Per garantire la crescita futura del Ticino l’impegno comune di politica ed economia

Negli ultimi quindici anni l’economia ticinese si è radicalmente trasformata, registrando una crescita che ha ormai pressoché allineato il cantone alla media nazionale. La piazza finanziaria, dopo le importanti riorganizzazioni degli scorsi anni, ha trovato un nuovo assetto, si sono affermati settori quali la moda e il trading di materie prime, l’industria chimico farmaceutica si è ulteriormente consolidata, mentre si è accresciuta la vocazione internazionale delle nostre imprese, come testimoniano i 6,3 miliardi (stima per difetto) dell’export cantonale.

Un sistema produttivo che ha oggi nella diversificazione uno dei suoi punti maggiori di forza e potenzialità, supportato, peraltro, da centri di ricerca di eccellenza mondiale. È nella natura dei processi economici il fatto che questa crescita non sia stata omogenea, che taluni comparti non abbiano beneficiato dello stesso dinamismo o che si siano creati degli scompensi sul mercato del lavoro. Ma ciò non basta di certo a giustificare le martellanti campagne sulla disoccupazione, quando il numero dei senza lavoro è ormai ai minimi storici, né tanto meno può legittimare quel clima di ostilità verso le imprese, alimentato dalle forze regressiste, che ha innescato pericolose derive protezionistiche.

È in questo contesto che il 19 ottobre la Cc-Ti terrà al Palacinema di Locarno la sua 101° Assemblea con la partecipazione di due importanti ospiti. Il Consigliere federale Ignazio Cassis che, alla guida del DFAE, ha in mano il dossier Europa di importanza vitale per l’economia svizzera, e il Direttore del DFE Christian Vitta.
Per La Cc-Ti il dialogo costruttivo con la politica e gli altri partner sociali è cruciale. La sfida della rivoluzione digitale richiede un impegno comune per sfruttarne le grandi opportunità e limitare i rischi che essa comporta. Oggi nei rapporti tra economia e politica ci sono tanti problemi aperti: l’eccesso di leggi e di burocrazia che penalizzano le attività imprenditoriali, le pressioni protezionistiche e «primanostriste» che limitano la libertà d’impresa, l’urgenza per il Ticino di recuperare concorrenzialità fiscale, la necessità di un orientamento professionale meno burocratizzato e di una formazione, a tutti i livelli, che incentivi il digital talent e promuova anche una cultura più aperta verso l’industria e il rischio imprenditoriale. Una scarsa attenzione verso questi problemi ci potrebbe costare cara.

Articolo apparso sul Corriere del Ticino dell’8.10.2018