Servono anche aiuti a fondo perso per salvare aziende e occupazione

L’impegno della Camera di commercio e dell’industria per sostenere le imprese e limitare i rischi di una grave recessione

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L’inchiesta congiunturale condotta dalla Camera di commercio e dell’industria presentata nel mese di gennaio, aveva messo in evidenza, in tempi non sospetti, una certa flessione degli investimenti da parte delle aziende. Il drammatico momento sociale ed economico che stiamo vivendo frenerà purtroppo ulteriormente la capacità di investimento, con riflessi negativi su tutto il sistema economico. In questo contesto è significativa l’affermazione di qualche giorno fa del direttore del KOF, Jan-Egbert Sturm, secondo il quale «Tutto ciò che non viene fatto oggi, costerà più caro domani». Secondo il professor Sturm, per contrastare l’impatto dell’emergenza Coronavirus sull’economia, la Confederazione dovrebbe valutare una misura più marcata e mirata, non solo quella dei prestiti garantiti, ma anche quella dei contributi a fondo perso. «Se molte aziende saranno eccessivamente indebitate dopo la crisi – ha spiegato – non investiranno negli anni a venire. Non si disporrà di denaro per l’innovazione.

L’economia crescerà con meno forza e le imprese svizzere saranno inevitabilmente meno competitive di quelle estere». Malgrado ciò il buon livello di autofinanziamento rilevato in generale in Svizzera e anche in Ticino, come emerso regolarmente in questi anni dai nostri rilevamenti effettuati presso le nostre aziende. Chiaro però che situazioni estreme come quella attuale scombinino tutti i parametri. Ragione per la quale, a tutela del sistema economico e dell’occupazione, riteniamo che anche gli aiuti a fondo perso possano essere una risposta importante, ovviamente con interventi mirati. Del resto, lo stesso Consigliere federale Maurer non ha escluso a priori tale possibilità. Ha infatti menzionato il fatto che già attualmente determinati casi considerati di rigore saranno trattati in modo particolare e che, a bocce ferme dopo la fase acuta di crisi, si procederà a una valutazione delle varie situazioni ed eventuali soluzioni a fondo perso non sono escluse. Un’apertura importante, sebbene non immediata. Il problema è che nel breve termine, nonostante le grandi difficoltà già marcatamente palpabili, moltissime piccole e medie aziende non ricorreranno ai crediti messi sino a questo momento a disposizione, per la legittima paura di indebitarsi eccessivamente, quindi l’argomento del fondo perso potrebbe arrivare troppo tardi. Di fronte al pericolo di una devastante recessione globale, un ulteriore autorevole appello per una manovra decisa della politica di sostegno all’economia è arrivato da Olivier Blanchard, ex capo economista del Fondo monetario Internazionale: «… servono aiuti diretti a fondo perso». Sulla stessa linea di pensiero di Sturm e Blanchard, ci sono tanti altri economisti, scuole differenti, dei nostri Politecnici federali, tutti allineati sul fatto che in una situazione di profonda incertezza economica, molte aziende, soprattutto le piccole imprese, difficilmente attingeranno ai crediti garantiti dallo Stato.

È infatti più che comprensibile e legittimo il timore di assumersi un debito, seppure iniziale interesse zero e rimborsabile in cinque anni, che dovrà comunque essere restituito, senza nessuna certezza di ripresa a corto- medio termine dei propri affari. Per migliaia di aziende, anche quelle che non avevano alcun problema finanziario, le perdite accumulate durante il fermo o il rallentamento dell’attività produttiva, sommate all’onere di un nuovo debito e agli insufficienti guadagni, nel futuro corso di un lento ritorno alla normalità, rappresentano una miscela esplosiva che potrebbe far «saltare» i bilanci. In poco meno di un mese e mezzo in Svizzera la produzione è crollata del 25% e l’orario ridotto coinvolge già oltre un milione di dipendenti. Gli scenari delineati in un recente intervento del Consigliere Federale Guy Parmelin sono inquietanti: una possibile contrazione del PIL del 10% e un aumento della disoccupazione sino al 7%. Percentuali che potrebbero tradursi in una devastante instabilità dell’economia svizzera e ticinese. Riconoscere dei contributi a fondo perso alle aziende in difficoltà, come si è fatto in passato con diverse attività pubbliche o para pubbliche, non significa fare dei regali agli imprenditori, ma molto più concretamente mirare a salvare centinaia di aziende e migliaia di posti di lavoro. Resta inteso che ci vogliono grandi cautele e riflessioni ponderate per evitare l’eventuale dispendio di denaro a favore di aziende senza prospettive. Siamo comunque convinti che esistano gli strumenti necessari per stabilire e utilizzare criteri sufficientemente attendibili per un’attribuzione oculata degli aiuti a fondo perso. Del resto, come detto in precedenza, lo stesso Consiglio federale ha lasciato intravvedere qualche considerazione in questa direzione, parlando di «attenzione» sul tema delle modalità di restituzione dei prestiti erogati. Riflessioni e considerazioni dei tempi che verranno.