Commercio e turismo: qualche cifra e una riflessione

Testo a cura di Luca Albertoni, direttore Cc-Ti

La Cc-Ti, quale associazione-mantello dell’economia cantonale rappresenta molte realtà. Diamo pertanto spazio ai vari rami economici con alcune indicazioni su quello che essi rappresentano. Iniziamo dai settori del commercio e del turismo, molto legati non solo dal punto di vista dei rilevamenti statistici, ma anche perché strettamente connessi sul fronte dei servizi agli ospiti del nostro territorio.

Il settore del commercio e turismo strettamente connessi

Il commercio, i servizi di alloggio e di ristorazione e il turismo rappresentano circa il 20% del PIL in Ticino, quindi oltre 5 miliardi di franchi. Parliamo di quasi 10’000 aziende attive, che impiegano oltre 35’000 collaboratrici e collaboratori (si tratta dei posti equivalenti al tempo pieno). Interessante è sottolineare che, per quanto riguarda il commercio al dettaglio, spesso considerato anello debole dell’economia e con poche ricadute sul territorio, esso conta circa 3’700 aziende, impiegando 12’000 persone (in equivalenti a tempo pieno). E le relative imprese versano 38 milioni di franchi di imposte. Le imposte pagate dagli impiegati di questo specifico settore ammontano a oltre 46 milioni di franchi, nel contesto di una massa salariale erogata di circa 650 milioni di franchi.

Il commercio, i servizi di alloggio e di ristorazione e il turismo rappresentano circa il 20% del PIL in Ticino, quindi oltre 5 miliardi di franchi. Parliamo di quasi 10’000 aziende attive, che impiegano oltre 35’000 collaboratrici e collaboratori.

Molte cifre per sfatare qualche mito che vuole queste aziende staccate dal territorio ticinese perché facenti parte di gruppi nazionali. Senza dimenticare gli investimenti negli stabili che superano agevolmente i 100 milioni di franchi annui e gli oltre 40 milioni destinati ad aziende locali per le attività pubblicitarie, nonché gli acquisti della stessa entità circa effettuati presso i produttori locali. Cifre non da poco, derivanti da fonti ufficiali, di cui si dovrebbe tenere maggiormente conto quando si parla di aziende e territorio e si ipotizzano misure di vario genere per risolvere problemi veri o presunti. L’interconnessione evidente fra il settore del commercio e quello dell’albergheria e della ristorazione è resa evidente dal fatto che, secondo le stime delle associazioni di categoria, i turisti generano in Ticino un volume di acquisti di oltre 400 milioni di franchi annui.

Cambiamenti importanti in questi rami economici

I cambiamenti in atto in questi rami economici sono sotto gli occhi di tutti. Franco forte, digitalizzazione, acquisti all’estero e su internet, ecc. sono concetti ormai espressi ogni giorno e che non necessitano ulteriori spiegazioni per illustrarne gli effetti, da tempo dibattuti. L’andamento altalenante dei settori in questione può però probabilmente trovare un equilibrio attraverso un maggiore coordinamento, perché un’offerta più coordinata non va a beneficio unicamente dei turisti, ma anche e soprattutto del territorio ticinese, come dimostrano ampiamente le cifre menzionate in precedenza. Comprensibili e condivisibili quindi gli appelli in tal senso giunti in particolare dall’ambito degli esercenti nelle ultime settimane, perché il legame fra commercio al dettaglio, servizi alberghieri e ristorazione è un elemento di successo di molti territori, anche in Svizzera. Basta dare un’occhiata agli orari di apertura, anche domenicale, dei negozi di stazioni turistiche importanti come Zermatt o Saas-Fee, dove il discorso di accoglienza è affrontato in maniera globale. Non vi sono motivi perché una formula di questo genere, sulla quale il Ticino sta comunque lavorando, non possa essere la chiave di volta per affrontare i molti cambiamenti strutturali che toccano anche il nostro cantone.