Covid-19: le nuove sfide a livello internazionale

L’effetto complessivo del Coronavirus sull’economia globale è ancora sconosciuto, ma possiamo già constatare un forte impatto sulla supply chain, sui consumatori e sulle loro abitudini di acquisto.

Negli ultimi decenni, le aziende hanno puntato molto sull’ottimizzazione della supply chain a livello mondiale per minimizzare i costi. La Cina, in particolare, è diventata la cosiddetta “fabbrica del mondo”, un punto di riferimento per molti settori. Le rotture delle catene di approvvigionamento, dapprima nel Regno di Mezzo e poi nel resto del mondo, aggravate dalle restrizioni commerciali a seguito della pandemia, hanno però mostrato quanto tali relazioni siano vulnerabili alle incertezze e agli choc globali.

Ricostruire il sistema commerciale

Le aziende sono ora chiamate a rivedere e a ricostruire non solo tali catene, ma tutto il loro sistema commerciale, rendendolo più resiliente e agile, ma soprattutto digitale: dalla tracciabilità di componenti, materie prime e prodotti ad una trasmissione di dati a prova di manomissione e contraffazione, da magazzini più flessibili a nuove collaborazioni, anche tecnologiche, sino a nuove strategie omnichannel.

Sì, perché la diffusione della COVID-19 e la quarantena forzata sta modificando notevolmente anche le abitudini di acquisto e di spesa dei consumatori, facendo esplodere le vendite online e in sostanza dando un’accelerata alla trasformazione digitale. Questo fa presagire un dopo-Coronavirus con un commercio dal volto diverso, più digitale e online. Ma quanto sono pronte le aziende esportatrici ticinesi a questa trasformazione?

E-commerce: cosa sapere

Ad esempio, non è sufficiente avviare semplicemente un commercio online per garantire il successo delle vendite, ma bisogna prestare attenzione anche ai minimi dettagli poiché la merce, in definitiva, viaggerà fisicamente e valicherà frontiere internazionali. Le informazioni inerenti i costi previsti dovranno quindi essere trasparenti: dal valore della merce, all’eventuale imposta sul valore aggiunto, alla copertura delle spese di spedizione fino ai dazi doganali. Non ci si può permettere di tralasciare questi aspetti e fatturarli al cliente in un secondo tempo.

Ecco quindi che gli aspetti amministrativi, logistici, legali ma anche culturali non vengono a mancare neanche nell’e-commerce. Se le aziende desiderano rafforzare le loro attività internazionali, questi temi, tra gli altri, le vedranno sicuramente impegnate nel periodo post-pandemia. E con loro anche la Cc-Ti e S-GE.

Un franco su due è guadagnato all’estero. La nostra economia è dinamica e volta all’internalizzazione poiché trova condizioni favorevoli sui mercati esteri, grazie anche ai numerosi accordi di libero scambio siglati dalla Svizzera. Prova di questo successo sono i dati presentati dall’Amministrazione federale delle dogane concernenti il commercio con l’estero per l’anno 2019. Malgrado un clima internazionale caratterizzato da guerre commerciali, tensioni politiche e una congiuntura mondiale estremamente instabile, il commercio estero elvetico ha nuovamente registrato numeri da record, seppur con un minimo rallentamento. Dopo un 2018 estremamente positivo, lo scorso anno le esportazioni sono cresciute del 3,9% e le importazioni dell’1,6% portando l’eccedenza della bilancia commerciale a oltre 37,3 miliardi di franchi.  

Articolo a cura di

Monica Zurfluh, Responsabile S-GE per la Svizzera italiana e
Valentina Rossi, Responsabile Servizio Export Cc-Ti