Tu chiamale se vuoi… emozioni

Ci hanno spesso detto che le decisioni in affari si prendono con la ragione e che le emozioni non devono essere mescolate al business. Ci hanno detto che i leader sono coraggiosi e non hanno paura. Ci hanno detto di non pensarci … che la tristezza passa. Ci hanno anche detto che arrabbiarsi non serve, che la rabbia è un’emozione negativa, che dovremmo controllarci ed essere perfettamente zen. Ci hanno detto che è lecito essere felici del proprio successo, ma che va fatto con moderazione. Infine, ci hanno anche detto che se qualche comportamento ci disgusta è (perché non siamo abbastanza aperti alla diversità e al nuovo) perché non siamo capaci di accettare la diversità.

Per molti anni ci hanno detto cose sulle emozioni, peccato che molte di queste siano corrette. Cominciamo col dire che le emozioni sono un prima di tutto un fatto fisico e fisiologico: sono l’esito di una reazione elettro-chimica che il nostro cervello produce quando qualcosa del mondo esterno o interno perturba i nostri sensi.

Le emozioni sono quindi un fatto anche profondamente “fisico”: il cuore accelera, le mani sudano, il respiro di fa corto; le emozioni sono la risposta veloce e immediata che gli esseri viventi hanno a disposizione per agire e reagire al mondo… solo in seconda battuta, attraverso l’elaborazione cosciente siamo in grado di modulare risposte scegliendo tra opzioni di comportamento diverse.

Le ricerche neuro-scientifiche sembrano dirci che non possiamo evitare di emozionarci, anzi, sembrano affermare che le emozioni sono un fattore fondamentale e imprescindibile della nostra esistenza e profondamente interconnesso con tutte le scelte che facciamo.

Quindi se le emozioni non le possiamo evitare in nessuna situazione, come facciamo a farne buon uso e a non diventarne preda? Beh, intanto potremmo cominciare con il saperle riconoscere. Spesso le persone sono inconsapevoli delle emozioni che provano fino a quando non arrivano ad una soglia talmente alta che non è più possibile ignorarle.

Identificare un’emozione significa comprenderne la natura e il messaggio che essa porta.

Ogni emozione veicola infatti un messaggio importante per noi. La capacità di gestione dell’emozione, parte dalla comprensione di tale messaggio. Se di fronte ad una platea di persone a cui devo presentare un progetto importante mi sento in ansia, probabilmente è perché sto prefigurandomi una situazione in cui andrò in difficoltà, che penso che non saprò come gestire e che provocherà un danno alla mia immagine. Quindi in ultima analisi vi è la paura di subire un danno. A questo punto potrei chiedermi se questa paura è fondata su dati di realtà e magari riconoscere che sì la possibilità esiste, perché con questa presentazione sto giocandomi molto della mia carriera, e che probabilmente devo attuare dei comportamenti che possano minimizzare il rischio. Ad esempio, dedicare del tempo alla preparazione della presentazione, al discorso che farò e al superamento delle potenziali obiezioni.

Se mi trovo in una negoziazione di un contratto importante e non sono in grado di identificare le mie emozioni potrei agire in modo impulsivo, senza essere davvero in grado di scegliere i comportamenti più utili e probabilmente perdendo opportunità esistenti.

Saper gestire un’emozione è quindi un’attività molto diversa dal tentativo di “scansarla, soffocarla e contenerla, ma al contrario significa saperla identificare, capirne il messaggio e l’utilità, e scegliere il comportamento che risulta più funzionale per i miei scopi e per il contesto in cui sto agendo. Ma forse non è semplice come sembra…

 

Testo a cura di Andrea Abbatelli

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