La “rivoluzione” dei dati: sfide e opportunità in ambito sanitario

In ambito sanitario, l’avanzamento tecnologico va di pari passo con il progresso della medicina e quindi persegue, quale obiettivo principale, il continuo miglioramento della salute della popolazione.

Essendo un settore estremamente regolamentato, l’evoluzione tecnologica è disciplinata dalle autorità di omologazione e controllo: Swissmedic per gli agenti terapeutici, l’Ufficio federale della sanità pubblica per i prezzi dei medicamenti e ancora, nel nostro Cantone, la Commissione cantonale per l’autorizzazione di messa in esercizio di attrezzature medico-tecniche a tecnologia avanzata o particolarmente costose.
È dunque implicito che qualsiasi innovazione debba presentare, non solo un rapporto rischio/beneficio favorevole rispetto agli standard in uso, e documentato dalla ricerca clinica, ma anche una valutazione rigorosa del suo impatto sui costi della sanità. Nel rispetto di questi principi di efficacia, adeguatezza ed economicità il nostro sistema sanitario è – grazie anche alla ricerca scientifica svolta nel nostro Paese e alla nostra capacità di adottare le tecnologie più innovative – uno dei più performanti sistemi al mondo.

Nel contesto attuale, in cui siamo tutti confrontati con la pandemia COVID-19, abbiamo l’occasione di prendere coscienza non solo dell’importanza della salute del singolo ma anche del legame con la salute pubblica. Va altresì riconosciuta la solidità del nostro sistema sanitario: anche nei tempi più difficili, e grazie ad un’ottima collaborazione tra il settore pubblico e privato, è riuscito non solo a prendere a carico i pazienti COVID-19 nelle migliori condizioni possibili (rispetto allo stato delle conoscenze del momento) ma a garantire la continuità e l’accesso alle cure a tutti i pazienti, anche non COVID-19. E, bisogna aver l’umiltà di dirlo, nei primi tempi della pandemia le conoscenze rispetto a quello che stava succedendo erano estremamente limitate. In pochissime settimane un nuovo virus, totalmente sconosciuto estremamente contagioso e purtroppo anche molto pericoloso si è diffuso in tutto il mondo. La sfida, che sembrava smisurata per la comunità medica e per la scienza, ha mobilitato enormi risorse in tutto il mondo. Una forza innovativa senza precedenti ha reso possibile l’inimmaginabile: lo sviluppo e l’immissione sul mercato di diversi vaccini in meno di un anno, aprendo una nuova era nello sviluppo di nuovi farmaci. Ed è stato possibile grazie anche alla nostra capacità a generare, analizzare, interpretare e condividere dei dati, partendo dal genoma del virus e delle sue varianti.

L’avanzamento tecnologico in ambito sanitario, come in altri diversi ambiti, è in effetti ampiamente favorito dalla rivoluzione digitale in corso. I “big data” sono entrati da tanti anni nel mondo della medicina in parallelo con lo sviluppo dell’informatica. Pensiamo a tre esempi significativi, in mezzo a tanti altri:
• l’evoluzione della tomografia computerizzata e della risonanza magnetica nella diagnostica per immagini,
• l’identificazione di numerosi nuovi marcatori tumorali – grazie ad una sempre maggior comprensione dei meccanismi fisiopatologici –
• e la mappatura del genoma umano completata 20 anni fa.

Pensiamo che adesso questi dati ci aiutano a capire lo stato di salute di una persona, ci permettono, al di là di una diagnosi, di effettuare una prognosi e di prendere una decisione terapeutica. Pensiamo anche che questi dati possono essere trasmessi ovunque nel mondo per, ad esempio, chiedere una seconda opinione o seguire un paziente nei suoi viaggi. Pensiamo infine che questi dati evolvono nel tempo e che vanno quindi archiviati e monitorati. Il grande cantiere della cartella informatizzata del paziente è in corso ed i suoi obiettivi sono chiaramente descritti nell’omonima Legge Federale: “rafforzare la qualità delle cure, migliorare i processi terapeutici, accrescere la sicurezza dei pazienti e l’efficienza del sistema sanitario, nonché promuovere l’alfabetizzazione sanitaria
dei pazienti”.

Come negli altri settori, per far fronte a questa “valanga di dati” o, meglio, per coglierne i benefici, abbiamo dovuto aumentare in modo esponenziale le nostre capacità analitiche, di sintesi e d’interpretazione, grazie allo sviluppo di algoritmi specifici che permettono, ad esempio, di costruire un’immagine diagnostica o di mettere in evidenza delle anomalie – varianti – genetiche. Con questo, si sta sviluppando anche nel nostro settore, e in modo estremamente veloce, l’intelligenza artificiale. I campi di applicazione sono numerosi: cito ad esempio la ricerca clinica e lo sviluppo di nuovi farmaci, il supporto nella decisione diagnostica e/o terapeutica, la possibilità di concepire farmaci personalizzati e di produrli ad-hoc con una stampante in 3D e, non da ultimo, la telemedicina, con la possibilità di effettuare diagnosi e/o interventi chirurgici a distanza, grazie a robot capaci di adattare le proprie azioni in simbiosi con il chirurgo, intervento dopo intervento.

Se è vero da un lato che tutto questo può sembrare fantascienza, è altrettanto vero che tante di queste applicazioni sono già oggi realtà. La robotica, ad esempio, è entrata in sala operatoria da tantissimi anni come assistenza al chirurgo negli interventi di urologia, ginecologia, chirurgia addominale e otorinolaringoiatria. Esistono dei robot che permettono lo stoccaggio di dispositivi medici ed ultimamente, con la tecnologia 5G, sta aumentando la possibilità di effettuare interventi chirurgici a distanza. Un altro esempio è la medicina di precisione, o la “data driven medicine”, punto di forza dell’azienda vodese Sophia Genetics che ha sviluppato un software che, raccogliendo dati genetici e clinici di un numero crescente di pazienti, diventa sempre più “intelligente” nel capire quale terapia è più adatta ad un determinato profilo genetico (sapendo che il nostro genoma è costituito di oltre 20’000 geni) e quali sono gli effetti collaterali più probabili. Infine, cito anche l’aiuto alla decisione diagnostica in ambito radiologico – quando l’occhio del radiologo ha bisogno di un ulteriore supporto per accertare delle anomalie.

Il tema dell’avanzamento tecnologico in ambito sanitario è in sostanza piuttosto ampio, sicuramente appassionante e costantemente in fase di espansione: questa è una realtà dai numerosi risvolti positivi ma… questo non ci deve far dimenticare che la tecnologia è concepita dall’essere umano, a beneficio dell’essere umano per, specie in sanità, prendersi cura dell’essere umano!
Uno dei più grandi punti di forza nel nostro settore, e l’abbiamo visto durante questa pandemia, sono le persone.

L’intelligenza artificiale è un valido aiuto che ha già apportato e apporterà importanti cambiamenti nella prevenzione, nella diagnosi e nella cura ma, ciò nonostante, non può ancora sostituirsi all’altra intelligenza, quella “emozionale”, che rimane il punto di forza e di differenziazione nella qualità della cura e nella relazione con il paziente.


Articolo a cura di Michela Pfyffer von Altishofen, Vicepresidente ACPT