Vi auguriamo buona salute

I collaboratori della Cc-Ti


Siamo a vostra disposizione.
Contatti.

Il 2020 della Cc-Ti

Un’infografica peculiare, composta di icone, riassume l’anno che sta finendo.

Scorrendo le pagine del numero di Ticino Business di dicembre 2020 – a breve nelle vostre aziende – troverete il 2020 che abbiamo condiviso.

Scaricate il file completo.


Come aderire alla Cc-Ti? La Cc-Ti propone un ventaglio di servizi mirati alle aziende e alle associazioni di categoria attive sul territorio cantonale. L’offerta di servizi è orientata al sostegno della quotidiana gestione aziendale e associativa così come allo sviluppo del business. Lisa Pantini, Responsabile delle Relazioni con i soci, è a disposizione per dare maggiori dettagli agli interessati. Potete contattarla per e-mail o telefonicamente (+41 91 911 51 32).

Annuncio delle nuove misure: il Consiglio federale riveda la sua posizione!

Comunicato stampa congiunto delle Camere latine di commercio e dell’industria (CLCI); gremio di cui anche la Cc-Ti fa parte

È con grande sorpresa e sconcerto che le Camere latine di commercio e dell’ndustria (CLCI) hanno preso atto delle varie misure annunciate martedì dal Consiglio Federale, riferite a un nuovo piano strategico per fronteggiare la pandemia di COVID-19. La perplessità maggiore è stata la constatazione che queste misure sono state messe in consultazione senza preavvertire né i Cantoni né le parti sociali.

Le CLCI hanno sempre mostrato assoluto rispetto per le questioni di salute e supportato le aziende nell’allestimento dei piani di protezione. Tuttavia, esprimono la loro insoddisfazione e la loro indignazione per la procedura di consultazione in corso da martedì. Pur comprendendo l’urgenza della situazione, ritengono che l’esclusione dei rappresentanti dell’economia dalla procedura di consultazione sia del tutto incomprensibile.

Il Consiglio federale non sembra prendere sufficientemente in considerazione i numerosi provvedimenti presi nei nostri cantoni dall’inizio di novembre (dall’inizio della pandemia in realtà). La lotta al Coronavirus non è certo facile e i risultati di misure severe, anche draconiane, in termini di riduzione della diffusione del virus non sono paragonabili in tutte le regioni. I nostri cantoni, però, sono intervenuti prontamente, facendo molti sacrifici, per limitare il più possibile la diffusione del virus e mettere in sicurezza i cittadini e le realtà aziendali correlate. In generale, anche se i « numeri » restano importanti, nei nostri cantoni tendono a essere in calo o, per lo meno, stabili.

In questo contesto, è difficile capire perché, ora, tutti debbano essere improvvisamente soggetti alle stesse restrizioni, indistintamente. I nostri cantoni continuano a compiere quotidiani grandi sforzi. Gli annunci di martedì costituiscono quindi una doppia sanzione. Restano incomprensibili i drastici divieti proposti l’8 dicembre dal Consiglio federale.

In primo luogo, nessuno ha potuto stabilire o ha mai indicato ristoranti, hotel e negozi come uniche fonti di trasmissione. La responsabilità delle persone continua a essere al primo posto nel bene e nel male di questa pandemia.

Non possiamo sottovalutare che, per tutti questi settori, le festività natalizie rappresentano un momento decisivo per un miglioramento del proprio fatturato annuo.

Non è un caso che queste aziende abbiano adottato misure di grande impatto, in termini commerciali e finanziari, per garantire la sicurezza dei collaboratori e dei clienti.

Inoltre, durante le celebrazioni delle feste natalizie, queste realtà sono tra le uniche che restano pienamente attive sul territorio, mentre industria, edilizia, artigianato e servizi sospendono, con qualche eccezione, le loro attività o le esercitano in modo moderato (p. es. Telelavoro). Anche i controlli sul rispetto delle regole saranno qiuindi certamente più facili da attuare, in quanto anche meno numerosi rispetto al totale delle attività economiche.

Le misure draconiane previste, in totale contraddizione con quanto deciso e annunciato dai nostri Cantoni nei giorni scorsi, screditano l’azione dello Stato a tutti i livelli. Illeggibili e ingestibili nel nostro contesto di federalismo, si rivelano controproducenti e del tutto ingiustificate. La chiusura dei ristoranti alle 19.00 e il divieto di apertura domenicale dei negozi sono misure che non rispettano il principio di proporzionalità. Tanto più che gli aiuti finanziari citati, limitati e senza effetti immediati, non impediranno molte chiusure di imprese, con gravi conseguenze sociali ed economiche.

Chiediamo pertanto al Consiglio federale di riconsiderare le sue proposte, in particolare le limitazioni alla ristorazione e all’apertura di negozi.


Associazione Camere latine di commercio e industria – CLCI

L’associazione CLCI riunisce le Camere di commercio e industria dei cantoni FR, GE, JU, NE, TI, VD, VS e BE. Il suo scopo è quello di rappresentare l’economia cantonale nei confronti del pubblico, dei media e delle Autorità politiche cantonali e federali. Si impegna a ottenere condizioni quadro favorevoli per l’economia. Coordina le Camere di Commercio associate consentendo loro di condividere informazioni e creare sinergie. Sviluppa e organizza servizi comuni a valore aggiunto sussidiari a quelli dei suoi membri. Il gruppo fa parte dell’Associazione delle Camere di commercio e dell’industria svizzere, presieduta dal direttore della Cc-Ti.

La Cc-Ti sostiene le Squadre sportive professionistiche ticinesi

In questo difficile momento storico, quale associazione-mantello dell’economia ticinese, la Cc-Ti si impegna a tutelare gli interessi di tutti i settori economici cantonali, delle relative associazioni di categoria e di tutte le aziende, siano esse piccole, medie o grandi.

Non fa eccezione l’ambito delle squadre sportive professionistiche ticinesi, vere e proprie aziende al pari di tutte le altre, purtroppo spesso considerate, a torto, come attività esclusivamente ludiche (e quindi poco necessarie) e legate alla realtà di pochi privilegiati dagli stipendi mirabolanti. La realtà è molto diversa, perché i Club, come detto, sono aziende, gestite e organizzate come ogni unità economica con costi, ricavi, stipendi, oneri sociali, dipendenti, fornitori, ecc.

Unità di intenti – Gruppo “SPorTI”

Lo sport professionistico, come tante altre attività economiche, è confrontato a una situazione finanziaria estremamente difficile. È pertanto fondamentale che anche esso, al di là di ogni genere di campanilismo, possa far valere i propri interessi in maniera strutturata e quindi più efficace.

Per questo, sotto l’egida della Cc-Ti, è stato costituito il Gruppo “SPorTI”, che raggruppa le squadre sportive professionistiche ticinesi membri della nostra associazione, ossia:

  • HC Ambrì Piotta, HC Lugano e Ticino Rockets per l’hockey su ghiaccio;
  • FC Lugano, FC Chiasso e Team Ticino per il calcio.

Si aggiungeranno a questo primo gruppo le società di pallacanestro Lugano Tigers e SAM Basket Massagno che hanno già aderito all’iniziativa.

Le cifre

Alcune cifre sono significative dell’importanza dei Club per l’economia cantonale, se osserviamo i numeri di hockey su ghiaccio e calcio della stagione 2018-2019, l’ultima giocata in modo completo:

  • 66 milioni di franchi di cifra d’affari
  • 440 collaboratori sotto contratto (indeterminato o determinato)
  • 350 collaboratori esterni
  • 1’200 fornitori esterni
  • 402’000 spettatori paganti
  • oltre 1’700 ragazzi e ragazze dei settori giovanili in formazione

L’azienda “sport ticino” è quindi un fattore economico fondamentale per il nostro territorio. Senza tenere conto dell’importante ruolo sociale svolto nell’offerta di svago e distrazione, elementi pure essenziali per superare momenti difficili come, per esempio, quelli che stiamo vivendo. Il solo surrogato televisivo non è sufficiente da questo punto di vista e nemmeno da quello finanziario. In effetti, il panorama sportivo elvetico differisce sostanzialmente da quello delle principali leghe internazionali, dove la maggior parte delle entrate è composta dai diritti televisivi e in misura minore dagli spettatori in presenza.

In Svizzera la situazione è esattamente all’opposto, perché l’incassato come diritti televisivi non si avvicina minimamente agli introiti legati alla vendita di biglietti, abbonamenti, all’accoglienza e alla ristorazione sui quali i campionati possono contare.

Le difficoltà attuali

L’incertezza regnante attualmente colpisce anche le squadre professionistiche in maniera pesante. Le limitazioni di pubblico (di fatto la principale fonte d’entrata di queste imprese) imposte nel contesto della pandemia hanno effetti devastanti perché hanno azzerato la fonte principale d’entrata. Limitazioni, va detto, decise malgrado i cospicui investimenti che i Club hanno affrontato, non senza sacrificio, per poter garantire degli adeguati piani di protezione, disponendo anche una capienza ridotta degli impianti sportivi e tutta una serie di misure di sicurezza che hanno dimostrato di poter far fronte alla situazione in modo ottimale.  

Le grandi difficoltà citate non hanno potuto passare inosservate a livello nazionale e il Consiglio Federale ha elaborato un pacchetto di aiuti di base che lasciano però margine anche al Cantone per un primo urgente intervento mirato. Questi interventi decisi a livello nazionale certificano e riconoscono l’importanza economica oltre che sociale dello sport professionistico.

Le richieste di sostegno

Pur consapevoli della grande complessità della situazione e delle esigenze di ogni settore, gli sport di squadra professionistici hanno un urgente bisogno di sostegno per potersi garantire l’esistenza, ma soprattutto le centinania di posti di lavoro e l’indotto che garantiscono anche alle altre aziende.

Si è pertanto chiesto al Consiglio di Stato di contribuire, tramite lo strumento del fondo Sport Toto, a ottenere le misure stanziate a livello nazionale, garantendo la copertura del 25% dei mezzi necessari per l’ottenimento del prestito. Questo metterebbe in condizioni di poter disporre di una base finanziaria indispensabile per fronteggiare le difficoltà che si sono ulteriormente acuite con le ultime disposizioni.

Si è pure evidenziata la necessità di valutare anche la possibilità di concedere degli aiuti a fondo perso, sul modello di quanto altri cantoni (ultimo in ordine di tempo Ginevra) stanno facendo per i settori che di fatto si trovano le attività bloccate in maniera totale o preponderante.

Attraverso la rete della Cc-Ti, questa iniziativa sarà a breve estesa a livello nazionale, con il coinvolgimento delle Camere di commercio e dell’industria degli altri cantoni, alle quali fanno capo le squadre professionistiche delle rispettive regioni. Attenzione particolare verso la nostra iniziativa è già stata manifestata in particolare dalle Camere di commercio e della Svizzera romanda.

Burocrazia da snellire senza indugi

L’opinione di Cristina Maderni, Vice Presidente Cc-Ti, Presidente Ordine dei Commercialisti del Cantone Ticino e Presidente FTAF

Le incertezze che gravano sui conti dei cittadini, delle imprese e del Cantone impongono di intervenire su tutti i processi inefficienti, liberando risorse necessarie al sostegno della socialità e dell’economia. Dobbiamo ad esempio riflettere sul perché lo Stato chieda ai cittadini dati, atti e documenti che ha già o che potrebbe ricevere da un altro servizio o ente pubblico. Perché i cittadini devono pagare delle tasse per ottenere dei documenti da presentare a enti pubblici o comunali, quando lo Stato è già in possesso di questi documenti?

Per correggere queste distorsioni burocratiche che costano a noi tutti tempo, denaro e infinita pazienza, nel luglio del 2019 Fausto Rotanzi ha presentato una petizione: «Meno burocrazia non sia solo uno slogan», con cui sollecitava il Gran Consiglio ad emanare adeguate direttive per l’Amministrazione cantonale o un’apposita legge. Invitandolo, inoltre, a valutare l’eccessiva quantità d’informazioni che lo Stato richiede ai cittadini e agli enti locali nell’ambito degli abituali controlli, poiché indicativa di una totale sfiducia nei loro confronti. Con la sua più che ventennale esperienza di segretario comunale e il suo impegno in numerosi consessi pubblici e privati, Rotanzi sa benissimo quanto possa essere esasperante e costoso per la collettività l’eccesso di oneri burocratici e formalismi procedurali. Nella sua ultima seduta il Parlamento ha approvato il rapporto della Commissione giustizia e diritti che, condividendo le sollecitazioni della petizione Rotanzi, ha ribadito «l’urgenza di rivedere le procedure che regolano il lavoro degli uffici statali con l’intento di alleggerire le pratiche burocratiche, nel rispetto della protezione dei dati e del diritto in generale». Riguardo al delicato problema della protezione dei dati si è accortamente suggerito «il ricorso a liberatorie specifiche che, con il consenso scritto dei cittadini interessati, autorizzino il flusso puntuale di documenti e informazioni. Evitando così eccessi burocratici, lentezza procedurale e aggravi di tasse per ottenere certificati e duplicati che sono stati già elaborati dagli uffici statali».

Il rapporto e il via libera del Gran Consiglio segnano un piccolo ma significativo passaggio verso una burocrazia più leggera. Problema particolarmente sentito in Ticino. Uno studio di Avenir Suisse ha, difatti, sottolineato la pletora di regole, limitazioni, codici e pastoie varie che ingessano il nostro cantone, frenando l’economia e l’intraprendenza sociale. Ciò nonostante, non ci si rende ancora conto del fatto che ogni nuova legge comporta un carico aggiuntivo di burocrazia.

Negli ultimi 15 anni si sono contati una ventina di atti parlamentari che, per un verso o per l’altro, avevano come bersaglio l’ipertrofia burocratica, generata da un’eccessiva densità normativa, dall’iper-regolamentazione e dalla sovrapposizione di competenze e disposizioni. Giusto un anno fa, assieme ai colleghi Michele Foletti, Sabrina Gendotti e Piero Marchesi, ho presentato un’interpellanza per eliminare i doppioni nella raccolta dati presso le imprese, in ossequio all’orientamento del Consiglio federale che ha voluto alleggerire i costi e gli obblighi di documentazione e archiviazione per le aziende. Richiesta accolta favorevolmente dal Consiglio di Stato.

Nell’attesa di riforme strutturali, bisognerebbe quantomeno adottare interventi mirati che possono subito alleviare il peso e i costi della burocrazia su cittadini e imprese. Approvando la petizione Rotanzi si è fatto un concreto passo avanti affinché «Meno burocrazia» non resti uno slogan. Necessità oggi più che mai urgente anche per attenuare il devastante impatto economico e sociale della crisi del coronavirus.

Fabio Regazzi eletto alla presidenza dell’USAM

La Cc-Ti e AITI si complimentano con Fabio Regazzi per la sua nomina avvenuta il 28.10.2020 a Friborgo a Presidente dell’Unione svizzera delle arti e dei mestieri – USAM.

L’USAM, di cui la Cc-Ti è membro, è l’organizzazione mantello delle piccole e medie imprese, fondata nel 1879 a Lucerna. Rappresenta 230 associazioni di categoria e circa 500’000 imprese, ossia il 99,8 % di tutte le aziende attive in Svizzera.

La proposta alla Presidenza dell’associazione mantello nazionale è avvenuta su proposta della Cc-Ti, quale sezione ticinese della stessa.

Fabio Regazzi, nato il 22 giugno del 1962, è avvocato, imprenditore e Consigliere nazionale dal 2011. Attualmente Fabio Regazzi è membro dell’importante commissione dell’economia dei tributi. Dal 2015 è Presidente dell’AITI.
È il primo ticinese nella storia a essere eletto Presidente dell’USAM. In questa funzione avrà il compito di presiedere una delle più importanti associazioni economiche a livello nazionale e rappresentare il cuore pulsante dell’economia elvetica, ossia le piccole e medie aziende.

Il canton Ticino e l’economia cantonale potranno contare maggiormente su un punto di riferimento strategico nel contesto dell’economia svizzera. L’Unione svizzera delle arti e dei mestieri ha l’obiettivo di promuovere e sostenere un ambiente economico e politico favorevole allo sviluppo delle piccole e medie imprese. Come evocato oggi da Regazzi nel suo discorso di insediamento, le sue sfide principali dei prossimi anni riguarderanno la riforma della previdenza vecchiaia come anche le discussioni attorno all’accordo quadro con l’Unione europea che attualmente sta dividendo gli animi sia tra datori di lavoro che tra i sindacati.

Per le associazioni cantonali è particolarmente interessante avere come riferimento quale presidente di un’associazione economica svizzera una figura che conosce a fondo la realtà economia e sociale della Svizzera italiana e dunque può permettere una miglior comprensione reciproca delle sfide epocali che l’attuale crisi porterà irrimediabilmente con sé.

Una Convenzione (ev. quale aggiunta al contratto di lavoro) sul telelavoro per codificare un’attività in forte espansione

La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino, unitamente alle Camere di commercio e dell’industria e altre organizzazioni economiche della Svizzera romanda, ha elaborato delle raccomandazioni per il telelavoro, che ha conosciuto uno sviluppo enorme a causa della pandemia di Coronavirus.

Le raccomandazioni sono semplici, immediatamente utilizzabili, modulabili e basate sull’adesione volontaria. La Convenzione proposta è un modello adattabile in funzione delle specificità delle imprese. Essa è il frutto della collaborazione fra i servizi giuridici delle Camere di commercio e dell’industria della Svizzera latina (CLCI), l’Unione delle associazioni padronali ginevrine (UAPG) attraverso la Federazione delle imprese romande (FER), del Gruppo delle imprese multinazionali e della Convenzione dei datori di lavoro dell’Industria orologiera svizzera. Il lavoro è stato coordinato dall’Antenna romanda dell’Unione svizzera degli imprenditori.

Tutti i dettagli e i documenti sono a disposizione nell’area soci.

Documentazione utile

“Sempre a difesa della libertà imprenditoriale”

L’intervista a Glauco Martinetti, Presidente Cc-Ti, sulle pagine della Cc-Ti sui quotidiani ticinesi (CdT e LaRegione) di oggi, 13 ottobre 2020

Glauco Martinetti lascerà la presidenza della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi (Cc-Ti) il 31 dicembre 2020. Dopo aver ricoperto questo ruolo per 5 anni, assumerà la direzione dell’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) dal 1° gennaio 2021. Di seguito le sue riflessioni prima dell’Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti del prossimo 16 ottobre, durante la quale verrà nominato il suo successore.

La sua Presidenza ha coinciso con anni di grandi cambiamenti per la nostra economia: l’irrompere della digitalizzazione, la crescente diversificazione del tessuto produttivo e una più spiccata propensione all’innovazione. In che misura queste trasformazioni hanno coinvolto in un ruolo più incisivo e più esteso la Cc-Ti?

“La Cc-Ti, quale associazione-mantello dell’economia cantonale, è sempre stata in prima linea per cercare di comprendere tempestivamente i cambiamenti e le necessità dei nostri affiliati. Sulla digitalizzazione in questi anni abbiamo avuto un ruolo molto attivo per cercare di far crescere la cultura digitale nel mondo imprenditoriale. La diversificazione del nostro tessuto produttivo è un elemento che sottolineiamo sempre perché rappresenta un punto di forza della nostra economia, come ha dimostrato la buona resistenza del Ticino alle varie crisi dell’ultimo decennio. Per noi è sempre chiaramente una sfida, perché si tratta di far collimare gli interessi delle grandi aziende con quelli delle piccole, di coloro che sono orientati al mercato interno e chi invece esporta. Un ruolo non facile, ma nel quale ci siamo destreggiati bene, come testimonia l’ottimo rapporto con le associazioni di categoria che, pur mantenendo la loro totale indipendenza, possono contare sull’appoggio decisivo della Cc-Ti in molti ambiti”.

In Ticino questi sono stati anche gli anni degli attacchi più aggressivi alla libertà economica, proprio quando le imprese andavano maggiormente sostenute nel loro sforzo per innovare e restare competitive. Come spiega questo paradosso?

“Ci sono probabilmente diversi fattori alla base di questa preoccupante tendenza. Una misconoscenza di base del tessuto economico cantonale e una certa propensione statalista  della mentalità ticinese. Propensione acuita dalle forti trasformazioni dell’economia negli ultimi decenni. Paradossalmente l’economia ticinese oggi è molto più forte di venti anni fa, ma, purtroppo, la percezione del paese è diversa. Le strutture “di un tempo”, penso in particolare alle regie federali e anche alle banche, erano più visibili delle aziende “leader ” di oggi e quindi forse più rassicuranti. Ma i fatti e le cifre dimostrano che questa attuale economia è più solida”.

La Cc-Ti si batte da sempre per promuovere il dialogo tra le parti sociali e il mondo politico a favore della crescita del Paese, con un impegno condiviso nella realizzazione di quelle riforme essenziali al nostro Cantone. Molto spesso, però, su questa necessità prevalgono le contrapposizioni ideologiche e le posizioni preconcette che pregiudicano un confronto costruttivo. Si uscirà mai, e come, da questo meccanismo perverso?

“Purtroppo temo di no. Le posizioni mi sembrano troppo cristallizzate e non vi è umiltà di riconoscere che magari anche chi la pensa diversamente potrebbe avere ragione. Lo  dimostrano i dibattiti sui vari temi politici, sempre più vetrina per l’esposizione di convincimenti personali e ideologici, piuttosto che vere e proprie occasioni di confronto costruttivo. Un esempio? La Camera, anche grazie alle inchieste congiunturali presso le nostre aziende e alla rete di contatti con le altre camere svizzere, dispone di una quantità di dati che permettono una analisi chiara e oggettiva della situazione economica svizzera e ticinese in particolare: questi dati vengono semplicemente sempre ignorati o addirittura tacciati come sbagliati perché, con ogni probabilità, non ritenuti utili alla propria propaganda”.

In Ticino abbiamo tutte le qualità per tenere duro e superare anche questo momento molto difficile

La crisi del COVID-19 ha impresso un’ulteriore accelerazione a taluni cambiamenti strutturali del sistema economico. Quali saranno le principali sfide per il futuro?

“La situazione estrema del COVID-19 ha accelerato molti processi. Pensiamo solo al telelavoro, impensabile fino a qualche mese fa, ma diventato ormai usuale, se non addirittura imposto. Questo sta cambiando rapidamente molte dinamiche dell’economia e rappresenta anche uno dei tanti risvolti della trasformazione digitale. Questi sussulti e accelerazioni comportano anche un’accresciuta rapidità dei cambiamenti dei modelli di business, per cui le aziende sono chiamate a reagire rapidamente e in modo flessibile, senza inutili intralci burocratici. Molte attività si spostano in maniera molto facilee rapida, per cui ci vogliono soluzioni pragmatiche. Stiamo parlando di una vera e propria rivoluzione, che però il Ticino, come il resto della Svizzera, può affrontare con fiducia. A patto che si considerino le aziende come partner del territorio e non come un nemico da contrastare o cacciare. La sfida sarà riuscire a indirizzare tutti verso un riesame rapido delle proprie abitudini, delle proprie convinzioni, dei propri ritmi. Che lo vogliamo o no la società del futuro dovrà farsi trovare pronta e facilmente mutevole. Non per nulla è stato forgiato l’acronimo ‘VUCA’ per per indicare un ambiente complesso e incontrollabile, a complessità crescente (Volatility, Uncertainty, Complexity and Ambiguity), prerogative che descrivono il nostro momento storico”.

Nell ’ultimo decennio l’economia cantonale è cresciuta e si è consolidata, mostrando anche una notevole capacità d’innovazione e di resilienza. Ciononostante, nel dibattito pubblico si tende a parlare soprattutto delle cose che non vanno bene, di gravi problemi, che indubbiamente ci sono e vanno risolti, ma alla fine i risultati positivi non vengono comunque percepiti dalla pubblica opinione. Come spiegare questa “Schadenfreude ” che genera solo sfiducia?

“Il negativo fa audience, questo è purtroppo un fatto. Da qui purtroppo non si scappa. Non mi piace il gusto quasi sadico di alcuni media e della politica di mettere in evidenza solo le cose che non funzionano o che ritengono non funzionanti. Riproduzioni di istantanee distorte, certo a volte da emendare, ma certamente non rappresentative del mondo economico nella sua globalità. Oggi troppo pochi vogliono comprendere il sistema e penso che siamo, come ho già detto in altre occasioni, l’unica regione del mondo a giubilare della partenza  al nostro territorio di aziende rilevanti. Salvo poi accorgersi che lasciano il Ticino spesso aziende di grande valore in termini di posti di lavoro, prestigio e, non da ultimo, gettito fiscale”.

Con il voto del 27 settembre per la quinta volta il popolo ha detto sì agli accordi bilaterali con l’UE. Pensa che questa sia la volta buona per arrivare definitivamente a una posizione più propositiva nei rapporti con Bruxelles?

“Difficile dirlo, ma è un fatto che questa volta si è parlato non solo di libera circolazione ma dell’intero pacchetto di accordi bilaterali, con una maggiore visione e consapevolezza d’insieme. Auspico un incremento di coscienza generale  sull’importanza di poter disporre di un quadro giuridico stabile e affidabile. Questo dovrebbe, auspico, contribuire a una discussione maggiormente basata sui fatti e non solo sugli slogan”.

Nel momento di congedarsi dalla presidenza della Cc-Ti cosa si sente di dire ai nostri imprenditori?

“Che sono stato fiero di poterli rappresentare quale presidente della Cc-Ti e che, anche se sarò attivo in un altro contesto, continuerò a seguire da vicino l’imprenditoria ticinese. Che merita fiducia perché ci ha portato a raggiungere livelli in Svizzera impensabili fino a qualche tempo fa. È importante che gli imprenditori ticinesi non si lascino scoraggiare dal contesto politico generale che definire “ostile ” è un eufemismo. In Ticino abbiamo tutte le qualità per tenere duro e superare anche questo momento molto difficile. La Cc-Ti è dalla parte degli imprenditori e si batterà sempre in difesa della libertà imprenditoriale, caposaldo del nostro benessere”.  

Locale e globale

L’opinione del Direttore della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino Luca Albertoni

Il tema delle relazioni internazionali del Ticino e della Svizzera è ormai dibattuto in maniera costante, vista la sempre attuale discussione sulle nostre relazioni con l’Unione Europea (UE). La campagna di votazione concernente la libera circolazione e il primo pacchetto di Accordi bilaterali tra Svizzera e UE ha dimostrato ancora una volta quanto sia necessario concentrarsi sui fatti, per capire bene quale sia il nostro ruolo nel contesto internazionale e come sia ormai impossibile prescindere da quanto avviene negli altri paesi.

Le difficoltà dell’industria svizzera in questo periodo storico molto particolare sono strettamente legate alle incertezze che regnano in molti paesi che per noi rappresentano mercati fondamentali, come la stessa UE, ma anche gli Stati Uniti. Incertezze che potrebbero crescere ulteriormente da novembre, quando saremo chiamati a esprimerci su un’altra iniziativa, definita “Per multinazionali responsabili”. Obiettivo certamente condiviso, ma che si vuole raggiungere attraverso un sistema complicato ed estremamente penalizzante per le aziende site in Svizzera. Queste infatti, in estrema sintesi, sarebbero chiamate a rispondere di qualsiasi irregolarità dovesse verificarsi nella loro catena di relazioni (approvvigionamento, clienti, ecc.) in quasliasi paese del mondo. Impresa praticamente impossibile anche per aziende rigorosissime nei controlli, per cui è facile pensare che esse cercherebbero altri lidi. In effetti, la normativa svizzera sarebbe unica al mondo perche andrebbe ben oltre gli standard internazionali esistenti, riconosciuti come validi. Identificare le grandi imprese, peggio ancora se multinazionali, come entità pericolose da abbattere è diventata purtroppo un’abitudine assai diffusa. Dimenticando però che sono spesso proprio queste aziende (per capacità finanziarie e organizzative) a garantire condizioni di lavoro che garantiscono molti dei principi della Responsabilità sociale delle imprese, invocata da più parti. Soprattutto dalle parti che vorrebbero cacciarle. Decisamente surreale. Senza dimenticare che la presenza di grandi aziende (multinazionali o meno) è da sempre un fondamentale tassello della nostra economia diversificata, perché dà lavoro a un enorme numero di piccole e medie aziende (giardinieri, elettricisti, autorimesse, pittori, ecc. solo per citarne alcuni). 

Una vocazione internazionale che la Svizzera e il Ticino non possono assolutamente perdere e la Cc-Ti si batterà affinché le regole svizzere restino a livelli ragionevoli.

D’altro canto, continua anche il nostro impegno nel contesto della consulenza e della formazione rivolte all’export, che sta lottando strenuamente per cercare di riavvicinarsi ai livelli dello scorso anno. In ambito formativo ad esempio, abbiamo appena concluso un accordo di collaborazione con i colleghi delle Camere di commercio e dell’industria romande per svolgere un percorso/corso che aiuti le aziende a fare breccia nei mercati esteri considerati più difficili. La parte scientifica è assicurata dall’Alta Scuola di gestione di Ginevra, nel quadro del loro programma “International Business Management”.

Ulteriori informazioni a tal proposito sono disponibili qui (con la descrizione del programma e gli elementi per accedere alla presentazione dello stesso prevista per il 13 ottobre 2020, webinar).

Care imprenditrici, cari imprenditori, cari soci

Lo scritto di Glauco Martinetti, Presidente Cc-Ti, sull’ultima edizione di Ticino Business

Dopo cinque anni alla Presidenza della Camera, per motivi puramente professionali, alla fine di quest’anno lascerò il mio mandato. Durante l’Assemblea del prossimo 16 ottobre verrà infatti eletto il nuovo Presidente.

Questo quinquennio è stato un periodo intenso, molto arricchente sul piano umano e professionale. Poter vedere in un solo colpo d’occhio le numerosissime sfaccettature dell’economia ticinese vi assicuro che è affascinante. Perché appunto la nostra economia è estremamente variegata, non solo per dimensioni delle nostre aziende, ma proprio per i vari settori che la compongono. Questa sua caratteristica ne fa quindi, di fatto, un’economia di difficile comprensione, difficile da pronosticare, difficile da capire.  Ma dall’altro lato le dà una stabilità, una sicurezza e una resilienza molto interessanti.

In questo contesto quindi, dove le associazioni di categoria affiliate alla Cc-Ti sono ben quarantaquattro (dai banchieri ai piastrellisti), è quindi impossibile trovare la misura unica di sostegno, di rilancio, di aiuto. Molto più sovente è invece un insieme di misure e di attività che portano al successo. Per questo motivo l’indirizzo strategico scelto sotto la mia presidenza è stato quello di rafforzare la Camera quale interlocutore privilegiato dell’economia ticinese di fronte alle istituzioni sui temi generali.  L’ho ripetuto in ogni discorso assembleare: 

sui temi specifici settoriali è il settore economico stesso che deve poter improntare la sua linea strategica. Sui temi generali è invece la Camera che ha la miglior visione di insieme e che indirizza la via. Questo fatto impone alla Camera di avere però una cura particolare nell’improntare la comunicazione che deve essere giocoforza più istituzionale. La Camera è stata capace di raccogliere questa sfida e le numerose sollecitazioni dalle istituzioni ci attestano questo riconoscimento.

Il momento storico che stiamo vivendo è chiaramente molto particolare. Eppure non sto pensando al COVID-19 ed ai mesi passati.

Penso piuttosto alla quarta rivoluzione industriale che il COVID-19 sta implementando molto più velocemente di quanto pensassimo solo alcuni mesi fa. Parlo del nuovo modello di business che siamo chiamati a mettere in atto. È infatti evidente che ci stiamo proiettando a grande velocità su una nuova società: molto più smart, molto più green, molto più social.

Io stesso negli ultimi tre anni ho cambiato completamente il mio modo di operare: da innumerevoli viaggi in auto ho iniziato a usare il treno per ogni spostamento oltre Gottardo per poi passare ai vari Teams/Skype/Zoom durante la primavera 2020. Un guadagno di tempo, efficienza e sicurezza incalcolabile. Evidentemente questo è un piccolissimo esempio banale e non è che l’inizio: dobbiamo ripensare i nostri modelli di business, dobbiamo ripensare l’offerta per i nostri clienti, dobbiamo garantire il passaggio alla quarta rivoluzione industriale delle nostre aziende.  La compenetrazione tra mondo fisico-reale, digitale e biologico è arrivata.

Sono convinto che proprio in questo ambito il nostro Cantone, la nostra economia, le nostre aziende abbiano ancora molto da offrire.

Il Ticino, grazie a queste tecnologie, non è più la duplice periferia di Zurigo e di Milano ma è invece un luogo centrale ed equidistante molto interessante per fare azienda. È quel luogo che permette un ottimo equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, che negli ultimi 20 anni ha sviluppato un nuovo mondo accademico (USI, SUPSI), dove fare innovazione è diventato più facile (Innovation Park Ticino, Fondazione Agire), dove l’incontro di due culture (latina e germanica) determinano ottime conoscenze linguistiche, dove la spinta delle nuove tecnologie è diventata realtà in ambito farmaceutico/medicale/ricerca.

La grande sfida sarà piuttosto le problematiche sociali che potrebbero nascere da questo mondo sempre più veloce. Il potenziale di sconvolgimento del mercato del lavoro che rischia una vera scissione netta tra bassa competenza/basso stipendio e alta competenza/alto stipendio è purtroppo elevato.

Lascio quindi una Camera solida, con iniziative dinamiche proiettate al futuro, molto vicina alle aziende in particolare sul tema centrale della formazione. Una Camera che con toni pacati ma decisi ha sempre difeso a spada tratta i diritti delle imprenditrici e imprenditori di questo cantone, sicura che nel dialogo e nel raffronto aperto risieda il metodo per affrontare i problemi.

Al mio successore e a voi tutti i migliori auguri di pieno successo e soddisfazioni.