“La sostenibilità deve essere parte del modello di business”

Intervista a Glauco Martinetti, Presidente Cc-Ti e CEO Rapelli SA

Occuparsi di sostenibilità porta vantaggi economici per le aziende. Per questo la Cc-Ti da tempo approfondisce il tema della responsabilità sociale e ambientale, a cui ha dedicato eventi, corsi e seminari. Tutto questo è sottolineato nell’intervista, che vi riproponiamo, al Presidente Cc-Ti e CEO della Rapelli SA Glauco Martinetti. Ritrovate anche la nostra posizione sulla RSI direttamente al seguente link.

Signor Martinetti, ci sono tre aspetti della sostenibilità per una azienda: quello ambientale, sociale e non da ultimo quello economico. Come farli sviluppare in sintonia?

Non è evidente. Ma le aziende che sono molto attente all’ambito sociale lo sono anche nel contesto ambientale e di solito hanno anche un successo economico. In tale modo si trova quasi automaticamente un equilibrio. Non è una regola, ma mi sembra che colui che è molto attento all’ambito sociale ha dei collabollatori motivati. E chi fa molta attenzione alla tematica ambientale di solito risparmia soldi, e questo porta anche ad una sostenibilità economica.

Quali sono i vantaggi della sostenibilità per le imprese?

Nell’ambito sociale la sostenibilità porta veramente ad una buona motivazione del collaboratore. Una conseguenza poi è la fidelizzazione dello stesso verso l’azienda. Il discorso ambientale invece evoca nei consumatori attenti, e ce ne sono sempre di più, una fidelizzazione al prodotto e quindi dei volumi di vendita buoni, costanti – e appunto sostenibili.

La conclusione sarebbe che oggigiorno la sostenibilità è decisiva per il successo economico.

E proprio così. Per i clienti che apprezzano molto il prodotto si va sempre di più da un semplice prodotto di consumo verso, se si può dire, una religione. Un consumatore inizia a diventare un fan e alla fine, come nel caso dello smartphone, sembra diventare una specie di evangelista del prodotto, dicendo agli altri che devono assolutamente acquistarlo.

Quindi chi trascura la sostenibilità fronteggerà degli svantaggi pesanti?

Guardando i modelli di business futuri credo che la sostenibilità vi debba far parte in modo considerevole. Non credo che oggigiorno un’azienda possa non prestare attenzione alla sostenibilità sociale, ambientale ed economica perché altrimenti l’attività aziendale viene resa più difficile.

Le aziende devono trovare un equilibrio tra i contesti sociale, economico ed ambientale per puntare al successo.

A quale punto siamo in Ticino rispetto alla Svizzera tedesca per esempio?

Dal mio punto di vista personale gli svizzeri tedeschi hanno una sensibilità, soprattutto ambientale, un po’ più sviluppata, ma il Ticino sta recuperando.

Cosa possono fare concretamente le aziende per migliorare il loro approccio verso la sostenibilità?

Molto dipende dal settore. Ma ritengo che per prima cosa sia necessario scegliere se iniziare dal lato sociale o ambientale. Nella mia azienda la scelta è stata facile: iniziare dalla sostenibilità ambientale per poi passare alla sostenibilità sociale. E alla fine questo ha garantito una sostenibilità economica.

Impiego a tempo parziale, lavoro interinale, telelavoro, job-sharing, lavoro su chiamata, freelance: tutti questi sembrano di diventare i tipici modelli di lavoro per via della digitalizzazione. Ma sono anche sostenibili?

Non penso che questi modelli siano per forza non sostenibili. Sono modelli voluti da parecchie persone. Conosco, per esempio, diverse coppie di amici che non lavorano entrambi a tempo pieno perché sia la moglie che il marito lavorano a tempo parziale ed accumulano i loro redditi. Questo risponde ovviamente ad un bisogno e quindi credo che i menzionati modelli di lavoro possano avere anche una buona sostenibilità sociale.

Questi nuovi modelli di lavoro concerneranno verosimilmente le imprese piuttosto grandi.

Qui il punto centrale è l’organizzazione. Come riesco ad inserire delle persone che lavorano a percentuali e orari differenti nel sistema produttivo? Non incide tanto la grandezza dell’azienda, ma il grado di organizzazione del lavoro. Sia una PMI sia una grande aziende dovrebbero essere molto ben organizzate a questo riguardo.

Credo che il mondo che sta per arrivare sarà un mondo più flessibile e più trasparente a riguardo delle condizioni di lavoro. E quindi anche più sostenibile, proprio grazie alla digitalizzazione.

E in quanto al dumping salariale e al lavoro nero? Aumenteranno tali problemi a causa della digitalizzazione o verranno meglio controllati grazie alla crescente coscienza di sostenibilità sociale?

A mio avviso la digitalizzazione porta anche ad una maggiore trasparenza. E questa non credo porti verso il dumping, anzi. Se c’è più trasparenza sul mercato del lavoro si è più lontani dalle logiche di dumping e del lavoro nero. Credo che il mondo che sta per arrivare sarà un mondo più flessibile e più trasparente a riguardo delle condizioni di lavoro. E quindi anche più sostenibile, proprio grazie alla digitalizzazione.

A proposito della digitalizzazione e sostenibilità sociale: gli over 50 saranno anche in futuro svantaggiati nella ricerca di un lavoro?

Attualmente abbiamo un gap culturale che, a seconda della formazione, può iniziare all’età di cinquanta o sessant’anni. Ciò significa: una persona che ha seguito delle formazioni accademiche probabilmente oggi a cinquanta anni non rischia di essere esclusa dal mercato del lavoro proprio per via della digitalizzazione, anzi le sue competenze sono in linea con quanto richiesto dal mercato. Mentre una persona coetanea con una scolarizazzione molto bassa rischia invece di esserne fuori. Credo quindi che oltre all’età incida molto il grado di formazione delle persone.

Sembra quindi che la sostenibilità sociale dipenda anche molto dalla formazione continua.

Questo è un punto determinante. La formazione continua a livello aziendale, ma anche del singolo individuo, è un elemento centrale della sostenibilità sociale perché permette ad una persona di tenersi continuamente al passo con i tempi.

Cosa può fare la Cc-Ti concretamente per la sostenibilità in generale?

Il ruolo della Cc-Ti è innanzitutto quello di spiegare ai nostri associati l’importanza della tematica e il suo valore strategico. La Camera stessa offre dei corsi pratici in cui si parla sempre di più di sostenibilità e di best practices ed organizza anche degli eventi per incentivare la discussione sul tema. Si tratta quindi di mostrare in concreto che la sostenibilità è importante in tutti gli ambiti, come abbiamo fatto recentemente a Stabio.

Dal suo punto di vista qual è stato il messaggio principe di tale evento?

Abbiamo presentato un’ azienda di moda e una dell’alimentare e evidenziato il fatto che si può parlare di sostenibilità in mondi totalmente differenti. Il nostro compito è quello di spiegare l’importanza e gli aspetti positivi della sostenibilità per le aziende.

E rendere più sensibile anche il mondo della politica?

Credo che la politica abbia capito benissimo. Ma non possiamo scaricare alla politica un compito che è prettamente aziendale. La responsabilità sociale è un compito che dobbiamo portare avanti noi. E le aziende stanno davvero facendo il loro dovere, andando sempre di più in questa direzione. La sostenibilità è davvero un tema trattato dalle aziende.

Di sostenibilità aziendale e strategia d’impresa si è parlato nell’evento della Cc-Ti dello scorso maggio, rileggete i dettagli cliccando qui.