Montreux, fra jazz e gallerie

L’opinione di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

“Se si vuole ragionare in termini di Smart City la base d’azione utilizzata dalle autorità di Montreux è la via migliore per decidere quali siano le misure adatte per intervenire sul traffico.”

La ridente cittadina vodese di Montreux è universalmente conosciuta per uno dei più importanti festival musicali al mondo. E nella zona vi sono anche alcune famose o famigerate (a causa dei frequenti controlli di velocità) gallerie autostradali. E allora? Cosa c’entra questo con il nostro piccolo e fantastico mondo ticinese, che comunque le sue belle gallerie già le ha? Tutto e niente. In realtà qui mi riferisco a una galleria che non esiste ancora e che mai esisterà. Perché parlarne allora? Il motivo è legato agli argomenti che hanno indotto la città di Montreux a non costruire una galleria per gestire il traffico, perché non era la migliore soluzione.

Autorità e cittadinanza avevano in sostanza l’impressione che il traffico attraverso fosse soprattutto di transito e non legato ai residenti e alle attività commerciali. Di qui l’ipotesi di investire una vagonata di milioni per costruire un tunnel sotto l’arteria stradale principale, per convogliarvi il fastidioso traffico di transito (non sono frontalieri ma la sostanza non cambia, sempre di transito si tratta). Sennonché qualcuno ha pensato bene di effettuare qualche approfondimento prima di dare avvio a un progetto mostruoso in termini di costi e disagi, perché dubbi sul fatto che si trattasse della migliore misura possibile ve ne erano comunque parecchi. Analogamente a quanto già fatto in altri comuni vodesi (Pully) o altre città svizzere (Basilea e Friborgo tanto per citarne qualcuna), si è pensato di fare capo all’analisi delle tracce lasciate dai telefoni cellulari, il che consente un monitoraggio 24/24 e 7/7 di tutti i flussi, distinguendo anche mobilità lenta e più sostenuta. Ovviamente il tutto in forma anonima, senza individuare i possessori dei cellulari. Ebbene, con una cifra modesta di qualche decina di migliaia di franchi (a fronte della possibile spesa di 150 milioni per una galleria), è chiaramente emerso che le percezioni di autorità e popolazione erano sbagliate, perché il traffico di Montreux è di transito solo nella misura del 20% (a differenza di Pully, ad esempio, dove invece è il 60%). Significa che l’80% del traffico è legato alle attività commerciali del centro cittadino e agli spostamenti dei residenti, per cui una galleria di transito sarebbe stata, se non inutile, un lusso eccessivo per risolvere solo una parte minima del problema del traffico. Per cui, niente galleria, senza psicodrammi né interminabili beghe politiche. Decisione presa sulla base di dati oggettivi, punto e basta. Nello specifico un monitoraggio costante è stato chiaramente decisivo perché ha dato risultati molto più probanti rispetto ai rilevamenti puntuali effettuati su periodi particolari come i rientri dai week-end e le manifestazioni (festival, congressi, ecc.), poco probanti per dare indicazioni attendibili sulle tendenze globali del traffico. Quali insegnamenti per la situazione ticinese? Avantutto che fidarsi solo delle percezioni è talvolta sbagliato e rischia di portare a commettere costosi errori che non risolvono nulla. In secondo luogo, non bisogna essere timidi quando si tratta di utilizzare la tecnologia, soprattutto se questa garantisce la protezione dei dati personali secondo i più severi criteri della legislazione vigente. Se si vuole ragionare in termini di Smart City, termine usato a volte anche in modo improprio per definire la mobilità intelligente, una base d’azione di questo tipo è la via migliore per decidere quali siano le misure adatte per intervenire sul traffico.

Il tema della mobilità è di nostro grande interesse.
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