Smascherare le bugie sul posto di lavoro
“Perché mentiamo (e cosa significa per chi deve smascherare le bugie)”

Nel mondo professionale, dalla consulenza alla gestione aziendale, fino agli ambiti legali, di revisione e di controllo, il fenomeno della menzogna riveste un’importanza strategica. Non si tratta solo di “qualcuno che mente”, ma di capire perché mente, quali forze psicologiche e sociali entrano in gioco, e cosa ciò implica per chi ha il compito di analizzare, indagare o gestire la verità. Comprendere le motivazioni dietro la bugia diventa così un alleato fondamentale per chi vuole comprendere e smascherare l’inganno nelle sue varie forme.
Questo è uno degli obiettivi del corso “Riconoscere le bugie e le incongruenze sul posto di lavoro”, che si terrà l’8 e 15 ottobre 2026 dalle 9.00 alle 13.00 presso la Cc-Ti a Lugano, che permette ai partecipanti di sviluppare strumenti pratici da utilizzare in modo metodico e consapevole.
Motivazioni psicologiche
Gli studi dei massimi esperti nel campo del linguaggio del corpo evidenziano come molte menzogne non siano necessariamente finalizzate a ingannare intenzionalmente, ma possano scaturire da complesse dinamiche interne della persona.
Analizziamo alcuni esempi.
- Protezione di sé: evitare una punizione, evitare di sentirsi in imbarazzo, evitare il giudizio. Quando una persona teme conseguenze negative, ad esempio nel contesto professionale di un errore o di un conflitto, può mentire come strategia difensiva.
- Autovalutazione / immagine personale: la persona può mentire per apparire migliore, per mettersi in mostra e impressionare, per elevare la propria posizione sociale o professionale. Questa dinamica emerge con maggiore evidenza in ambienti dove la competizione e la performance hanno un peso centrale.
- Bugie bianche: sorprendentemente, non tutte le menzogne nascono da intenzioni negative. Alcune servono a proteggere gli altri da stress o disagio emotivo o a prevenire conflitti. Un esempio comune è rispondere “ho tutto sotto controllo” anche in momenti di insicurezza e forte difficoltà per non creare preoccupazioni negli altri.
Quando il corpo tradisce la parola
Sebbene le motivazioni psicologiche e sociali siano il cuore del fenomeno della menzogna, il corpo resta un canale di comunicazione che può rivelare incongruenze. Nessun gesto, da solo, prova la falsità di un messaggio, ma un insieme di piccoli segnali può aiutare il professionista ad accorgersi che “qualcosa non torna”.
- Gesti inconsci per gestire lo stress: toccarsi il viso, il collo o la bocca può indicare tensione o disagio. Questi gesti non costituiscono una prova di informazione ingannevole, ma spesso emergono quando la persona cerca di gestire un conflitto interno tra pensieri e parole.
Esempio pratico: in un colloquio HR, un candidato che evita lo sguardo e si tocca spesso il viso mentre risponde a domande delicate potrebbe mostrare imbarazzo o esitazione nella risposta, “potrebbe nascondere o non essere d’accordo su qualcosa”. - Piccoli ritardi o discrepanze tra parola e gesto: differenze temporali tra ciò che viene detto e i movimenti del corpo (ad esempio annuire subito dopo un “no”) possono riflettere una maggiore elaborazione cognitiva necessaria per costruire una risposta non veritiera.
Esempio pratico: durante una riunione, un dipendente che ritarda di qualche secondo nel confermare o negare un comportamento scorretto potrebbe cercare di adattare la risposta alla percezione del rischio. - Variazioni nel contatto visivo: alcune persone distolgono lo sguardo per ridurre la tensione, mentre altre fissano lo sguardo in modo innaturale per sembrare sincere. Entrambe le reazioni, se eccessive rispetto al contesto, meritano attenzione.
Esempio pratico: durante un controllo finanziario, un responsabile che mantiene uno sguardo innaturalmente fisso mentre fornisce spiegazioni complesse potrebbe tentare di mascherare informazioni incomplete. - Cambiamenti nella postura e nel tono della voce: irrigidimento improvviso, spostamenti inconsci del corpo, variazioni nel ritmo o nel volume del parlato possono accompagnare lo stress connesso al raccontare una bugia.
Esempio pratico: durante una riunione sul rispetto delle regole aziendali, un collaboratore che passa da una postura rilassata a una più rigida o cambia improvvisamente tono di voce potrebbe percepire il discorso come minaccioso e reagire inconsciamente.
Informazione importante
Questi segnali vanno sempre letti nel contesto personale e culturale del soggetto. Non esistono “gesti universali della menzogna”; il vero valore sta nel notare incongruenze tra il comportamento abituale della persona e quello osservato nel momento specifico.
In conclusione
Smascherare una bugia non significa solo «prendere in flagrante» qualcuno che mente, ma comprendere le ragioni per cui l’errata dichiarazione dei fatti è emersa, essere in grado di comprendere i motivi psicologici e sociali offre una lettura molto più completa e strategica. In definitiva, la menzogna non è solo un atto isolato: è un segnale, un sintomo di dinamiche più profonde.
Si può diventare degli abili detective per smascherare le bugie frequentando il corso “Riconoscere le bugie e le incongruenze sul posto di lavoro”.
Esso fornirà strumenti pratici, strategie efficaci e conoscenze approfondite per osservare, interpretare e decodificare con sicurezza i segnali che tradiscono la verità.
Articolo a cura di Luciana Mazzi, titolare di POWER LIFE ACADEMY, Lugano

