Grande attenzione per un’economia dinamica

L’opinione di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

Come ormai da tradizione, l’anno della Cc-Ti si è aperto con la presentazione dell’inchiesta congiunturale condotta presso i nostri soci, coordinata con le Camere di commercio e dell’industria di Ginevra, Neuchâtel e Vaud e Friborgo.

Senza sorprese, almeno per chi conosce il nostro tessuto economico cantonale, i risultati che ne sono emersi sono nuovamente di segno positivo, come da diversi anni a questa parte. Le spiegazioni di questa situazione le diamo e le abbiamo date in esteso in altri contributi, per cui non intendo qui dilungarmi oltre. Conforta però il fatto che gli indicatori positivi e il quadro di stabilità che ne emerge siano frutto di una ferma volontà di investire sul territorio e di migliorare costantemente le competenze aziendali e la competitività sul mercato interno e su quelli esteri. Questo malgrado le note tensioni nel contesto internazionale e qualche rissa di troppo sul fronte interno. Di questo dovrebbero prendere atto tutti. Certo, il sistema non è perfetto, perché di sistemi perfetti non ne esistono ed è sacrosanto ragionare sui correttivi effettivamente necessari. Ma senza voler smontare un sistema che ha dimostrato di funzionare. Il fatto che emergano dati che ci pongono per esempio sul livello dell’Arco Lemanico, regione incontestabilmente dominante in termini di sviluppo economico, dovrebbe suggerire maggiore prudenza quando si parla del Ticino come di un cantone disastrato. In questa sede tengo però soprattutto a sottolineare come la Cc-Ti sia in prima linea per cercare di fornire alle aziende le informazioni e le formazioni (puntuali e di lunga durata) che permettano di reggere il confronto con un contesto di concorrenza sempre più agguerrita. Le risposte delle aziende in termini di sempre più assidua partecipazione alla vita camerale è la migliore testimonianza che la strada è quella giusta. Facilitare l’accesso a tutto quanto può far crescere le aziende in termini di competenze generali e specifiche resta il nostro obiettivo principale anche per i prossimi anni.

Analizzare prima di rifiutare

Una presa di posizione della Cc-Ti sul tema di un accordo istituzionale con l’Unione Europea

L’ipotesi di un accordo istituzionale con l’Unione Europea (UE) è un tema particolarmente delicato. A oggi sembra prevalere lo scetticismo, ma va detto che chi esprime pareri solo negativi non ha finora messo sul tavolo alternative concrete. È un fatto che i rapporti con il nostro maggior partner commerciale debbano essere regolati in maniera strutturata ed efficace. E il nostro maggiore partner commerciale è, piaccia o no, l’UE. L’accordo istituzionale non è forse perfetto, ma prima di affossarlo merita comunque un’attenta valutazione. Anche perché, e non è cosa da poco, permetterebbe alle imprese svizzere un accesso non discriminatorio al mercato interno europeo, il mantenimento di tre misure d’accompagnamento previste nel contesto della libera circolazione delle persone, la possibilità di nuovi accordi e il miglioramento della certezza del diritto. È vero, e sarebbe sbagliato negarlo, che vi sono ancora punti da chiarire, come la questione di limitare alle regole sull’accesso al mercato la ripresa dinamica del diritto europeo. Elemento importante in relazione all’applicazione della direttiva sulla cittadinanza europea. Oppure la questione degli aiuti statali nel contesto del nostro sistema elvetico e, soprattutto, la salvaguardia del sistema di controlli vigente in Svizzera a tutela del mercato del lavoro. È corretto e legittimo chiedere che questi punti siano chiariti, per poi trarne le debite conclusioni e capire cosa sia veramente preponderante per gli interessi svizzeri. Ma chiudere la porta a priori, senza valutare la globalità del pacchetto proposto, sarebbe un errore fondamentale.

Ritrovate l’opinione di Michele Rossi, Delegato alle Relazioni esterne Cc-Ti e candidato PPD al Consiglio di Stato, che si esprime, in un’intervista pubblicata sul CdT ad inizio gennaio 2019, sul tema

Più competenze e specializzazione, più crescita

Una riflessione di Cristina Maderni, Vice Presidente Cc-Ti, Presidente Ordine dei Commercialisti del Cantone Ticino, Presidente FTAF e candidata PLRT al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio

La formazione non è soltanto uno dei fattori fondamentali della crescita  economica, oggi è la condizione inderogabile anche per non restare ai margini di un sistema produttivo e di una società che si evolvono e si trasformano con una velocità mai conosciuta prima nella storia dell’umanità. Ma solo con un dialogo continuo e una fattiva collaborazione tra imprese, partner sociali, scuola e istituzioni politiche, si può innescare quel circolo virtuoso in grado d’innovare e ridare slancio alla formazione, per sintonizzarla sulle nuove e mutevoli esigenze dell’economia digitale.
Autorevoli studiosi hanno già avvertito che, probabilmente, in futuro sarà la carenza di manodopera qualificata, e non la mancanza di capitali, a limitare l’innovazione e la competitività delle imprese e, quindi, lo sviluppo economico. Una carenza che ormai si segnala in molti Paesi e che per il Ticino è stata pure evidenziata dalla nostra ultima inchiesta congiunturale. Nella strategia della Cc-Ti a sostegno delle aziende, la formazione assume, perciò, una rilevanza fondamentale, con un’attenzione particolare alle necessità concrete manifestate dalle imprese.
Grazie ad un’approfondita conoscenza del nostro tessuto produttivo, al costante dialogo con gli imprenditori e le associazioni di categoria, la Cc-Ti, offre una vasta scelta di proposte per la formazione continua e l’aggiornamento professionale, con corsi mirati e di breve durata. Una formazione puntuale, creando anche dei percorsi ad hoc per rispondere a necessità specifiche delle imprese, a cui si affianca l’attività della nostra Scuola manageriale.
La digitalizzazione dell’economia sta cambiando gli scenari della formazione, accelerando i processi di creazione e trasmissione delle competenze richieste da una produzione di beni e servizi in continua evoluzione, che necessiterà sempre più di modelli formativi continui flessibili e meno standardizzati.

Metodo e concretezza

Vi proponiamo l’opinione di Michele Rossi, Delegato alle Relazioni esterne Cc-Ti e candidato PPD al Consiglio di Stato

Offrire soluzioni ai problemi della comunità e realizzare progetti di interesse generale. Questo è il compito della politica. Un compito essenziale e urgente, ma dimenticato da molti politici intenti a promuovere sé stessi dando spettacolo, a cercare attenzione con slogan e attacchi personali che lasciano irrisolti i problemi. Quando mi chiedono quale sia il problema principale della politica ticinese, prima di indicare un tema rispondo: l’assenza di un metodo che la renda efficace. Nel lavoro, sono sempre stato chiamato a prendere decisioni per ottenere risultati concreti e così intendo lavorare anche occupandomi di politica. Affrontiamo seriamente i problemi. Dobbiamo individuare le loro cause e lavorare per proporre soluzioni praticabili e condivisibili dalla maggioranza. Dobbiamo essere pronti a collaborare sui piani diversi e oltre gli steccati partitici. Perché da solo nessuno ce la può fare.

L’economia siamo tutti noi

Non ha senso affermare di essere contro l’economia, come fanno certi politici a corto di idee. È come mettersi contro l’aria, l’acqua, gli alberi, … Tutti beneficiano dell’economia. Tutti soffrono quando l’economia rallenta. La politica deve creare, con il giusto equilibrio, le condizioni migliori per favorire le soluzioni che l’economia stessa è capace di portare.

Creare le condizioni quadro favorevoli alle aziende

La politica ha sempre avuto per lo sviluppo economico un ruolo importante, che oggi è divenuto essenziale. Infatti, sono ormai passati i tempi d’oro in cui i politici potevano contare su una piazza finanziaria che generava ricchezza per tutti. La festa è finita. Alla politica si chiede ora di dimostrare capacità e senso di responsabilità verso l’economia e, quindi, verso la comunità. Il nostro benessere dipenderà solamente dalle scelte che faremo e che noi permetteremo di fare alle nostre imprese. Senza il loro successo non ci sarà alcun benessere. Senza condizioni quadro favorevoli all’economia, non saremo in grado di mantenere la qualità della vita che abbiamo raggiunto.

Con questo metodo e con questi principi sono pronto a lavorare, con il vostro sostegno, per le nostre imprese e per il nostro Paese.

Con determinazione per il Ticino di domani

Vi proponiamo una riflessione di Cristina Maderni, Vice Presidente Cc-Ti, Presidente dell’Ordine dei Commercialisti e della Federazione delle Associazioni di Fiduciarie del Cantone Ticino, candidata PLRT al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio

Nel 1989 ho fondato la mia attività professionale – uno studio fiduciario -, da allora mi impegno costantemente in prima persona per incentivare il dialogo fra economia e politica, valore in cui credo fermamente.

Sono tre gli elementi che contraddistinguono la mia persona e che plasmano le mie attività: “ascoltare, analizzare, agire”. Sono tratti distintivi che mi descrivono e mi ispirano. Voglio contribuire alla crescita di un Ticino concreto e dove la politica non sia più basata solo sulle parole, ma sui fatti.

Imprenditoria, donne, formazione

Intendo sostenere chi crea posti di lavoro e paga stipendi equi, i lavoratori che questi posti li occupano, senza dimenticare chi per vari motivi ha perso il lavoro e ha necessità di riqualificarsi, come purtroppo accade a numerosi cinquantenni. Per fare questo gli assi principali sono l’attuazione di misure a sostegno delle aziende, con un incremento degli strumenti atti a impiegare l’evoluzione tecnologica nella quotidianità, della flessibilità e dello studio di nuovi modelli di business, sburocratizzando e snellendo l’amministrazione. Vorrei anche supportare le donne, consentendo loro di restare o di rientrare nel mondo produttivo, dopo un’interruzione dovuta alla cura della famiglia; con degli strumenti che incentivino la conciliabilità tra lavoro e famiglia. Il tutto senza dimenticare il principale mezzo di sviluppo, ossia la formazione. Intensificando la collaborazione tra economia e scuola, con un maggior dialogo tra due partner importanti nell’evoluzione personale e professionale dei giovani, sarà possibile creare percorsi formativi meglio orientati alle professioni che verranno, che spesso ancora non conosciamo.

Fare impresa oggi

Offrire delle condizioni quadro in cui le aziende possano prosperare (garantendo così benessere per tutta la popolazione), vivendo in un Ticino con una fiscalità attrattiva e in linea con il progresso tecnologico è uno degli obiettivi a cui aspiro. Per fare questo ritengo sia necessario adottare una strategia concertata che condivida visioni costruttive, da sviluppare in sinergia con i territorio, favorendo l’insediamento delle aziende e di nuove attività.

 

Fare impresa oggi

Nella quarta ed ultima puntata delle interviste al Presidente Cc-Ti Glauco Martinetti, condotte da Caritas Ticino, si parla dell’importanza di cosa significa essere imprenditori oggi e della digitalizzazione nelle aziende.

Giunti alla quarta puntata del ciclo di interviste effettuate da Caritas Ticino, alle quali ha partecipato il Presidente Cc-Ti, Glauco Martinetti, insieme a Giovanni Scolari del sindacato OCST, si parla di cosa significhi fare impresa oggi.

È stato posto l’accento sulla figura dell’imprenditore agli occhi della società e di come questa figura spesso sia percepita in modo distorto. Occorre lavorare per meglio far conoscere il mondo imprenditoriale alla società.

Un altro punto del quale si è discusso è la digitalizzazione nelle imprese: Martinetti ha rilevato come occorra meglio sfruttare il potenziale ancora inesplorato dei vantaggi che essa porta con sé.

Scopriamo allora insieme cosa è emerso nell’ultima puntata della serie. Buona visione!

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Ricordiamo anche che per la Cc-Ti le trasformazioni tecnologiche e tutto il progresso digitale è un atout:  ci siamo ampiamente concertati su questi temi, nelle loro ampie sfaccettature (dalla cyber security alle opportunità offerte dall’analisi dei big data, dai nuovi modelli di business all’ottimizzazione dell’organizzazione aziendale, dalla formazione alle nuove forme di lavoro, dal cloud alla comunicazione d’impresa, fino a giungere alla ‘smart life‘). Proseguiremo con approfondimenti mirati ed eventi specifici: l’11 febbraio con un Networking Business Breakfast dedicato a “Quando il web marketing rinnova le strategie di impresa” e il 12 giugno con un evento tematico dal titolo “Check digitale: analizzarsi per crescere“.

Sempre aperti al dialogo costruttivo

Nella terza puntata delle interviste al Presidente Cc-Ti Glauco Martinetti, condotte da Caritas Ticino, si parla dell’importanza dell’apertura al colloquio costruttivo tra le parti sociali

Giunti alla terza puntata delle interviste effettuate da Caritas Ticino, alle quali ha partecipato il Presidente Cc-Ti, Glauco Martinetti, insieme a Giovanni Scolari del sindacato OCST, parliamo dell’importanza di una visione condivisa del territorio e della società fra gli attori coinvolti (economia e partner sociali in questo caso).

La rilevanza dell’intesa tra i diversi protagonisti del mondo del lavoro è cosa nota. Imprenditori, sindacati, lavoratori e Stato: sono questi i mondi e gli interessi che devono collimare in un dialogo che, se gestito con responsabilità dai vari partner, consente il raggiungimento di un bene comune più equo e duraturo.

Tra i differenti spunti è anche emerso come in Svizzera il colloquio e l’apertura fra gli attori sociali rappresenti una delle forze di un sistema che è stabile e genera benessere per tutti; poiché si collabora per la gestione di un progetto con una visione concertata.

Buona visione!

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No all’Iniziativa “Contro la dispersione degli insediamenti”

La Cc-Ti si esprime sull’oggetto federale in votazione il prossimo 10 febbraio, indicando un deciso NO all’Iniziativa “Contro la dispersione degli insediamenti”.

Freno allo sviluppo economico

Il testo in votazione “Contro la dispersione di insediamenti” è un’iniziativa depositata dai giovani Verdi nel 2016 che mira a fermare lo sviluppo e l’espansione del Paese, congelando le superfici insediative al livello attuale.  Gli autori dell’iniziativa desiderano che ogni nuova zona edificabile venga compensata dal dezonamento  di una superficie di dimensioni almeno equivalenti. In questo modo però si limita qualsiasi sviluppo economico e sociale: se l’iniziativa fosse malauguratamente approvata ogni grande progetto infrastrutturale del settore pubblico sarebbe in pericolo, così come la crescita economica per aziende, PMI ed industria, ma non solo. Verrebbe congelata anche qualsiasi iniziativa di Cantoni e Comuni volta a incrementare la loro attrattività per nuovi insediamenti. Si bloccherebbero inoltre il progresso e ogni genere di autoiniziativa atta a far fiorire il tessuto sociale ed economico.

Sovraregolamentazione inefficace

Sono già in vigore le differenti normative che regolano queste questioni, non occorre abbondare nella sovraregolamentazione. Infatti la legge sulla pianificazione del territorio (la cui revisione è stata approvata dal popolo svizzero nel 2013) dispone di strumenti efficaci che permettono di lottare contro la dispersione degli insediamenti. Inoltre è appena stato pubblicato il messaggio sul progetto di una seconda revisione. Non occorre dunque generare nuove norme che andrebbero a creare burocrazia superflua.

Federalismo sotto attacco

Nel testo dell’iniziativa non si considerano le differenze di varietà di Cantoni e regioni. Ogni Cantone ha le proprie qualità e peculiarità, e ciò rappresenta un elemento di ricchezza per la Svizzera. Con l’iniziativa si abolirebbero tutti i possibili sviluppi delle diverse zone (centri urbani/zone di montagna), con pesanti ripercussioni sui progetti per le zone di montagna ad esempio, il cui sviluppo è già frenato dalle conseguenze dell’iniziativa sulle abitazioni secondarie. Verrebbero create iniquità e la coesione nazionale risulterebbe minacciata.

Per tutti questi motivi, la Cc-Ti raccomanda di votare NO all’Iniziativa “Contro la dispersione degli insediamenti” per non bloccare e fermare lo sviluppo del Paese e della sua economia, andando a generare difficoltà in molte zone geografiche già penalizzate. Al momento gli strumenti e le normative in vigore sono sufficienti per uno sviluppo sostenibile del Paese. 

Maggiori informazioni sul sito web del comitato No all’iniziativa “Contro la dispersione degli insediamenti”

Rapporti Svizzera- Italia: non solo frontalieri

Nel testo di Michele Rossi, Delegato alle Relazioni esterne Cc-Ti e candidato PPD al Consiglio di Stato, si approfondisce il tema dei rapporti con l’Italia

Nella mia passata attività diplomatica e nella mia attuale funzione di delegato alle relazioni esterne della Camera di commercio, mi sono in più occasioni trovato a discutere di problemi “transfrontalieri” con i nostri vicini a Sud. Ora, devo subito dire che le riunioni con gli Italiani sono molto piacevoli. Il clima di regola è disteso, gli interlocutori simpatici tanto che ci si dà quasi sempre del tu, e alla fine sorge spontaneamente la domanda di sapere come mai, con dei vicini così disponibili, possiamo avere dei problemi da risolvere. Ma non lasciamoci trarre in inganno. Su questo punto va fatta immediatamente una distinzione tra forma e sostanza. Nella forma i negoziatori italiani sanno essere cordiali, morbidi, amichevoli. Nella sostanza, per contro, sono molto attenti a difendere le loro posizioni e, pur di perseguire i loro obiettivi, non esitano a prendere decisioni a dir poco sorprendenti ed in contrasto con quanto dichiarato in precedenza. Un esempio? Nella famosa Roadmap firmata nel 2015 tra Italia e Svizzera, vi è un capitolo dedicato ai servizi finanziari. In questi passaggi, l’Italia si impegnava politicamente a continuare il dialogo con la Svizzera nell’ottica di migliorare i reciproci rapporti in questo importante settore per la nostra economia. Nonostante tale dichiarazione di disponibilità al dialogo, l’Italia ha successivamente adottato una regolamentazione che esclude invece la possibilità di libera prestazione di servizi finanziari, prevedendo, per tutti gli intermediari finanziari (banche comprese) con sede in un paese non UE (quindi anche la Svizzera), l’obbligo di avere una succursale in Italia. Ora, la normativa comunitaria in oggetto lasciava agli Stati membri la possibilità di non prevedere l’obbligo di una succursale.

Avendo scelto l’alternativa della succursale obbligatoria, l’Italia non ha quindi sfruttato il margine di manovra a sua disposizione per rispettare le buone intenzioni manifestate nella Roadmap, mentre avrebbe potuto farlo.

Ecco, di fronte a questa manovra, ritengo che nelle trattative ancora in corso sia indispensabile tener conto dell’attitudine italiana. In una simile dinamica, per difendere i nostri interessi le parole da sole non sono sufficienti. Soprattutto non possiamo più basarci su rassicurazioni e dichiarazioni di buona volontà. I fatti stanno dimostrando che sul versante Sud, raggiunti i loro obiettivi, gli Italiani non sono disposti a concedere più nulla alla Svizzera, nonostante gli impegni politici assunti. Stando così le cose, occorre a mio avviso cambiare registro e stilare una lista completa di tutti i temi attualmente in discussione con l’Italia (includendo quelli di tutti i Dipartimenti) e fare dipendere ogni nostra concessione in tali ambiti dal rispetto di quanto indicato nella Roadmap. Altrimenti passeremo ancora molto tempo a fingere di stupirci che tra le parti nulla si muove…

Un’economia solida da cui partire

Nel testo di Cristina Maderni, Vice Presidente Cc-Ti, Presidente dell’Ordine dei Commercialisti e della Federazione delle Associazioni di Fiduciarie del Cantone Ticino – e candidata PLRT al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio – , si parla dell’economia ticinese in relazione ai risultati emersi dall’Inchiesta congiunturale della Cc-Ti. 

L’inchiesta congiunturale della Cc-Ti ha messo ancora una volta in evidenza l’attenzione che le aziende associate prestano all’occupazione, con una stabilità dell’impiego che non ha nulla da invidiare a quella registrata da regioni considerate più competitive, come l’Arco lemanico. Al di là delle considerazioni sui dati ufficiali, emerge chiaramente un quadro di segno positivo che ancora una volta conferma come l’economia stia facendo la sua parte per generare benessere al Cantone.

Proprio per garantire che il tessuto economico ticinese possa continuare a generare questi effetti positivi la Cc-Ti, in qualità di associazione mantello dell’economia ticinese, continuerà ad adoperarsi a favore di condizioni quadro vantaggiose per chi crea posti di lavoro, remunera i collaboratori in modo equo e paga le imposte.  Ci siamo sempre battuti per combattere gli abusi e per sanzionare chi non rispetta le regole e continueremo a farlo nell’interesse della stragrande maggioranza degli imprenditori seri, che vanno tutelati. Sottolineare gli aspetti positivi del nostro tessuto economico non significa mancare di rispetto a chi si trova in difficoltà o occultare la realtà. Anche sul mercato del lavoro infatti esistono dei problemi che vanno risolti. Bisogna ad esempio coordinare meglio l’orientamento professionale e l’aggiornamento dei programmi formativi, per rispondere alle esigenze concrete delle aziende. Risaltare il segnale positivo che emerge da questi dati è però fondamentale per favorire una discussione seria, che permetta di trovare soluzioni adeguate ai problemi reali. Solo con un impegno congiunto, in tipico stile svizzero, potremo infatti sostenere l’occupazione e il gettito fiscale nel medio termine, e su più cicli economici.