Economia digitale e sostenibilità creano nuovo valore nel fare impresa

“Esiste una e una sola responsabilità sociale per l’impresa, ossia utilizzare le proprie risorse e dedicarsi ad attività capaci di aumentarne i profitti, a patto che così facendo rispetti le regole del gioco, vale a dire operi in un regime di concorrenza libera e aperta senza inganni e senza frode”, scriveva il Premio Nobel per l’economia Milton Friedman. Perché solo incrementando i profitti sarà possibile retribuire correttamente i dipendenti, continuare a garantire loro l’impiego, pagare i fornitori, investire ancora per migliorare servizi e prodotti che siano interessanti e convenienti per i clienti e, di conseguenza, aumentare l’occupazione.

Da anni si insiste sulla “responsabilità sociale dell’impresa”, espressione assai vaga, ma che proprio per questo è tornata altrettanto utile per scaricare sulle aziende oneri e compiti che a volte spetterebbero allo Stato, che però si è dimostrato spesso incapace di assolvere. Pregiudicando così la missione naturale delle aziende, che è quella di produrre ricchezza.

Ogni vero imprenditore sa che i suoi collaboratori non sono una risorsa da sfruttare, bensì un bene da valorizzare, perché al centro dell’azienda c’è soprattutto il valore delle persone, il loro rapporto con essa, i legami col territorio e con l’ambiente, due fattori strategici la cui salvaguardia è fondamentale per l’esistenza stessa dell’impresa. Ecco perché più che di responsabilità sociale è giusto e corretto parlare di “sostenibilità” dell’attività aziendale, come espressione di una consapevolezza imprenditoriale che investe la dimensione economica, sociale e ambientale nel fare impresa.

La sostenibilità, riferita in particolare alle nuove modalità di lavoro e alla necessaria flessibilità indotte dallo sviluppo tecnologico e dalla concorrenza internazionale, sarà al centro dell’evento “Nuove forme di lavoro tra tecnologia e sostenibilità” promosso dalla Cc- Ti per il 25 settembre. Un  pomeriggio di studio e riflessione con una tavola rotonda che affronterà anche il delicato  problema della formazione e dei cambiamenti culturali, alla luce delle grandi trasformazioni innescate dalle tecnologie digitali. Dalla combinazione tra  queste tecnologie e la sostenibilità nascono nuovi modelli di business, nuove strategie operative e nuove forme di lavoro, che si possono tradurre in benefici  per tutti.

Oggi si sente parlare tanto di economia on demand, di economia dei dati, di sharing economy, smart life e di smart working, che non sono dei concetti astratti, bensì una realtà che sta già cambiando il modo di fare impresa e l’organizzazione del lavoro, così come i consumi e gli stili di vita, con un uso più intelligente delle risorse e meno sprechi. La sharing economy, ad esempio, ha segnato il passaggio epocale dalla proprietà di un bene al suo semplice uso; lo smart working ha configurato tipologie di “lavoro agile”, si pensi solo al telelavoro che, a dipendenza dei contesti in cui viene  applicato, può aumentare la produttività e la soddisfazione dei dipendenti, o, ancora,  alle possibilità offerte dalla rete per lavorare assieme ai migliori professionisti di ogni Paese.

La sostenibilità passa, quindi, anche dallo sviluppo dell’economia digitale. Che di per sé stessa, come ricordava Klaus Schwab, il fondatore del World Economic Forum, “permette ad un maggior numero di persone di accedere a beni e servizi a costi più ragionevoli e in modo più sostenibile e responsabile”. Tuttavia, la sostenibilità ambientale e sociale può diventare una vocazione generale nella gestione aziendale solo nella misura in cui non è imposta a furia di rigide regolamentazioni, obblighi e prescrizioni, che servono solo a mortificare la convinzione degli imprenditori che essa è un valore reale per l’azienda e un acceleratore del progresso economico.
È muovendo da questa consapevolezza che anche in Ticino, oltre al costante impegno a ridurre l’impatto ambientale delle attività produttive, si vanno implementando interessanti forme di welfare aziendale, innovativi modelli di mobilità e nuove opportunità per conciliare lavoro e famiglia. Ogni  onesto imprenditore sa che il mercato, a differenza di quanto sostengono i nemici della libertà d’impresa, non è, un’anonima e cinica accozzaglia di spregiudicati approfittatori, che è formato invece da persone in carne e ossa, ossia milioni di consumatori per i quali l’immagine e la reputazione sociale dell’impresa conta quanto la qualità dei suoi prodotti.

Partecipa all’evento Nuove forme di lavoro tra tecnologia e sostenibilità, che tratta ed approfondisce proprio queste tematiche, vi sono ancora posti disponibili!

Articolo pubblicato sul Corriere del Ticino del 17.9.2018