorio possa beneficiarne. Non è facile in un contesto che purtroppo tende ingiustamente a generalizzare e ad avere scarsa  considerazione per il mondo imprenditoriale. Ma la determinazione non ci manca e ne parleremo all’Assemblea generale del prossimo 20 ottobre.

Modifiche del Piano Direttore: la proprietà privata va tutelata nel rispetto dei Cittadini

La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, insieme alla Società svizzera impresari costruttori Sezione Ticino, e ad AITI, ha preso posizione riguardo alle proposte di modifica per il Piano Direttore (PD) che applicano i principi della Legge sulla pianificazione del territorio (LPT). Se da un lato non si contestano gli indirizzi, dall’altro lato si ritiene che vi debba essere una maggiore attenzione per la proprietà privata dei cittadini, ponendo in atto una moratoria sull’esistente.

La tutela del territorio e il continuo miglioramento qualitativo a livello di pianificazione dello stesso sono dei concetti condivisi da tutti. In questo senso si ritiene che il fatto di cercare una maggiore densificazione del costruito, così come lo sviluppo coordinato delle diverse politiche in particolare riguardo alla mobilità, siano aspetti importanti. Tuttavia il diritto alla proprietà privata, così come prescritto dall’Art. 26 della nostra Costituzione federale, va difeso e preservato in quanto essa rappresenta il frutto del lavoro e dei sacrifici dei Cittadini.

I margini di manovra concessi dalla Legge federale devono quindi essere utilizzati nell’interesse di questi ultimi e in particolare si ritiene che si debba prevedere un innalzamento della soglia oltre la quale i Comuni saranno chiamati a intervenire con misure di riduzione delle potenzialità edificatorie (nella proposta questa è posta al 120% delle necessità calcolate per i prossimi 15 anni) e che vi sia un obbligo di indennizzo per tutti i proprietari penalizzati da restrizioni edificatorie.

Si ritiene anche che il modo migliore di agire sarebbe di introdurre il concetto di moratoria per l’esistente. La LPT recentemente entrata in vigore non è retroattiva e dunque le nuove disposizioni andrebbero applicate soltanto sulle future transazioni immobiliari o su cambiamenti di destinazione. Un po’ come avvenuto per gli edifici fuori zona edificabile, che sono stati autorizzati in un regime pianificatorio che non è l’attuale e per questo motivo non viene richiesta la demolizione. Diverso è il discorso in caso di cambiamento di proprietario o di destinazione, per il quale occorre operare secondo le disposizioni dei nuovi strumenti pianificatori, Piani regolatori comunali (PR) in primis. Dunque, una volta aggiornati i vari PR secondo la nuova LPT, gli stessi andrebbero applicati soltanto sulle nuove transazioni immobiliari.
Questo sarebbe il modo migliore per garantire la certezza del diritto agli attuali proprietari, che hanno acquistato e pagato i loro terreni secondo le disposizioni di PR approvati dalle autorità comunali e cantonali.

Scaricate la presa di posizione integrale firmata da Cc-Ti/SSIC TI/AITI
Restiamo a vostra disposizione, e per maggiori informazioni su questo tema potete contattarci:
info@cc-ti.ch, Tel. +41 91 911 51 11.

La Cc-Ti in prima linea per la crescita del Ticino

Testo a cura di Alessio del Grande

Vi proponiamo un interessante articolo (pubblicato sull’edizione di ottobre 2017 di Ticino Business, la nostra rivista ufficiale), che ripercorre, dalla fondazione della Cc-Ti nel 1917, i punti salienti dei 100 anni della nostra storia.

Corriere del Ticino, lunedì 22 gennaio 1917: “Ieri ebbe luogo l’assemblea straordinaria della Associazione Commerciale-industriale del Canton Ticino con sede a Lugano. Presenti 62 membri rappresentanti di 103 ditte, il Presidente Signor Giuseppe Greco dichiarò aperta l’assemblea e chiamò a scrutatori i signori Candido Greco e Guindani Augusto”.

È l’atto di nascita di quella che negli anni a venire diventerà la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti).
Allora il Cantone contava poco più di 150mila abitanti, oltre alla profonda crisi e allo sconvolgimento provocati della prima guerra mondiale, il Ticino si ritrovava con le macerie di fallimenti bancari che avevano dissestato decine d’imprese e bruciato i risparmi di migliaia di famiglie. Era dal 1830 che si auspicava, con una deliberazione del Gran Consiglio, la fondazione di una Camera cantonale di commercio. Ma dovevano passare ben 87 anni prima di raggiungere un traguardo reso sempre più impellente dalle restrizioni ai commerci e alle attività produttive, imposte dalla guerra, e dalla necessità di dotare il Cantone di una “bussola” per mantenere sulla rotta giusta la sua economia.
Il forte intervenzionismo dello Stato nell’economia privata durante la guerra dal 1914 al 1918 suggerì al ceto commerciale ed industriale del nostro Cantone di creare una Camera di commercio” annoterà Carlo Kuster, per un trentennio storico Segretario della nuova istituzione.

Negli anni Venti la Cc-Ti si occupava già di tematiche ricorrenti nei suoi 100 anni, come i trasporti e la mobilità. Allora vi era la ferrovia a tener banco.

I primi anni della Camera saranno contraddistinti dall’impegno per orientare e agevolare commerci e imprese tra le tante prescrizioni restrittive adottate dai Paesi belligeranti, che rendevano assai difficili sia la produzione che lo scambio di merci.
Nel rapporto di esercizio della Camera per il 1917-18 si legge: “Tutto lascia supporre che anche a guerra finita le varie attività economiche non riconquisteranno la perduta libertà (…), importazioni ed esportazioni rimarranno molto probabilmente soggette, e chi sa per quanto tempo ancora, alla vigilanza degli enti pubblici”. Già allora era forte il richiamo a quella libertà economica, poi riconosciuta nell’articolo 27 della Costituzione svizzera, che resterà sempre uno dei principi guida nell’azione della Camera di commercio, che con l’assemblea del 20 ottobre festeggia i cento anni di attività.

Scaricate l’articolo completo, che parla della storia e delle battaglie della Cc-Ti, sempre in difesa della libertà economica, lungo tutto il XX secolo, fino ad arrivare ai giorni nostri.

Svizzera-Italia, quali relazioni economiche?

di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

Si è tenuta a Lugano ad inizio ottobre la quarta edizione del Forum per il dialogo tra la Svizzera e l’Italia, seguito poi da vari gruppi di lavoro che si confrontano su temi scelti delle relazioni bilaterali (anche se il termine “bilaterale” oggi equivale purtroppo quasi a un’ingiuria…). Si può disquisire a lungo sull’utilità di tali incontri, perché sovente non ci sono risultati immediati e tangibili, anche perché non sono queste le sedi per farlo. È però essenziale mantenere aperto un canale di comunicazione a livello ministeriale, che apre poi la strada a negoziati più concreti sui molti temi che preoccupano i due territori. In generale, è sempre meglio confrontarsi direttamente che insultarsi per via mediatica, perché magari discutendo si può calmare qualche bollente spirito e affrontare seriamente talune questioni, soprattutto di ordine economico. E qui è giusto sottolineare come purtroppo la politica estera svizzera in passato abbia per troppo tempo sottovalutato i rapporti con l’Italia, riducendoli spesso a questione quasi solo ticinese, quando invece siamo confrontati a un Paese economicamente molto importante per tutta la Svizzera. L’Italia è il quinto partner commerciale del nostro Paese e già solo per questo i rapporti bilaterali   meriterebbero una maggiore considerazione. Che invero c’è in parte stata negli ultimi anni, anche se restano macchie non da poco, come quella di condurre trattative importanti in inglese. Una cosa che non sarebbe mai successa con Francia e Germania, mentre è quasi uso corrente nei rapporti con l’Italia. Errore strategico importante, anche perché il nostro vicino meridionale non è un partner facilissimo, non per  forza per cattiva volontà, ma per una certa complessità intrinseca del sistema italiano e per i frequenti cambi di Governi e Ministri.

L’Italia è il quinto partner commerciale del nostro Paese e già solo per questo i rapporti bilaterali meriterebbero una maggiore considerazione.

Come detto, una maggiore attenzione alle varie sfumature, non da ultimo quella culturale, che caratterizzano i rapporti economici fra Italia e Svizzera, è un elemento assolutamente fondamentale non solo per il Ticino ma per tutta la Confederazione. Non è un caso che ad esempio la famosa (o famigerata, a seconda dei punti di vista) questione delle liste nere italiane per le aziende svizzere, sia assurta a tema nazionale quando ci si è resi conto che non penalizzava solo le imprese ticinesi, ma tutte quelle elvetiche. Stesso discorso per la modifica della Legge federale sull’imposta sul valore aggiunto (IVA), che abbiamo fatto emergere come discriminatoria verso le aziende svizzere e che nel frattempo è stata corretta. Sarà stato casuale, ma l’aiuto decisivo per portare questi temi e le relative discussioni sul tavolo della politica federale a suo tempo è venuto da Ignazio Cassis, nuovo Responsabile della politica estera svizzera a partire dal prossimo 1° novembre. Senza voler caricare il nuovo Consigliere Federale di eccessive aspettative, è però innegabile che è legittimo aspettarsi un’accresciuta sensibilità per la comprensione di questioni che da qualche tempo rendono più difficili i rapporti bilaterali Svizzera-Italia dal punto di vista economico. Al di là dei giusti convenevoli fra ministri, i dossier aperti sono complessi e numerosi e quantità e qualità delle problematiche non diminuiranno certo in futuro. Nessuno deve aspettarsi miracoli negoziali e spesso è necessario anche fare la voce grossa, ma lo scontro continuo con uno dei più importanti partner commerciali della Svizzera non è probabilmente la via migliore per risolvere i problemi. Anche qui, come sempre nella vita, è questione di equilibrio.

L’industria: un settore di grande valore

di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

L’industria oggi: fatti e cifre di un comparto importante per la nostra economia

Con il viaggio all’interno dei vari settori economici dell’economia ticinese nel quadro delle celebrazioni per i 100 anni della Cc-Ti, l’attenzione è dedicata questa volta al comparto dell’industria, settore fondamentale della nostra economia, visto che contribuisce a creare circa il 22% del Prodotto interno cantonale. Sono circa 2’000 le aziende industriali con oltre 28’000 collaboratori e un tessuto estremamente diversificato in termini di dimensioni aziendali e di settori, visto che si passa dalla meccanica all’elettronica, dalla moda alla farmaceutica, passando per l’industria alimentare e le raffinerie di metalli preziosi. Strutture ed esigenze diverse, accomunate dalla costante ricerca della qualità per affrontare i mercati mondiali, visto che comunque la parte dedicata all’esportazione, che si aggira sui 6 miliardi di franchi all’anno, è consistente. Un confronto sui mercati internazionali che esige una costante ricerca dell’eccellenza, altrimenti non sarebbe possibile lavorare per clienti come la NASA e la Boeing, oppure piazzare sui mercati internazionali prodotti di nicchia come il cioccolato prodotto con il latte di cammello, creazione quasi unica.

Le industrie del nostro territorio hanno saputo reagire in maniera positiva ai cambiamenti congiunturali e non in atto negli ultimi anni, mantenendo un alto livello competitivo grazie alla flessibilità, all’innovazione e alla ricerca di nuovi mercati.

A dimostrazione di quanto siano ingenerosi i troppo frequenti riferimenti al presunto “basso valore aggiunto” e l’uso dispregiativo del termine “capannoni”. Se non ci fosse qualità, sarebbe del resto stato impossibile triplicare le cifre dell’export ticinese negli ultimi venti anni. Le cifre di un settore come quello farmaceutico sono significative: 2’500 persone occupate, 190 milioni di franchi di salari versati e un fatturato globale industriale in Ticino di 1,3 miliardi di franchi. Senza dimenticare investimenti per 500 milioni di franchi sul nostro territorio cantonale fra il 2016 e il 2018 e la formazione di 120 apprendisti nell’anno scolastico 2016-2017. E non è nemmeno un caso che il settore della moda, con circa 6’000 posti di lavoro, generi una cifra d’affari di circa 10 miliardi in Ticino e contribuisca alle finanze dello Stato con un gettito fiscale di una novantina di milioni di franchi. Comune a tutti gli ambiti industriali è l’attenzione per la formazione, sia nell’ambito di quella di base che in quella continua, anche per permettere a un numero sempre crescente di residenti di poter entrare in contesti internazionali che hanno specificità tecniche o modelli di business tali da rendere indispensabile l’acquisizione di competenze sempre più mirate. Da sottolineare il fatto che, malgrado le difficoltà legate alla forza del franco svizzero, le industrie del nostro territorio hanno saputo reagire in maniera positiva, mantenendo un alto livello competitivo grazie alla flessibilità, all’innovazione e alla ricerca di nuovi mercati. Il che non era scontato.

Intervista al Direttore Cc-Ti Luca Albertoni per radio SRF

Ospite di Susanne Brunner, della radio svizzero tedesca SRF lo scorso 21 settembre, il Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni parla dell’elezione di Ignazio Cassis quale Consigliere Federale ticinese, in relazione anche ai rapporti con l’UE ed alle tematiche tra Ticino e la vicina frontiera.

Das Tessin, das seinen neuen Bundesrat feiert: So nehmen wir am Tag nach der Bundesratswahl die Stimmung im Tessin wahr. Mit einem Tessiner Vertreter in der Landesregierung sind aber noch keine Probleme des Südkantons gelöst. Die vielen Grenzgänger, die tiefen Löhne, die Angst, keine Stelle zu finden oder sie zu verlieren.
Seit über 20 Jahren lehnt denn auch eine Mehrheit der Tessiner Stimmbevölkerung sämtliche Vorlagen ab, die eine Öffnung gegenüber der EU beinhalten: EWR, Personenfreizügigkeit und die Bilateralen, dafür ein wuchtiges JA zur Masseneinwanderungsinitiative. In Bundesbern ist derweil das EU-Dossier blockiert, und Bundesrat Ignazio Cassis hat denn auch einen Neuanfang in der Europafrage versprochen.
Damit sind im Tessin aber noch keine Probleme gelöst. Was machen Tessiner Wirtschaftsvertreter, um Lösungen zu finden? «Auf Cassis sollte jetzt kein zu grosser Druck ausgeübt werden.», sagt Albertoni, «es geht um andere Ansätze aus dieser besonderen Region.» – «Der Lohndruck ist in Grenzregionen wie dem Tessin da. Aber man hat eine Wirtschaft, die sich geöffnet hat», so Abertoni: «Die Wirtschaft ist internationaler geworden, im Gegensatz zur Politik, die sich sehr verschlossen hat. Diese Schere ist in den letzten Jahren sehr gross geworden.»

Ascoltate l’intervista completa con l’intervento di Luca Albertoni sul sito della Schweizer Radio und Fernsehen, attraverso questo link.

Dentro l’economia e Oltre i confini

Dal 17 settembre al 15 ottobre andranno in onda su Teleticino le puntate di “Dentro l’economia”, il format dedicato alla scoperta dell’economia ticinese nelle sue diverse sfaccettature settoriali e storiche. Il martedì sera – sempre su Teleticino –  continuerà il viaggio all’interno delle realtà aziendali ticinesi orientate all’esportazione, grazie alle mini- puntate di “Oltre i confini” .

Dentro l’economia

Dentro l’economia – in onda su Teleticino per 5 domeniche dal 17 settembre alle ore 18.30 – è una trasmissione ideata per far scoprire, attraverso materiali d’archivio, interviste e testimonianze i settori economici che la Cc-Ti rappresenta. Industria, servizi, commercio ed artigianato saranno i protagonisti di 4 delle 5 puntate di “Dentro l’economia”, permettendo al pubblico di scoprirli con un excursus storico settoriale, passando poi a interviste con ospiti che attraverso le loro esperienze professionali e in seno alle diverse associazioni di categoria, fanno emergere cifre e dati, risaltando anche il ruolo della Cc-Ti in questo contesto.

Qui sotto potrete visualizzare la prima delle puntate settoriali, andata per l’appunto in onda il 17 settembre scorso.

 

 

La puntata di domenica 15 ottobre sarà speciale perché dedicata alla storia della Cc-Ti: si ripercorreranno i cento anni attraverso materiali d’archivio e interviste in prima persona dei personaggi che hanno avuto e che hanno tuttora un ruolo attivo per la Cc-Ti.

Oltre i confini

Da martedì 19 settembre alle 19.15 continua il viaggio attraverso l’economia ticinese legata al settore export.  Prosegue infatti anche quest’anno la collaborazione sempre con MediaTI e Switzerland Global Enterprise (S-GE) per le brevi interviste ad imprenditori ticinesi in onda su Teleticino settimanalmente nell’ambito del progetto “Oltre i confini”.

 

Nella prima puntata, l’intervista al direttore della Cc-Ti Luca Albertoni.

 

Forze e competenze unite nel settore della formazione professionale

La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti) e la Società degli Impiegati del Commercio sezione Ticino (Sic Ticino) uniscono le forze e propongono nella Svizzera italiana un’offerta articolata di corsi nel settore del commercio e della vendita.

L’offerta congiunta propone corsi di formazione professionale sviluppati sulla base dei bisogni espressi dalle aziende, dai professionisti del commercio e della vendita e dal territorio. L’iniziativa è frutto di una lunga collaborazione fra Cc-Ti e SIC Ticino e della convinzione dell’efficacia di un modello basato sulla complementarietà delle organizzazioni del mondo del lavoro. Questa collaborazione permette di creare un polo formativo attrattivo e interessante, in grado di arricchire il panorama dell’offerta formativa nella Svizzera italiana e di sviluppare nuove iniziative in riferimento alle nuove competenze emergenti sul mercato del lavoro, confrontato a cambiamenti epocali come la digitalizzazione e nuovi modelli di lavoro, di cui la formazione deve tenere conto.

La Cc-Ti, quale associazione-mantello dell’economia cantonale, sostiene le iniziative formative dei vari settori economici e in particolare quelle trasversali a molti ambiti, come è il caso per i corsi promossi congiuntamente con SIC Ticino.

Un momento della conferenza stampa di presentazione della nuova offerta, tenutasi a Lugano il 14 settembre.
Nella foto, da sin., Nicola Giambonini, Direttore SIC Ticino e Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti

La messa in comune di infrastrutture, strumenti didattici, competenze pedagogiche e capacità di ascoltare il territorio, l’economia e le esigenze di tutti i suoi attori, rappresenta il grande valore aggiunto di questa collaborazione, che pone le basi per affrontare le numerose sfide che attendono la Svizzera italiana nel settore della formazione professionale.
L’offerta presenta un ampio ventaglio possibilità di specializzazione o di approfondimento professionale. La collaborazione mette l’accento in modo particolare su due principi di fondo: da un lato l’indirizzo alle competenze e al mercato del lavoro, dall’altro un profondo orientamento pratico e un aggancio all’esperienza professionale (requisito indispensabile per avere successo agli esami federali superiori).
La decisione di approfondire le proprie competenze attraverso la formazione continua è spesso difficile per chi ha concluso una formazione di base e non pensa di avere la necessità, i mezzi o le risorse per accedere a formazioni superiori. Per questo ecco ora un ricco programma di certificazioni intermedie riconosciute, che si orienta alle esigenze dei collaboratori attivi nelle piccole medie imprese in Ticino. Un concreto contributo a coloro che vogliono creare solide basi per una carriera professionale e per le aziende che investono su persone qualificate e costantemente aggiornate.

Per maggiori informazioni in merito potete contattate Roberto Klaus, Direttore SSIB Ticino,
(Tel. 091 911 51 19, klaus@cc-ti.ch)

Con grandi eventi e cultura una svolta decisiva in Ticino

Testo a cura di Alessio del Grande

Nell’anno di grazia 2017, forse, il Ticino riuscirà a liberarsi dall’immagine di Cantone sonnacchioso e lamentoso. Almeno sul piano della cultura e dei grandi eventi. Da Lugano a Locarno, favorita anche da un’incoraggiante ripresa del turismo, si è chiusa questa estate una fortunata stagione culturale, con spettacoli e rassegne che hanno richiamato centinaia di migliaia di persone. Una svolta che potrebbe segnare un decisivo cambio di passo per la politica culturale, grazie ad un’offerta di eventi che ha generato pure un importante indotto economico. Sicuramente valutabile in decine e decine di milioni di franchi, sebbene manchino ancora stime precise. È la sonora smentita di quella rozza opinione secondo cui con “la cultura non si mangia”, quando essa si sta, invece, rivelando, un potente propulsore non solo per la crescita sociale e civile, ma anche per quella economica.

A Lugano già nel 2016 il LAC ha proposto sette esposizioni e oltre 200 spettacoli, tra musica e teatro, mentre il Museo d’Arte ha accolto più di 100mila visitatori. Se la mostra su Paul Signac ha registrato 50mila visitatori, per l’anno prossimo si annunciano le due esposizioni dedicate a Picasso e Magritte, che contribuiranno a consolidare la presenza di Lugano sulla scena culturale internazionale attirando altre decine di migliaia di visitatori. Nella città dell’Estival Jazz, la settima edizione di LongLake Festival in 35 giorni ha offerto ben 500 eventi che hanno richiamato 350mila persone e innescato un milione di contatti online. Un open air urbano che ha saputo coinvolgere le più diverse fasce di pubblico, confermando anche una forte attrattività turistica.

A Locarno per le nove serate in Piazza Grande di Moon&Stars sono stati venduti più di 65mila biglietti, a cui vanno aggiunti i 35mila ospiti di Food&Music Street, intelligente novità introdotta quest’anno, a cui sono stati offerti una cinquantina di concerti gratuiti. Una manifestazione che è “linfa vitale per il turismo”, ha ricordato il Sindaco di Locarno Alain Scherrer. Basti pensare che l’esibizione dei Jamiroquai, diffusa in streaming, ha registrato 4,5 milioni di utenti. Con la musica del gruppo britannico, a viaggiare per il mondo c’era anche l’immagine di Locarno.

La cultura si rivela un propulsore per la crescita sociale, civile, e soprattutto per quella economica. Un esempio ne è il Festival Internazionale del Film, che si tiene annualmente a Locarno.

E c’è il Festival del Film che ha festeggiato la sua 70esima edizione con l’apertura della Casa del cinema – che dovrebbe diventare il polo ticinese dell’audiovisivo – e una crescita dell’8%, raggiungendo in 11 giorni i 174mila spettatori. Già nel 2005 uno studio dell’Università della Svizzera Italiana, aveva stimato in 22-23 milioni le ricadute economiche della rassegna cinematografica per la regione. Tanto per farsi un’idea, da sola lo scorso anno la Ticino Film Commission ha creato un indotto di 1,6 milioni. Pure il Festival ha ampliato le sue proposte con iniziative collaterali d’intrattenimento e con Locarno Experience, un doppio posizionamento che qualifica la manifestazione tra i “Top Event” della Svizzera. Da Lugano a Locarno si è affermato un concetto di offerta a largo spettro che si rivolge a tutti: alle fasce popolari così come a quanti sono più attenti ai specifici contenuti culturali. E ciò che serve per suscitare interesse e fare immagine. Eventi e cultura non sono, dunque, un lusso, bensì un investimento capace di richiamare un pubblico internazionale e di rilanciare il Cantone tra le destinazioni turistiche estive dell’Europa. Sempre che il Ticino sappia disintossicarsi da quelle acide polemiche che si sono viste col “caso Verzasca”.