Tutti gridano e nessuno ascolta

di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

Qualche mese fa abbiamo presentato uno studio realizzato dalla SUPSI avente scopo di mettere sul tavolo dati fattuali per permettere una discussione possibilmente oggettiva sulla situazione finanziaria del Cantone, su chi produce il gettito fiscale, su come è strutturata la spesa, ecc… Punto.

Niente altro. Di per sé, in un Paese che ragiona, non dovrebbe esserci nulla di scandaloso, tanto più che non abbiamo avanzato richieste particolari, constatando semplicemente la crescita della spesa pubblica, senza dare alcun giudizio di valore sulla stessa. Non abbiamo chiesto fantomatici tagli selvaggi, né tantomeno misure fiscali particolari, oltre a quelle già sul tavolo e sulle quali saremo chiamati alle urne prossimamente.

Non è certo un mistero che riteniamo importanti e urgenti le riforme fiscali, comprese quelle impropriamente definite “regali ai ricchi” perché molto rilevanti in un’analisi seria della situazione e delle prospettive finanziarie del Cantone. Eppure, anche un approccio costruttivo e fondato su fatti e non su sensazioni o sparate ideologiche viene considerato da taluni come un delitto di lesa maestà del “mainstream” che definisce il Ticino come Paese povero, con salari insufficienti a causa dello sfruttamento da parte dell’economia (ovviamente responsabile di tutti i mali) e che ora vuole anche addirittura fare dei regali a chi non ne ha bisogno.

L’approccio di taluni organi di informazione media già in conferenza stampa, con il purtroppo usuale tono accusatorio e con malcelate accuse di malafede senza nemmeno aver letto e approfondito lo studio, la dice lunga su come si sia completamente persa la cultura della discussione e quindi la ricerca di soluzioni che vadano oltre lo stucchevole e sterile confronto ideologico a prescindere.

Non è certo un mistero che riteniamo importanti e urgenti le riforme fiscali

Tutti gridano e nessuno ascolta, si potrebbe dire. Peccato. Questo non significa rinunciare al diritto di critica, anzi. Ma la critica dovrebbe poggiare su un’analisi attenta e ponderata e purtroppo questo non avviene, poiché ci si limita a riprendere concetti stereotipati, ignorando i fatti. Mentre altri, senza tante litanie, correggono i propri sistemi fiscali ridendo alle nostre spalle.
Tanto per non andare in paesi lontani ed esotici, il canton Grigioni ha annunciato una riduzione secca del 5% del tasso di imposizione per le persone fisiche.

Certo, non solo i “ricchi” (o presunti tali…) che tanto fanno paura in Ticino, ma diverse categorie, fra cui figurano comunque i generici “specialisti”, dietro i quali è facile intuire vi siano salari elevati.
Il Ticino, rimanendo prigioniero del terrore verso i contribuenti facoltosi, non potrà avanzare sul terreno di una concorrenza nazionale e internazionale che, in seguito alle varie riforme fiscali, si giocherà sempre più sulle persone fisiche e meno sulle aliquote delle persone giuridiche.

In altre parole, come un cowboy maldestro si sparerà nei piedi. Non si è mai visto un Paese democratico (le dittature sono altra cosa) migliorare le condizioni dei poveri eliminando i cosiddetti “ricchi”.
I dati sulla redistribuzione delle risorse parlano chiaro. Potrebbe in questo senso forse essere utile rispolverare la celebre frase del padre dell’AVS, il Consigliere federale socialista Hans-Peter Tschudi, secondo cui “I ricchi non hanno bisogno dell’AVS, ma l’AVS ha bisogno dei ricchi”. E non solo l’AVS, ci sarebbe da aggiungere.