Il Ticino è sempre più digitale

Testo a cura di Carlo Secchi, Swisscom Ticino

Alla Swisscom Dialogarena Ticino 2018 (tenutasi in ottobre a Lugano) si è fatto il punto sugli sviluppi della digitalizzazione per le aziende. Anche Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti, è intervenuto in un’arena di dialogo. Il tema del digitale e delle sue evoluzioni e implicazioni è clou per la Cc-Ti. Nel corso del 2017 l’abbiamo declinato sotto molte forme, con approfondimenti ed eventi. Ritrovate la nostra posizione in merito qui.

La trasformazione digitale è ormai da tempo un elemento costante della nostra vita quotidiana. Difficile non esserne coinvolti. Più facile invece esserne travolti. Se da una parte, le nuove generazioni ne hanno adottato i paradigmi, dall’altro, politica ed economia si trovano nel mezzo di un guado, tra modelli di business tradizionali e spesso destinati a non essere più sostenibili e nuovi modelli dirompenti, in grado di rovesciare ruoli e sorti anche di aziende ritenute inattaccabili. Con questi presupposti, Julie Arlin ha aperto al LAC di Lugano i lavori della 3° edizione della Swisscom Dialogarena Ticino, una piattaforma già rodata da quasi un decennio oltre Gottardo e che in Ticino è rapidamente diventata un punto di riferimento per operatori del tessuto economico ticinese, per dialogare sui temi inerenti la trasformazione digitale e il suo impatto sul business del nostro Cantone. Quest’anno agli oltre 130 partecipanti, Stefano Santinelli (Delegato del CIO per la Svizzera Italiana) ha illustrato l’evoluzione delle organizzazioni aziendali, sempre più lontane dalle gerarchie “patriarcali” delle prime rivoluzioni industriali e tese a enfatizzare la creatività individuale, la spinta dell’ideale e l’agilità delle strutture “piatte”.

Un momento dell’arena di dialogo alla quale ha partecipato anche il Direttore Cc-Ti Luca Albertoni.
Sulla foto anche, da sin., Carlo Secchi, Sales Director Ticino – VP, Swisscom, e Patrick Tonascia, Presidente CdA di Tipack Technologies SA

L’On. Christian Vitta, partendo dalla Strategia “Svizzera Digitale” inserita nel programma di legislatura del Consiglio federale, ha declinato il tema a livello Cantonale, parlando di uno Stato che non intende sostituirsi agli imprenditori, ma che è chiamato a porre le migliori condizioni quadro per un Canton Ticino competitivo. Inoltre ha descritto le misure concrete su cui sta lavorando il suo Dipartimento, per poter affrontare la rivoluzione digitale e cogliere al meglio le opportunità che essa offre, riducendo al minimo i rischi che ogni rivoluzione porta immancabilmente con sé.
Nelle sessioni dedicate alle arene di dialogo i partecipanti hanno potuto approfondire temi classici come l’offerta Swisscom Cloud dedicata alle applicazioni o dedicarsi all’aggiornamento sul “radar delle minacce” in ambito cyber-security. Notevole l’interesse suscitato dalle nuove modalità di lavoro, strettamente connesse con il costante fabbisogno di efficienza e mobilità. Quest’ultima (non prima del 2020) vivrà un nuovo ulteriore sviluppo grazie al 5G, presentato in anteprima in un’altra arena, promettendo banda ultralarga in mobilità. Le tecnologie di telefonia mobile più “mature” offrono ancora molto: nell’arena city insights è stata presentata infatti la soluzione per il monitoraggio dei flussi in movimento sulle strade svizzere, grazie alla raccolta dei dati anonimi e aggregati delle SIM collegate alla rete Sisscom e che rende possibile l’analisi della viabilità cantonale anche a livello di singoli quartieri. Infine blockchain, ovvero la tecnologia di base del bit-coin, già applicata per ottimizzare molti processi e presentata nell’arena dedicata.
L’intervento di chiusura è stato affidato al Prof. Luca Gambardella, il quale ha presentato alcuni studi sull’Intelligenza Artificiale a cura del prestigioso “Istituto Dalle Molle” da lui diretto. Esperimenti in corso ma anche applicazioni già in uso, che dimostrano l’altissimo livello raggiunto dal suo istituto (tra i primi 10 al mondo).
Nei momenti di pausa, i partecipanti hanno sperimentato alcune soluzioni “pronte all’uso”, a dimostrazione di quanto, temi considerati futuribili 1 o 2 anni fa, siano oggi già parte integrante della nostra quotidianità. Difficile quindi pronosticare fin d’ora i temi per la prossima edizione della Swisscom Dialogarena Ticino. Più arduo è invece immaginare un anno senza una nuova edizione di un evento ormai
irrinunciabile.

Export a gonfie vele

Continua con il vento in poppa l’andamento positivo dell’export svizzero. I recenti dati dell’Amministrazione federale delle dogane (AFD) dimostrano infatti che il terzo trimestre del 2017 è stato dinamico: le esportazioni si sono attestate a 54,0 miliardi di franchi, il 2,5% in più dello stesso periodo dell’anno precedente, tenuto conto delle correzioni per i diversi giorni lavorativi. Dal fronte delle importazioni si segnala un +7,4% corrispondente a 45,4 miliardi. In termini reali – ovvero con i valori corretti in base all’evoluzione dei prezzi sulla base di valori medi – la progressione è rispettivamente dell’1,4% (export) e dell’1,6% (import). Il saldo della bilancia commerciale è sceso da 10,3 a 8,5 miliardi. Si conferma quindi la tendenza favorevole che si osserva dall’inizio dell’anno e che è proseguita fra luglio e fine settembre, seppur a un ritmo meno sostenuto.

I settori trainanti sono quelli dei metalli (5,6%), dei veicoli (+5,4%) nonché il settore orologiero (5,6%) che continua la sua ripresa dove aver vissuto mesi difficili all’insegna della negatività.  Sono arretrati invece i gioielli (-17%) e la carta (-2%). L’Asia rimane il continente con il quale la Svizzera ha un maggior interesse di esportazione (7%), in particolare Singapore si è dimostrato molto dinamico registrando un 41% nel solo settore della chimico-farmaceutica. Altre cifre particolarmente positive relative ai singoli Paesi possono essere osservate a Hong Kong (+19%) e in Cina (+14%), Germania (+3%), India (+6%), Italia (+6%) e Russia (+31%).

Per quanto concerne il solo mese di settembre, le esportazioni hanno registrato una certa stagnazione. La causa è principalmente da imputare al calo delle vendite di prodotti chimici e farmaceutici negli Stati Uniti che ha fatto peggiorare i risultati. Contrariamente alla performance del mese di agosto, le importazioni hanno continuato a progredire (10%)

Il 2018 all’insegna della crescita

Secondo il recente sondaggio di Switzerland Global Enterprise (S-GE) sul clima dʼexport, le previsioni per l’ultima parte del 2017 indicano che l’anno continuerà ––con questo trend positivo. Le PMI svizzere esportatrici guardano al futuro con grande ottimismo. Circa il 60% di tutte le piccole medie imprese prevede infatti, anche nel 4° trimestre 2017, un aumento delle esportazioni. Nel 2018, la metà di tali PMI pianifica inoltre un’espansione allʼestero. Il barometro delle esportazioni di Credit Suisse rileva nuovamente un’ampia fase di crescita. Nei prossimi mesi lo sviluppo dell’export dovrebbe quindi potenziarsi ulteriormente. Ad influire maggiormente su di esso sono gli effetti positivi della valuta. Infatti, oltre la metà delle imprese intervistate registra una crescita dei margini grazie all’andamento del cambio.

A margine della presentazione del sondaggio di S-GE e Credit Suisse, Sascha Jucker, economista presso Credit Suisse, ha inoltre affermato che “recentemente, nel comparto industriale dei due principali mercati di vendita, quello tedesco e statunitense, si è ulteriormente rafforzato il clima positivo. In tal senso, i valori delle PMI (Purchasing Mangagers Index) in entrambi i mercati superano l’elevata soglia dei 60 punti”. “Il clima dellʼexport è molto positivo – gli ha fatto eco Alberto Silini, responsabile Consulenza presso Switzerland Global Enterprise (S-GE) – “in particolare lo sono le prospettive e margini più alti, che permettono di operare nuovamente maggiori investimenti. I beni e servizi svizzeri sono molto richiesti allʼestero. Le PMI che prevedono di avviare unʼattività di export, oppure di accedere a nuovi mercati, devono cogliere ora quest’opportunità, che si presenta nel momento ideale”.

Marco Passalia, vice direttore e responsabile Servizio Export Cc-Ti

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana

Il servizio Export della Cc-Ti e S-GE sono a vostra disposizione per consulenze in ambito di esportazioni. Contatti email: Cc-Ti e S-GE

Trasformazioni digitali fra timori e opportunità

Si parla molto della trasformazione digitale, anche se probabilmente sarebbe più corretto declinare il tutto al plurale, perché vi sono molte trasformazioni in atto che rimettono in discussione numerosi modelli economici e sociali che sembravano molto consolidati. Le paure sono legittime e umanamente comprensibili quando ci si trova di fronte a cambiamenti epocali, oltretutto di rapidità inedita.

Questo non deve però distogliere dall’osservazione più fattuale degli eventi. Ad esempio si cita spesso la deindustrializzazione in Europa (Svizzera compresa), mentre in realtà è più una mutazione (non certamente la prima) che una fine vera e propria dell’industria. Un noto sociologo, ingegnere ed economista francese, Pierre Veltz, ha recentemente pubblicato un libro molto interessante, intitolato “La société hyper-industrielle” (con il sottotitolo “Le nouveau capitalisme productif”). Egli indica come in realtà non vi sia una regressione dell’industria, ma una profonda trasformazione, soprattutto della sua organizzazione. La rivoluzione in atto  con la quale dobbiamo confrontarci concerne sì l’automatizzazione di taluni compiti lavorativi, ma soprattutto le opportunità derivanti dalle reti di comunicazione che agevolano ulteriormente la dispersione  nella produzione in tutto il mondo, l’inclusione dell’utilizzatore nei cicli di produzione e la ricezione costante dei dati di utilizzo grazie alle varie piattaforme di scambio di dati. La tesi è che l’industria starebbe diventando un servizio come gli altri, mentre molti servizi si organizzerebbero secondo criteri industriali, rendendo sempre più difficile la distinzione fra i due rami economici. Spunto certamente opinabile ma  comunque interessante, perché permette di capire che la trasformazione digitale non è per forza negativa, ma permette sviluppi anche impensabili. Non è del resto un caso che si parli sempre più spesso di “reshoring”, ossia di rimpatrio in Europa di attività industriali esportate anni fa verso quelli che erano considerati paesi a basso costo di produzione. La trasformazione digitale rende talune attività economiche  meno costose e quindi rilancia la competitività europea a livelli di costi. Anche in Svizzera vi sono vari esempi di questo tipo, a partire dalla crema di Ovomaltina da spalmare sul pane, di nuovo prodotta in  Svizzera dopo essere stata “esportata” in Belgio. Vero che non sempre questo è accompagnato da spettacolari creazioni di posti di lavoro dal punto di vista quantitativo, ma nel caso dell’Ovomaltina vi sono  comunque cinque nuovi posti di lavoro nel canton Berna. E cinque è meglio di zero, anche perché comunque ciò permette di riportare nel nostro paese determinate competenze. Anche di questo occorre tenere conto quando si parla di trasformazione digitale.

La digitalizzazione è un tema clou per la Cc-Ti. Nel corso del 2017 l’abbiamo declinato sotto molte forme, con approfondimenti ed eventi.
Ritrovate la nostra posizione in merito qui.

Logistica distributiva: la digitalizzazione quale motore dell’innovazione

Riflessioni del Direttore SSIB Ticino, Roberto Klaus, sulla digitalizzazione nell’ambito dei processi produttivi delle aziende 4.0, della logistica distributiva e dell’innovazione.

L’Associazione Logistica in Rete (VNL) è un’organizzazione nata nel 2008 allo scopo di promuovere l’innovazione nell’ambito della logistica, soprattutto con attività di ricerca applicata e con la partecipazione del mondo accademico e ed economico. Quest’associazione è stata riconosciuta ed è in parte finanziata dalla CTI – Commissione per la tecnologia e l’innovazione della Confederazione. I criteri per la  valutazione di una richiesta di finanziamento nell’ambito della ricerca in logistica sono la sua importanza economica e tecnico-scientifica, il suo potenziale commerciale, il suo contributo allo sviluppo durevole, un piano di lavoro e di finanziamento chiaro e una somma in contanti come prova dell’impegno dell’azienda. L’associazione logistica in Rete VNL è presente dal in Ticino dal 2013, con la collaborazione dell’Istituto sistemi e tecnologie per la produzione sostenibile (ISTePS) e dell’Istituto Dalle Molle (IDSIA), entrambi del Dipartimento Tecnologie Innovative (DTI) della SUPSI.

VNL, che aderito alla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti), si pone tra le sue attività:

  • la promozione all’innovazione nell’ambito della logistica aziendale,
  • il sostegno della collaborazione tra istituti di ricerca, centri formativi a livello universitario e aziende,
  • la garanzia del trasferimento delle tecnologia e del sapere tra il mondo accademico e l’economia in ambito logistico,
  • lo sviluppo di specifici progetti di ricerca,
  • si occupa della formazione di giovani ricercatori nell’ambito della ricerca applicata,
  • comunica e facilita la comprensione del concetto logistico anche nell’opinione pubblica, in stretta collaborazione la Cc-Ti.

L’argomento fondamentale nell’ambito dell’innovazione si collega all’evoluzione tecnologica e, in particolare, alla digitalizzazione. Diversi fattori hanno aumentato negli ultimi anni la complessità del settore:  l’allargamento rapidissimo delle gamme di prodotto, la frammentazione e aumento degli ordini, la disomogeneità delle richieste dei consumatori e degli stessi punti vendita, l’esplosione dell’e-commerce con le sue criticità (complessità alla gestione B2C, costi legati alla consegna all’ultimo miglio, gestione dei resi, ecc.).

Nel settore della logistica l’evoluzione  del digitale è crescente. Nell’ambito della cosiddetta “Industria 4.0”, la digitalizzazione  in atto porterà chiari benefici alle aziende ed agli attori coinvolti.

Rispetto a queste sfide un supporto prezioso è il digitale: molte tecnologie dell’Industria 4.0 possono migliorare anche i processi logistici, e le ricerche confermano l’emergere tra gli addetti ai lavori una chiara consapevolezza sui benefici della digitalizzazione.
Quali esempi elenchiamo tre grandi aree tecnologiche di interesse:

  1. La visibilità sull’intero processo di distribuzione e consegna, in quest’area abbiamo piattaforme collaborative, applicazioni e digitalizzazione dei documenti di trasporto (DDT), soluzioni che favoriscono la tempestività, la tracciabilità delle informazioni, l’incremento dell’efficienza e della modalità del processo di distribuzione.
  2. La seconda area di interesse si riferisce al Warehouse Management System, con alcune nuove funzionalità o comunque modalità ottimizzate (riferite al Workflow Scheduling, al Load Building che è una tecnologia ottica per calcolare volume e peso delle spedizioni) o integrando più strettamente il sistema con le soluzioni di Transport Management System.
  3. La terza area riguarda le opportunità dell’Internet of Things. Gli Smart Glasses sono in sperimentazione in ambiti diversi, il più concreto è nei centri distributivi per fornire velocemente all’operatore informazioni, con  potenziali benefici di efficienza, efficacia in termini di qualità delle palette, riduzione di errori, e personalizzazione. Anche per i sensori RFID prevalgono le applicazioni in centri distributivi, sia sui mezzi di  movimentazione che incorporati alle scaffalature, con obiettivi della posizione e delle condizioni della merce, gestione dei veicoli, sicurezza delle operazioni di prelievo e stoccaggio, imballaggi intelligenti che sanno costruire il proprio percorso distributivo in base agli algoritmi che indicano esigenze legate alla tempistica, ai costi, alla sicurezza, ecc..

Vi è una crescente consapevolezza sui reali benefici offerti della digitalizzazione nei processi di trasporto merci e, più in generale, della logistica.

La digitalizzazione è un tema cruciale per la Cc-Ti. Infatti durante il 2017 abbiamo avuto un evento maggiore dedicato alla tematica la scorsa primavera (ritrovate i dettagli sulla nostra posizione), come pure un business breakfast il 26 settembre (di cui potete leggere sul nostro sito).

Forte intesa tra la Regione di Almaty e il Ticino

Dal 10 al 12 ottobre è stata ricevuta in Ticino una delegazione della Regione di Almaty, guidata dal Governatore della regione, Amandyk Batalov. La folta delegazione, composta da rappresentanti istituzionali, accademici ed imprenditori kazaki, era accompagnata dall’Ambasciatrice del Kazakistan in Svizzera, Zhanar Aitzhanova, e da Maxat Suleimenov, Consigliere dell’Ambasciata.

La visita fa seguito alla firma del memorandum d’intesa tra Cantone e la Regione di Almaty, avvenuta lo scorso 11 agosto ad Astana e si inserisce nel contesto di sviluppo delle relazioni tra Ticino e Kazakistan.

L’intenso programma prevedeva degli incontri istituzionali e dei momenti dedicati all’economia ticinese. Il 10 ottobre la delegazione è stata ricevuta dal Sindaco della Città di Lugano, Marco Borradori, il quale ha sottolineato gli ottimi rapporti tra la Città di Lugano e il Kazakistan. In seguito, la delegazione ha avuto modo di recarsi al centro culturale LAC, ormai divenuto luogo di visita obbligatorio per le delegazioni straniere in visita sul Lago Ceresio. Il giorno seguente gli ospiti kazaki si sono recati a Bellinzona e, dopo una visita della città e dei celebri castelli, hanno potuto incontrare il Governo ticinese, rappresentato dal Presidente del Consiglio di Stato Manuele Bertoli e dal Consigliere di Stato Christian Vitta, accompagnati dal Cancelliere dello Stato Arnoldo Coduri e dal Delegato per le relazioni esterne Francesco Quattrini.

Per quanto riguarda la parte economica del programma, la delegazione era particolarmente interessata ad avere degli scambi concernenti i settori chiave per la loro regione, come le energie rinnovabili, il turismo e il settore alimentare (in maniera specifica la produzione di alimenti). La Cc-Ti, tenendo conto di queste aree di interesse, ha organizzato dapprima un incontro con aziende locali in cui sono stati presentati i settori forti dell’economia ticinese, con un accento su quello del turismo, grazie agli interventi di Lorenzo Pianezzi, Presidente di hotelleriesuisse, e di Veronica Lafranchi, Country Manager Overseas di Ticino Turismo. Durante l’incontro, il Governatore della Regione di Almaty ha sottolineato la posizione chiave che occupa la regione dal punto di vista geografico. Il territorio è situato in effetti al crocevia tra Europa e Asia ed è un punto di accesso privilegiato verso altri mercati interessanti, come la Cina, l’India o ancora la Corea del Sud.

La delegazione era particolarmente interessata ad avere degli scambi concernenti i settori chiave per la loro regione, come le energie rinnovabili, il turismo e il settore alimentare (in maniera specifica la produzione di alimenti).

La delegazione ha inoltre avuto la possibilità di assistere alla presentazione di alcune aziende e di poterle visitare. L’ingegnere Paolo Selldorf, Caposettore comunicazione e sensibilizzazione dell’Azienda Cantonale dei Rifiuti, ha tenuto un’interessante presentazione sullo stabilimento di Giubiasco. La delegazione si è mostrata estremamente interessata al tema dello smaltimento dei rifiuti, molto attuale in questo momento in Kazakistan. In seguito, Alessandra Alberti, Direttrice di Chocolat Stella, ha presentato la sua azienda e ha accompagnato personalmente la delegazione a visitare la produzione di cioccolato. La delegazione si è infine recata a Quartino per una visita di ABB e ha incontrato il Direttore dello Stabilimento, Michele Sargenti.

A chiudere il programma, la visita presso il complesso sciistico di Airolo, allo scopo di approfondire le potenzialità di una cooperazione tra il resort leventinese e altre simili strutture di sport invernali presenti nella Regione di Almaty.

Per la Cc-Ti è stato importante accogliere questa delegazione, in quanto già da diversi anni ha posto il Kazakistan fra le sue priorità. Le relazioni tra i due paesi sono eccellenti e si auspica di continuare a rafforzare l’intesa tra Ticino e Kazakistan. La Cc-Ti prevede infatti di organizzare a breve una nuova missione nel paese euroasiatico.

Più forti insieme

Durante tutto l’arco del 2017 abbiamo portato avanti un progetto di approfondimento comunicativo volto a migliorare la conoscenza dei settori economici e delle associazioni di categoria affiliate alla Cc-Ti.

Da 100 anni la Cc-Ti rappresenta infatti molteplici realtà associative, molte delle quali hanno una storia lunga come la nostra, e anche oltre. Se un tempo le aziende si riunivano in corporazioni per essere rappresentative e forti (visto che quest’ultima è proprio definita quale persona giuridica costituita da un insieme di persone fisiche o giuridiche, ossia gli associati; legate dal perseguimento di uno scopo comune), oggi le associazioni di categoria svolgono la stessa funzione. Un gruppo di attori del medesimo ramo economico che persegue obiettivi comuni per ottenere uno scopo o più finali. In questo senso la funzione della Cc-Ti è ben definita: siamo l’associazione mantello dell’economia ticinese.

Il lavoro comune fra Cc-Ti e i soci collettivi è eccellente e va ancora rafforzato, perché è la sola via per garantire una difesa efficace degli interessi economici generali e settoriali. Come dicevamo si tratta di due distinti ruoli: entità che collaborano e comunicano costantemente fra di loro. Le associazioni di categoria si occupano delle questioni settoriali, mentre la Cc-Ti, quale associazione-mantello, si preoccupa delle questioni di politica economica generale; con degli interventi su problematiche settoriali solo se esplicitamente richiesto dalle stesse associazioni. In questo modo la Cc-Ti funge da cassa di risonanza per le numerose iniziative delle associazioni affiliate, evitando interferenze settoriali. Il discorso di collaborazione tra Cc-Ti e le associazioni di categoria si fonde su consulenze specifiche su progetti mirati, formazione ad hoc, creazione di sinergie in ambiti dettagliati, ecc.. Vi è un dialogo franco e bidirezionale.

Ci teniamo a sottolineare quanto insieme si possa essere più rappresentativi dell’intera economia ticinese.

Sono 43 le associazioni affiliate alla Cc-Ti. Sia su quest’edizione di Ticino Business che su quelle di tutto il 2017 abbiamo approfondito, con alcuni ritratti dedicati, la storia e i profili di diversi settori professionali, che le associazioni di categoria rappresentano. Sulla pagina www.cc-ti.ch/associazioni è possibile rileggere i profili, così come su tutte le passate edizioni di Ticino Business.

Ripercorriamo brevemente gli anni di fondazione delle differenti associazioni affiliate alla Cc- Ti (con un articolo pubblicato nell’edizione di ottobre di Ticino Business, alle pagine 53-55, e scaricabile anche qui), per mostrare che la storia è fatta di successi accaduti, che si sono mantenuti costanti. Nel tempo le associazioni hanno saputo prosperare e lavorare unite per il loro ramo economico, affrontando le sfide che il XX – ma già, in alcuni casi, il XIX – secolo ha posto dinnanzi ad esse. Molte cose sono cambiate, ma non la costanza di lavorare nell’interesse del settore e per la tutela della professione.

Con anni e anni di storia sulle spalle tutti gli attori in gioco, ossia le associazioni di categoria in Ticino, costituiscono dunque territorio ricco di esperienze, fattivo e propositivo, specchio di cambiamenti in atto e passati, che con caparbietà hanno affrontato numerose sfide, pronti a farlo anche in futuro. In quest’ottica, la Cc-Ti, è stata, negli anni, l’artefice del proprio successo con un constante sostegno a tutte le attività settoriali specifiche delle realtà associative. Scoprite il dialogo fra associazioni di categoria affiliate alla Cc-Ti e l’associazione mantello dell’economia ticinese leggendo questo articolo.

Dove esportare i propri prodotti?

In una discussione da bar o in un incontro informale tra amici, più di una volta ci è capitato di sentire commenti più o meno vaghi su uno o l’altro mercato quale opportunità di sbocco per esportare prodotti. Dove esportare dunque con maggiori probabilità di successo? Domanda molto generale a cui si può rispondere solo in maniera altrettanto generica. Evidentemente ogni prodotto ha le proprie peculiarità ed ogni mercato ha le proprie regole. Inoltre, come principio generale si potrebbe anche affermare che è più facile esportare nei Paesi limitrofi (per evidenti motivi di spostamento e di trasporto) ma anche verso quei mercati dove riesce più facile comunicare (nella lingua del posto o in inglese) e fare affari.

Detto ciò, senza nessuna pretesa di esaustività e ricordando che prima di muoversi all’estero è essenziale eseguire una precisa ricerca di mercato, ci spingiamo un po’ oltre le nostre consuetudini nel fornire informazioni, proponendo alcuni mercati particolarmente interessanti in questo momento (fine 2017):

  • In Germania i consumi privati rimangono un fattore chiave della crescita, sostenuti da un incremento del potere d’acquisto delle famiglie e da un calo della disoccupazione. L’industria automobilistica rappresenta il settore più importante del comparto manifatturiero tedesco e al suo interno, in un’ottica di continua innovazione, il segmento della subfornitura è interessato a incrementare le collaborazioni con partner internazionali. Il settore sanitario è sotto pressione a causa dei mutamenti demografici e prodotti medicali, dentali e farmaceutici innovativi sono sempre più richiesti.
  • La Nigeria è il paese più grande d’Africa e grazie all’elevato tasso di crescita demografica, la nazione passerà dagli attuali 200 milioni di abitanti a 400 milioni entro il 2030-35. Inoltre, con un PIL che oscilla tra i 400 e i 600 miliardi di dollari negli ultimi quattro anni, è diventata la prima economia d’Africa, spodestando il Sudafrica. Il Paese presenta un grande deficit energetico: la capacità di produzione di energia elettrica è ben inferiore al fabbisogno e le reti di distribuzioni devono essere rafforzate. Il governo presta particolare attenzione alle energie rinnovabili. La classe media in crescita richiede attrezzature ospedaliere, prodotti farmaceutici ma anche prodotti cosmetici e, più in generale, prodotti di consumo di elevata qualità.
  • Negli ultimi 15-20 anni, la Colombia ha subito profondi cambiamenti passando progressivamente dal controllo statale al libero mercato. La forte crescita della classe media e il conseguente incremento della richiesta di prodotti di qualità aprono numerose nicchie di mercato per i beni di consumo superiori. La quarta generazione di concessioni viarie, l’ambizioso “Piano 4G” del Ministero dei trasporti, prevede l’ammodernamento e la costruzione di nuove infrastrutture per una maggiore efficienza del sistema stradale colombiano: interventi su strade, ponti, tunnel sono una priorità, così come la creazione di nuovi collegamenti, non solo stradali ma anche ferroviari e lo sviluppo e l’espansione di porti e aeroporti.
  • In India negli ultimi anni il Governo Modi ha lanciato una serie di piani industriali, principalmente volti a colmare il deficit energetico ed infrastrutturale del Paese. La crescita economica e demografica ha determinato un incremento del fabbisogno energetico e in questo contesto il Governo ha individuato il settore delle energie rinnovabili come comparto chiave per promuovere una crescita sostenibile. Il Paese ha inoltre dato il via a imponenti progetti di sviluppo di una buona parte del sistema infrastrutturale tra cui il Corridoio Industriale Delhi-Mumbai che dà vita a varie Smart Cities e l’ammodernamento della sua immensa rete ferroviaria.

 

Marco Passalia, vice direttore e responsabile Servizio Export Cc-Ti

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana

Il servizio Export della Cc-Ti e S-GE sono a vostra disposizione per consulenze in ambito di esportazioni. Contatti email: Cc-Ti e S-GE

I nuovi modelli di business che si impongono con la digitalizzazione

Nell’evento della Cc-Ti del 26 settembre scorso, davanti ad un folto pubblico che è intervenuto partecipando in modo attivo con domande e spunti di riflessione, si è parlato della trasformazione dei modelli di business e di come la digitalizzazione influisca su essi. Il tutto nel quadro della collaborazione fra la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) e Swisscom.

L’appuntamento intitolato “Innovazione e digitalizzazione: la trasformazione dei modelli di business”, si è tenuto presso la sede della Cc-Ti a Lugano. Dopo l’evento è seguito un business lunch, che ha permesso, in un ambiente informale, di creare contatti proficui per gli affari dei nostri associati che sono intervenuti quale pubblico, nonché di poter porre domande specifiche ai relatori, analizzando al meglio i temi presentati.

Sono intervenuti Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti; Maaike Booi, Vice Direttrice Palo Alto SA; Mirko Nesti, CEO Tectel SA; Stefano Doninelli, CEO DOS Group SA e Carlo Secchi, Direttore Vendite Swisscom Enterprise Customers, che hanno illustrato ai convenuti differenti modelli di business nei quali la digitalizzazione ha fatto la differenza.

Da sin. Mirko Nesti, Maaike Booi, Stefano Doninelli e Carlo Secchi

Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti, nella sua introduzione, ha parlato dell’importanza dell’apertura mentale verso la digitalizzazione, della quale molti hanno ancora timore. Si tratta però di un’onda che va cavalcata e non arrestata, poiché in essa si devono cercare e cogliere nuove sfide ed opportunità per crescere, innovarsi e restare competitivi sul mercato. Albertoni ha inoltre sottolineato come le trasformazioni in atto siano ineluttabili in tutta la società e per le aziende “4.0” sia una possibilità per cercare maggiori benefici per un vantaggio competitivo concreto.

La digitalizzazione ha imposto nuovi modi di pensare, di agire, di lavorare. Come Cc-Ti ci siamo chinati su questo tema con numerosi approfondimenti, dedicandovi già l’evento “L’economia del futuro è digitale” la scorsa primavera (ritrovate qui il resoconto www.cc-ti.ch/resoconto-dellevento-leconomia-del-futuro-e-digitale) e molti articoli sulle pagine di Ticino Business nel corso del 2017, come pure sul nostro sito web (accedete tramite questo link: www.cc-ti.ch/la-digitalizzazione-oggi). Crediamo sia un tema strategico per le aziende oggi, sul quale riflettere ed investire per non marciare sul posto, ma progredire verso nuove evoluzioni ed opportunità.

Maaike Booi, dell’azienda Palo Alto SA di Lugano, ha parlato dei motivi alla base dell’automatizzazione dei processi (BPM) e ha dimostrato come sfruttare questa digitalizzazione come pure la gestione documentale digitalizzata (DMS) per migliorare l’efficienza delle aziende ed i loro collaboratori. Il tutto ponendosi l’obiettivo di ridare tempo alle aziende, così che esse possano concentrarsi sul proprio core business, ridando valore anche alla figura della risorsa umana. L’alleggerimento amministrativo dovuto alla digitalizzazione di processi burocratici nelle aziende è uno degli scopi di Palo Alto SA, per il proprio operare. La Signora Booi ha portato l’esempio della comunicazione tra differenti comparti dell’azienda (amministrazione/fatturazione-tecnico operatore) e di come digitalizzandola essa sia diventata più efficiente, sia per i dipendenti, con vantaggi anche per i clienti finali dell’impresa.

Oggi gli strumenti digitali non richiedono più degli investimenti così onerosi come in passato, motivo per cui anche le PMI possono approcciare questo tema e sfruttarne al pieno il potenziale. Inoltre la digitalizzazione dei processi permette di restare competitivi e di portare innovazione all’interno della struttura aziendale, fornendo importanti benefici alle imprese, tra cui una riduzione dei costi, un controllo degli sprechi, una migliore gestione del tempo. Affiancando a questi processi anche una formazione continua mirata dei collaboratori, essi vengono coinvolti nel cambiamento e sono motivati nel flusso della gestione del valore.

Luca Albertoni durante la sua introduzione all’evento

Tectel SA ubicata a Lamone, si occupa della digitalizzazione di documenti e di archivi aziendali. L’archiviazione elettronica dei documenti cartacei è possibile grazie ad un’industrializzazione di questo processo. Dalle parole del CEO Mirko Nesti, emerge come le tante aziende che si sono affidate a Tectel abbiano liberato magazzini, con indubbi agevolazioni su costi, stoccaggio e logistica della carta/archivio/magazzino, e come la digitalizzazione dei documenti sia poi stata un’utile esercizio per riordinare e ritrovare documenti importanti, anche storici, per l’azienda stessa. Il tutto in sicurezza e rispettando le diverse normative in vigore sulla gestione della smaterializzazione della carta. I dati della scansione dei documenti vengono salvati in digitale e poi indicizzati, dando la possibilità ad ogni collaboratore dell’azienda cliente di accedere e fare ricerche tra i dati direttamente dal proprio pc. La conservazione sostitutiva è una procedura legale/informatica regolamentata dalla legge, in grado di garantire nel tempo la validità legale di un documento informatico. Il processo di industrializzazione di Tectel prevede l’utilizzo di uno scan che in 1 minuto compie la scansione di 250 fogli fronte/retro a colori. Di questo processo, ad esempio, ne hanno già beneficiato studi medici, avvocati, fiduciarie, ecc..

Stefano Doninelli, CEO di DOS Group SA, ha spiegato come la sua azienda abbia creato un sistema di comunicazione d’emergenza, sviluppando software e app che vanno a sostenere la comunicazione per salvare vite umane e/o situazioni d’emergenza. Il Ticino, grazie al progetto Momentum, è diventato il secondo posto al mondo per tasso di sopravvivenza in caso di attacco cardiaco, con una percentuale pari al 58% grazie alla tempestività d’intervento (al primo posto vi è Seattle). Così facendo si abbattono al contempo in modo massiccio i costi; poiché si va a gestire la rete di first responder in caso di attacchi cardiaci. Momentum è sviluppato in collaborazione con la Fondazione TicinoCuore. Questo concetto può essere applicato anche ad altri modelli di business nell’ambito della sanità, ma anche per enti che gestiscono la sicurezza o gli allarmi (sanità, ospedali, 144, polizia), ed è usato in Ticino, in altri Cantoni e anche all’estero. Oltre a ciò vi sono altri due progetti che DOS Group SA sta portando avanti: NeuraEye, basato sull’utilizzo di reti neurali, che permette ai servizi di sicurezza e alle forze dell’ordine di eseguire delle ricerche di oggetti o persone in modo veloce sulle registrazioni delle telecamere e Arvados, che sarà utilizzato per la ricerca di persone scomparse in ambienti aperti (boschi, ecc.) o sotto le valanghe.

Infine, Carlo Secchi, Direttore Vendite Swisscom Enterprise Customers, si è soffermato sull’approccio alla «trasformazione digitale» con particolare riferimento al cambiamento, ai modelli di business dirompenti e alle nuove figure professionali. Nello specifico è stato evidenziato come negli ultimi 15 anni sia totalmente cambiato l’approccio al digitale e come l’evoluzione digitale sia rapidissima e influenzi in maniera massiccia i business. Già solo 10 anni fa non esistevano professioni che oggi sono operative, così come lo sviluppo e l’impatto di questo progresso sul business è in crescita costante. In questo senso, ad esempio, Swisscom lancerà nel 2020 il 5G. In un mondo sempre più interconnesso è bene salire sul treno della digitalizzazione e cogliere le sfide che essa offre, valutando e analizzando al meglio le opportunità (ma anche i rischi) che essa offre. Questo va fatto sia nella scelta della strategia aziendale, di modello di business, come pure per lo schema di leadership e conduzione che si vuole attuare. Carlo Secchi consiglia 4 passi per la trasformazione digitale:

  1. Riconoscere i trend in atto
  2. Analizzare la leadership digitale
  3. Affrontare e attuare i modelli di business
  4. Definire e vivere la governance digitale

L’evento, come già anticipato, si è concluso con le domande del pubblico e un business lunch, con uno scambio di esperienze per nuovi contatti.

L’evento nei media:
tramite questo link è possibile accedere al servizio del Quotidiano – RSI, edizione del 26.9.2017

Pasticcio di primi passi all’esportazione: la nostra ricetta

Nell’attività di consulenza all’internazionalizzazione abbiamo a che fare con aziende molto differenti tra loro. Le richieste di consulenza sono estremamente eterogenee e quindi di proposito in questo articolo intendiamo soffermarci sulle aziende che per la prima volta si affacciano ai mercati esteri.

A più riprese in passato abbiamo cercato di fornire una chiara spiegazione degli attori in gioco e delle tessere da incastrare in un qualsivoglia processo di internazionalizzazione. Abbiamo inoltre introdotto il concetto delle 6 P dell’export mix (Paese, Prodotto, Procedure, Prospezione, Partner e Protezione), che mostra chi e cosa tenere in considerazione per il processo di internazionalizzazione. Tuttavia, non abbiamo mai veramente concentrato l’attenzione sulla ricetta per vendere i propri prodotti e servizi all’estero. Una ricetta scritta in più di un decennio di esperienza di accompagnamento all’estero di aziende ticinesi. Come ogni cuoco che si rispetti, la ricetta varia da persona a persona e quindi, senza presunzione di completezza, ci permettiamo di fornire qualche dritta su come muovere i primi passi verso l’estero:

  • Identifica un mercato: per scegliere un mercato e vagliare le opportunità commerciali, puoi sicuramente fare ricerche sul web, rivolgerti ad istituzioni ufficiali e anche ai tuoi contatti personali. Tuttavia, una ricerca di mercato seria e dettagliata va condotta da addetti ai lavori di comprovata esperienza, quali ad esempio S-GE.  Per questa tipologia di analisi puoi anche usufruire di contributi pubblici cantonali.
  • Crea e trova contatti: una volta individuato un Paese di sbocco, cerca in loco dei partner di comprovata fiducia ed affidabilità. S-GE ti dà una mano e il Cantone sostiene in parte queste ricerche. Una volta trovati i giusti partner è importante vincolarsi contrattualmente, fatti consigliare da Cc-Ti e S-GE.
  • Fai la valigia e parti: navigando sul web e parlando al telefono puoi ottenere molte informazioni, ma la cosa migliore è viaggiare nel Paese, magari in concomitanza con fiere settoriali in modo da combinare la conoscenza territoriale con una analisi di mercato personale e diretta, seppur semplice e limitata. Cc-Ti e S-GE organizzano regolarmente missioni commerciali all’estero che hanno proprio questa finalità. Inoltre, S-GE allestisce anche degli SWISS Pavilion e l’autorità cantonale supporta finanziariamente la partecipazione a fiere internazionali.
  • Promozione e marketing: essere sul web tramite un sito aziendale o un social network professionale è utile. Avere biglietti da visita nella lingua del posto o presentazioni aziendali ad hoc è importante. Ancor meglio se questi ed altri strumenti sono calibrati in funzione del Paese di sbocco. Su questi temi Cc-Ti e S-GE organizzano regolarmente seminari e momenti informativi.
  • Fatti aiutare: numerosi enti pubblici e privati hanno a che fare con i mercati esteri, ma poche entità (ad esempio Cc-Ti e S-GE) hanno una visione a 360 gradi sul processo di esportazione. Non esitare a chiedere e ad approfondire: meglio diventare rossi prima che bianchi dopo.
  • Dedicati al progetto: decidere di esportare non è abbastanza. Occorre dedicare persone, tempo e risorse ad un progetto ben definito. Se ti manca convinzione e determinazione, non lanciarti in quest’avventura. Durante gli eventi Paese organizzati da Cc-Ti in collaborazione con S-GE, ma anche sulla rivista Ticino Business vi sono sistematicamente testimonianze aziendali utili
  • Adattati al mercato: le analisi di mercato, il contatto con i tuoi partner in loco, ma anche le stesse tue percezioni personali possono farti capire che il tuo prodotto potrebbe dover subire degli adattamenti per riuscire a penetrare il mercato. Ricordati: sei tu che devi adattarti al mercato e non viceversa.

Marco Passalia,

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana

Il servizio Export della Cc-Ti e S-GE sono a vostra disposizione per consulenze in ambito di esportazioni. Contatti email: Cc-Ti e S-GE

Conoscere meglio le disposizioni legali sulla Swissness

Il 1° gennaio di quest’anno è entrata in vigore la nuova Legge Federale che regola lo “swiss made”, la cosiddetta Swissness. Abbiamo riassunto alcuni dettagli utili inerenti questa normativa.

L’obiettivo della Swissness, nell’ambito della Legge federale sulla protezione dei marchi e delle indicazioni di provenienza (Legge sulla protezione dei marchi, LPM), entrata in vigore il primo gennaio scorso, era quello di consolidare il valore della designazione “svizzera” nel contesto dei mercati internazionali, dato che tale designazione è importante per la vendita di prodotti e servizi elvetici.

Nel settembre 2015 il Consiglio Federale ha adottato la Swissness, che è poi entrata in vigore ad inizio 2017. I nuovi criteri puntano sul miglioramento dell’indicazione di provenienza «Svizzera» e della croce svizzera a livello nazionale e agevolano l’attuazione del diritto all’estero. Il tutto ha un duplice intento: preservare il valore della Swissness e combatterne gli abusi.

Il valore economico della Swissness è innegabile e molto elevato, portando numerosi vantaggi competitivi alle aziende che ne fanno uso, occorreva però una chiara normativa che ne regolasse l’uso e prevenisse gli abusi, sia in ambito nazionale che internazionale. Si devono dunque rispettare vari criteri legati alla provenienza di prodotti e servizi, così come l’uso della croce svizzera. La legge prevede dei criteri precisi per determinare la natura svizzera di un prodotto o servizio elvetico. Questi criteri regolano non solo l’uso di un’indicazione di provenienza sull’imballaggio di un prodotto, o per un servizio, ma valgono in egual misura per l’ambito della pubblicità.

Per i prodotti industriali 2 condizioni cumulative devono essere adempiute per poter utilizzare lo “Swiss Made”: almeno il 60% del costo totale deve essere generato in Svizzera e l’attività che ha dato al prodotto le sue caratteristiche essenziali deve svolgersi in Svizzera (ad esempio l’assemblaggio di un macchinario). Nel calcolo dei costi totali occorre tener conto anche dei costi relativi alla ricerca e sviluppo.

Si punta al miglioramento dell’indicazione di provenienza «Svizzera» e della croce svizzera a livello nazionale, agevolando l’attuazione del diritto all’estero.

Per le derrate alimentari, sono 2 le condizioni cumulative che devono essere adempiute: almeno l’80% del peso delle materie prime o degli ingredienti che le compongono devono provenire dalla Svizzera. Per il latte ed i prodotti lattieri questa proporzione arriva fino al 100% e la trasformazione che ha conferito al prodotto le sue caratteristiche essenziali deve svolgersi in Svizzera (ad esempio la trasformazione del latte in formaggio). La legislazione prevede diverse eccezioni al criterio dell’80%, al fine di tener conto delle realtà di cui devono tenere le industrie trasformando le materie prime, che spesso non sono reperibili in Svizzera. Per le prestazioni di servizio, la sede dell’azienda deve essere in Svizzera e la società deve essere realmente amministrata dalla Svizzera. Attenzione a non confondere le regole della “Swissness” (basate sulla proprietà intellettuale) e le regole sull’origine della merce (diritto doganale). Si tratta di regole diverse, i cui criteri non collimano.

Utilizzo della croce svizzera

La croce svizzera può essere utilizzata, come era in passato, per i servizi svizzeri, e anche per i prodotti svizzeri, a condizione ovviamente che rispettino tutte le condizioni legali.

Domande in merito a questo tema? Vi segnaliamo innanzitutto il recente dossier tematico dedicato alla Swissness.
Potete sempre contattarci per informazioni sull’applicazione della normativa “Swissness”: Tel. +41 91 911 51 11, info@cc-ti.ch